
Sintetizzando bruscamente, il tutto potrebbe equivalere a una condanna a morte.Sette anni son mica uno scherzo, cazzo.La cosa più divertente - en passent - è la raucedine rischiata dalla buona Boldrini nel corso delle milleseicento ore\elencazioni che guardarla sgolarsi era decisamente meglio che assistere a un qualunque Zelig o Colorado Café. Perché sì. Perché la realtà ha superato gli sketch comici. Perché il cabaret è diventato la politica, e la politica è finita a merda.Però no, questo non sarà uno degli n episodi di hating politico che tanto vanno di moda da quando il M5S l'ha sdoganato. Anzi. Faremo tutt'altro.Cercheremo di prendere in mano quello spunto che mi ha dato uno dei migliori film italiani passati recentemente e scandalosamente sotto silenzio al cinema, ossia "Viva la libertà" di Roberto Andò, una di quelle storie che m'ha proprio rigenerato le cellule cerebrali e non solo.Ecco, prendiamo spunto dalla riqualificazione semantica del termine Politica che il film propone.La politica non più come guaio, ma come interdipendenza che significa solidarietà e cooperatività. E no. Non sono due di quei termini da post-sessantottini post-modernisti e fricchettoni che fanno storcere il naso a tutti. Sono due termini antichi come la nostra specie, usati e stra-usati da grandi pensatori lontani ere spaziali dalla mia modesta intelligenza, quali, ad esempio, Tolstoi e Kant, così, tanto per dire.Noi, oramai ben inseriti nella realtà di cartone, invece, andiamo sempre peggio.
Si peggiora di giorno in giorno, di ora in ora.Sembra che si stia esplorando quanto peggio si possa andare, senza risparmiare nessuno. Giovani vecchi neonati donne uomini transessuali monaci e suore.
La speranza è l'unica cosa che c'è rimasta perché tutto il resto è morto, che poi sperare è solo un alibi per non fare, che è appunto quel che sta accadendo. Il mondo implode e noi si sta fermi, atrofizzati.Potremmo far tanto. Potremmo essere lontani da questo, potremmo scrivere "Lettere dalla Kirghisia" come ha fatto il bravo Agosti e potremmo esaltarci nel vivere semplice che consiglia la mente mille volte più saggia e sana di un bambino di nome Franck, che a gente come la classe politico-social-industrial-divertentistica nazionale e inter-nazionale gli dà una pista:
Eppure no.Niente di tutto questo.L'ho già detto: questo non sarà una roba demolitrice quindi basta rabbia e disillusione e cinismo, che è tutta roba appresa e buttataci in testa dalla nascita, roba che ci toglie la gioia di far cose e di vivere le nostre giornate.Scrolliamoci di dosso la rabbia e sorridiamo, che fuori c'è il sole. C'è l'amore. C'è la terra. Tutta roba che proprio no, non ci possiamo far portare via. E quindi scusate se quest'ottimismo è tragicomicamente fuori luogo, soprattutto dopo tutte le stronzate che sono successe in questi giorni di passione ben sintetizzabili nell'umbrella-term
FANCULO
ma proprio non me la sento di fare il loro gioco e di continuare a deprimermi, a pensare all'emigrazione e a fuggire da questa realtà di totalitario, oltranzista genocidio culturale.Voglio sorridere e pensar bene, ché c'è il sole, c'è l'amore e le cose vanno avanti lo stesso perché le persone sanno essere delle tali carogne, ma ti sorprendono sempre, perché siamo tutti esseri umani anche se ultimamente ci vien sempre più la tentazione di esser peggio delle bestie.

Perciò, scusatemi se preferisco eliminare l'incazzatura e concentrarmi su quel che di buono possiamo fare.Scusatemi se invece di desiderare di menar fendenti e ceffoni voglio concentrarmi su quel che posso migliorare io, a partire da stamattina che mi son guardato allo specchio.Scusatemi se invece di partire in filippiche d'odio o di partire tout court verso lidi di straniere emozioni voglio rimanere qui a parlare con le persone, ché lo so - lo so già - non cambieranno mai idea, ma sanno ascoltare ché hanno orecchie e cuore per farlo.Scusatemi se urlo queste banalità d'ottimismo che mi si potrebbe scambiare per un Idiota cantante, tipo quello di Dostoevskij, ma, oggi, questo lunedì qua, di vomitare odio e schifo anch'io non me la sento proprio.La ricetta non è incazzarsi.La ricetta è la lotta - tutti i secondi, tutti i giorni, tutta la vita.La ricetta è lottare per sé stessi, perché se non si migliora noi come possiamo sperare che lo faccia il nostro vicino?La ricetta non è, semplicisticamente, sorridere.Ma fa comunque bene farlo, no?Per dio, basta vomitarci rabbia. Parafrasando uno che se n'è andato e che non se lo meritava, restiamo umani.





