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Getti e sbuffi dalla cometa

Creato il 30 ottobre 2014 da Sabrinamasiero

“Non parlo ma sbuffo e sbuffo parecchio”.

Questo è quello che sembra dirci la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, ora che si sta avvicinando sempre di più al Sole.

Mancano poco meno di quindici giorni allo sganciamento del robot Philae sulla sua superficie, e lo studio dell’attività della cometa diventa, giorno dopo giorno, sempre più importante per la salvezza e il buon successo della missione dell’Agenzia Spaziale Europea iniziata oltre dieci anni fa.

Rosetta sta continuando a monitorare la superficie della cometa a una distanza inferiore ai 10 chilometri.

Un’immagine sovraesposta (con un tempo di esposizione di 18 secondi) che rivela in dettaglio i getti sulla superficie della cometa. L’immagine è stata ottenuta dalla Wide Angle Camera- WAC di OSIRIS a bordo di Rosetta il 20 ottobre 2014 a una distanza di 7,2 chilometri dalla superficie.  Crediti: ESA/Rosetta/OSIRIS/WAC
Un’immagine sovraesposta (con un tempo di esposizione di 18 secondi) che rivela in dettaglio i getti sulla superficie della cometa. L’immagine è stata ottenuta dalla Wide Angle Camera- WAC di OSIRIS a bordo di Rosetta il 20 ottobre 2014 a una distanza di 7,2 chilometri dalla superficie.
Crediti: ESA/Rosetta/OSIRIS/WAC

L’attività della cometa è aumentata in modo notevole negli ultimi giorni: le immagini della sonda Rosetta sono state raccolte a una distanza di 470 milioni di chilometri dal Sole. 150 milioni di chilometri rappresenta la distanza Terra-Sole, quindi le immagini ci arrivano da una distanza pari a circa tre volte quella della Terra dal Sole. Non solo: sulla base delle osservazioni compiute in passato, ci si aspetta che l’attività della cometa aumenti in modo considerevole quando si troverà a circa 300 milioni di chilometri dal Sole, ossia nel marzo del prossimo anno.

La camera OSIRIS montata a bordo di Rosetta ha rilevato qualcosa di nuovo: se in passato si osservavano singoli getti di polvere che si allontanavano dalla cometa limitati alle regioni del “collo” che univa i due lobi del nucleo, ora l’attività è ben visibile anche nei due lobi, in particolare nel lobo minore, lì dove dovrà atterrare il piccolo lander Philae.

Il sito di atterraggio sembra però essere un posto “tranquillo” anche se nuove aree intorno alla zona prescelta, a circa un chilometro di distanza, si stanno risvegliando, diventando attive.

Questa vicinanza farà sì che la strumentazione a bordo di Philae registrerà e analizzerà con grande dettaglio l’attività della cometa.

Sarà la prima volta nella storia dello studio delle comete. Mai, così da vicino.


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