Una lettura che fa riflettere.
E' una parte di un articolo di Giovanni Lazzaretti , scritto il 29 maggio del 2011 pubblicato su http://www.effedieffe.com/index.php
Giovanni Lazzaretti 29 Maggio 2011
«I proventi del petrolio Gheddafi li ha usati per sviluppare il Paese: strade, scuole, ospedali,
università, case popolari a bassissimo prezzo, inizio di industrializzazione, sviluppo agricolo con
l’acqua tirata su nel deserto ad una profondità di 600-800-1.000 metri. Due acquedotti portano
l’acqua dal deserto alla costa, 900 km. a nord. Ha mandato le bambine a scuola e le ragazze
all’università, ha abolito la poligamia e varato leggi in favore della donna anche nel matrimonio : ad
esempio ha proibito di tener chiuse le ragazze e le donne in casa e nel cortile cintato di casa. Ha
controllato e tenuto a freno l’estremismo islamico. I 100 mila cristiani, pur con molti limiti, godono di
libertà di culto e di riunione. La Caritas libica è un organismo stimato e richiesto di interventi. In
Libia ci sono circa 80 suore cattoliche e 10.000 infermiere cattoliche, oltre a molti medici».
Segnalo questi brevi note tratte da un articolo di padre Gheddo, su Asianews.
Esagera padre Gheddo? Per verificare basta leggere i dati Istat sugli immigrati in Italia (31 dicembre
2007): 365.908 dal Marocco, 93.601 dalla Tunisia, 69.572 dall’Egitto, 22.672 dall’Algeria. E dalla Libia?
1.517 persone, ossia niente. I numeri dimostrano che nel Nordafrica il migliore è Gheddafi. La Libia
inoltre era il luogo della speranza per molti africani della fascia sub sahariana. Leggo su La Stampa che
eritrei, etiopi, nigeriani,… giungevano in Libia e trovavano ciò che cercavano, senza bisogno di arrivare
in Europa.
Poi arrivano i ribelli cirenaici: saranno migliori di Gheddafi? Beh, vedendo la situazione del Nordafrica,
noi possiamo puntare a occhi chiusi sul fatto che saranno peggiori di Gheddafi nel gestire il loro popolo.
E poiché questi ribelli sono pochi e non hanno nessuna possibilità di vincere, sono arrivati Obama e
Sarkozy ad appoggiarli con l’unica cosa che sanno fare: bombardare. E noi ci siamo accodati. Così
adesso noi sappiamo che tutta l’opposizione parlamentare sono tranquillissimi quando le bombe
vengono ordinate dall’ONU, dal Nobel per la pace Obama, e dal magnanimo Sarkozy, che prima
bombarda per difendere i civili e poi respinge alle sue frontiere i frutti del bombardamento.
L’elenco fornito da padre Gheddo è un elenco di tipo qualitativo; esistono degli indici quantitativi che
lo confermano? Subito mi è venuto in mente il PIL pro capite; verifico e trovo che la Libia è tra i
primissimi in Africa ed è la prima nel Nord Africa (Libia $ 14.192, Tunisia 8.002, Algeria 6.709, Egitto
5.892, Marocco 4.362). C’è anche il PIL pro capite rapportato al costo della vita: stessa situazione.
Potrebbe essere una casualità? È possibile che una popolazione relativamente modesta (6.120.000
abitanti) unita ad abbondanza di petrolio produca in modo automatico questo ottimo PIL pro capite?
Ho cercato altri indici. Uno strumento standard per misurare il benessere di un paese è l’ISU (indice
dello sviluppo umano), un mix di aspettativa di vita, istruzione, reddito. E qui la vista viene colpita
subito, prima ancora di andare a leggere le tabelle: in una cartina dell’Africa di diversi colori, l’unico
Paese in verde (livello ISU alto) è la Libia. La Libia è al 53° posto mondiale (Tunisia 81° Algeria 84°
Egitto 101° Marocco 114°).
Ma davvero questo Gheddafi è pazzo? Ha il petrolio, ma sembra che lo sappia usare bene. Già sapevo che dalla Libia non emigra nessuno. È possibile che sia il regime di Gheddafi a tenerli a forza in Libia,
semmai disoccupati? Vado a cercare altre tabelle. Indice di disoccupazione, stima 2010: Libia 4,8,
Marocco 12,0, Egitto 15,0, Algeria 18,0, Tunisia 24,0. Qui però la cosa è impressionante: l’indice della
Libia non è solo il più basso del Nord Africa, è il più basso del mondo. A questo punto l’inganno
mediatico è chiaro e certo: come a est il popolo egiziano ha fatto cadere Mubarak, come a ovest il
popolo tunisino ha fatto cadere Ben Alì, così lì in mezzo era mediaticamente ovvio che il popolo libico
facesse cadere il pazzo Gheddafi. Ma i parametri che ho elencato possono spiegare la caduta di
Mubarak, possono spiegare la caduta di Ben Alì, mentre non possono in alcun modo spiegare una
ribellione del popolo libico contro lo Stato migliore dell’Africa.
