Ghedini è entrato ufficialmente come testimone dell’inchiesta di Napoli sulla presunta estorsione nei confronti di Silvio Berlusconi. Le verifiche dei magistrati hanno accertato che era lui che si occupava delle necessità di Tarantini. Posto di lavoro, pool di difesa, strategia processuale.
Ghedini ha così messo sotto tutela l’imprenditore pugliese, indagato per aver reclutato donne per le feste del Premier. Perquisizioni, sequestri, incontri hanno segnato l’indagine condotta dai Pm di Napoli. Intanto la Digos sequestrava il Blackberry di Tarantini.
La questione più spinosa da capire è il lavoro offerto a