Come ha fatto Gheddafi a realizzare tutto questo?
Quando le notizie non ti vengono fornite, vanno stanate: la Banca Centrale di Gheddafi è di proprietà
dello Stato libico al 100% (1). Di conseguenza emergono dati impressionanti: la Libia è ai vertici
dell’istruzione gratuita, ai vertici dell’assistenza medica gratuita e di qualità, ai vertici nella promozione
familiare; a una coppia che si sposa lo Stato libico eroga 60.000 dinari (50.000 dollari) come prestito
senza interesse e senza data di scadenza (in pratica restituiscono se possono, se vogliono, e quando lo
ritengono giusto).
Tutte cose possibilissime da realizzare quando la Banca Centrale è tua: le gratuità e le erogazioni fatte
non indebitano lo Stato libico. «Tutto gratuito, erogazioni a tasso zero, inflazione a valanga!»,
direbbe un economista allineato. Niente da fare. Anche qui le tabelle smentiscono le idee
preconfezionate. La Libia sta nella fascia di inflazione modesta (2%-5%), non diversa da Algeria e
Tunisia, meglio di Egitto e Marocco.
Gheddafi era stato presidente di turno dell’Unione Africana tra il 2009 e il 2010. Aveva lanciato idee
innovative? Pare di sì. Aveva proposto all’Africa di dotarsi del dinaro-oro come moneta unica, idea che
aveva trovato la contrarietà solo del Sudafrica e dei vertici della Lega Araba. E a tal proposito ricordo
una frase significativa: «The initiative was viewed negatively by the USA and the European Union,
with French President Nicolas Sarkozy calling Libya a threat to the financial security of mankind »
(2). La Libia è una minaccia per la sicurezza finanziaria del genere umano? Presidente Sarkozy, non ci
faccia sorridere (3). Noi abbiamo constatato nei fatti che non Gheddafi, ma il sistema finanziario
USA+UE ha prodotto il disastro economico-finanziario del 2008, non ancora superato. E poi perché
mai la moneta unica europea dovrebbe essere un bene e la moneta unica africana dovrebbe essere un
male?
Cosa hanno fatto i ribelli cirenaici prima ancora di formare un governo provvisorio? Hanno creato la
CBB (Central Bank of Benghazi) banca di tipo classico, proprietà di privati (come in Italia, in Francia,
ecc.), in opposizione alla CBL (Central Bank of Libya) di proprietà dello Stato libico. È il primo caso
nella storia dell’umanità di una rivolta bancaria: la volontà di distruggere un esperimento di benessere
ottenuto con un sistema economico-finanziario alternativo. E noi a bombardare per la gratuita
distruzione di uno Stato sovrano, lo Stato migliore dell’Africa.
Fino al 2007 le telecomunicazioni di qualunque tipo in Africa costavano una follia: 500 milioni di
dollari che l’Africa pagava ad operatori stranieri per l’uso dei satelliti. Dollari che l’Africa non aveva, e
che andavano a incrementare il debito già impagabile dei vari Stati. La cosa paradossale è che un
satellite costa 400 milioni di dollari: 400 milioni da pagare una sola volta, a fronte di 500 milioni da
pagare ogni anno (7). Ma i 400 milioni nessuna banca li finanziava, o li finanziava a tassi da usuraio.
Un industriale italiano viene a conoscenza della vicenda e fa un gesto speciale: mette sul tavolo 300
milioni di dollari. 50 milioni li aggiunge la Banca africana di sviluppo, 27 milioni la Banca di sviluppo
dell’Africa dell’Ovest.
Il satellite RQ1 viene realizzato e lanciato il 26 dicembre 2007. Rivelerà dei problemi tecnici, ma ormai
il via è stato dato: arriva nuova tecnologia cinese e russa, partono satelliti di Nigeria, Sud Africa, Angola
e Algeria. E il 4 agosto 2010 parte il secondo satellite africano RQ1R (8). L’Africa si è quindi affrancata
da questa poco nota colonizzazione delle telecomunicazioni. E lo schivo industriale italiano, quando il
suo nome sarà noto al grande pubblico, verrà certamente lodato e sarà citato come esempio dalla
società civile e dalla Chiesa.
Storia bella. Ma perché anche storia triste? Perché l’industriale italiano non esiste. I 300 milioni di
dollari li aveva messi Gheddafi. E anche nel secondo satellite il Libya Africa Investment Portfolio ci
aveva messo il 63%. Lungi da essere citato come esempio, Gheddafi viene citato da pazzo e criminale. E
bombardato.
Gli hanno anche congelato i beni, come se fosse il suo tesoretto di famiglia. 30 miliardi di dollari della
Banca Centrale Libica (di proprietà dello Stato), che dovevano servire alla creazione di tre organismi
africani: Banca Africana d’Investimento (a Sirte, Libia), Fondo Monetario Africano (Yaoundè,
Camerun), Banca Centrale Africana (Abuja, Nigeria). Insomma, tutto ciò che serviva per rendere
l’Africa finanziariamente autonoma.
I soldi congelati che fine faranno? Beh, nessuno li ruberà. Si aspetta solo che la benefica coalizione
euro-americana vada a finire il lavoro (ormai non hanno più pudore neanche nel linguaggio), dopo di
che la Banca Centrale Libica (di proprietà dello Stato) non esisterà più, e i beni congelati saranno
restituiti alla nuova Banca Centrale di Benghazi (di proprietà della finanza internazionale),
appositamente costituita dai ribelli cirenaici. Da qui i miliardi di dollari evaporeranno nella finanza
globale.
L’inganno mediatico che ci ha paralizzato il cervello mi stupisce sempre di più.
E mi stupisce anche il
silenzio del mondo missionario. Dove è finita Nigrizia, quella delle battaglie per la remissione del
debito (2000), della opposizione alla guerra all’Iraq (2003) (9), dell’insistenza continua sulla scarsità
degli aiuti occidentali allo sviluppo dell’Africa, della campagna contro le banche armate (banche che
finanziano il commercio di armi)?
Ora qui abbiamo un leader che si è proposto come efficiente motore dell’Africa: ha dato lavoro e
benessere al suo popolo, e si è dato da fare per il continente. Non remissione del debito, ma autonomia
finanziaria e prestiti a tasso zero o irrisorio. Non aiuti occidentali, ma sviluppo autonomo africano. E
questo progetto geniale e già ben concretizzato viene distrutto dall’Occidente con una guerra di
aggressione, senza bandiere della pace, nel silenzio di tutti, anche del mondo missionario.
Perché questo silenzio? Forse perché Gheddafi è un dittatore? Si pensava che l’aiuto all’Africa potesse
venire solo dalle democrazie? Forse perché Gheddafi è pazzo? Si pensava che una sana costruzione
economico-finanziaria potesse venire solo da gente in giacca e cravatta?
No, una sana costruzione economico-finanziaria può venire solo da qualcuno che sia un po’ pazzo, ossia
in grado di buttare a mare tutti i luoghi comuni e ripensare le cose da zero. L’emissione di denaro deve
essere sotto il controllo statale e non bancario. E’ il lavoro che genera ricchezza, non la finanza. La
finanza deve essere a servizio del lavoro. Se hai dei disoccupati, inizia a costruire delle opere pubbliche
(10), fino a realizzare la piena occupazione; pagherai il tutto con un po’ di inflazione, ma estremamente
più bassa di ciò che prevederebbero le teorie economiche in voga.
Lo Stato non può licenziare i suoi cittadini. O li farà lavorare, o se li troverà come indigenti da
mantenere. O da far emigrare in Europa. Eccetera.
Gheddafi e il suo contorno di teste pensanti avevano realizzato tutto questo. Forse tra breve gli amici in
giacca e cravatta (quelli che giocano così bene a polo a Londra) avranno già finito il lavoro.
Ieri c’era la TV accesa e mi è capitato di vedere Napolitano che parlava sapientemente a una platea di
delegati africani a Roma in occasione della Giornata dell’Africa. «(…) siamo a fianco dell’Africa (…) per
combattere le malattie, per diffondere l’istruzione, (per) ridurre la povertà». Si è dimenticato
Napolitano che in Libia le malattie erano vinte, l’istruzione era gratuita e diffusa, e la povertà era
diventata benessere? Questa vicenda libica è la Caporetto dell’intera informazione occidentale?
Purtroppo non è così. E’ la Caporetto della verità, ma il sistema dell’informazione, uniformato a un
pensiero unico come mai si era visto in passato, rimarrà lì, intatto e soddisfatto. Anche i media infatti
hanno ben collaborato a finire il lavoro.
Sul Resto del Carlino leggo queste frasi: «(…) non fare mancare il pane al popolo in una nazione
africana significa dare dignità a tutti, anche ai più poveri. La libertà non arriva con le bombe
americane, francesi inglesi e purtroppo anche italiane. Con le bombe NATO la Libia perderà la sua
indipendenza, e l’indipendenza è la vera libertà di tutto un popolo. I ribelli non stanno facendo la
rivoluzione per la libertà, stanno distruggendo la Libia, hanno portato una guerra che in poche
settimane ha trasformato le nostre città in ruderi, e ha gettato i libici nell’incubo di una guerra civile
(…). L’intervento straniero ha fatto solo prolungare una guerra che ora sta distruggendo la nostra
Patria (…) la Libia sta combattendo da sola contro gli aerei più potenti del mondo e contro i più
grandi sistemi di comunicazione (…)».
Sottoscrivo le frasi di Nuri Ahsain, presidente Lega Studenti Libici in Italia, pubblicate nella pagina
delle lettere. C’è però una differenza tra Nuri Ahsain e me. La sua famiglia riceve le bombe in testa,
mentre io gliele getto… E’ l’Italia che ha bisogno di una sollevazione di popolo, non la Libia.
Giovanni Lazzaretti
SIC TRANSIT GLORIA MUNDI
Leggi anche: E' forse la violenza l'unica soluzione ? Forse si ? Roma 15 ottobre 2011
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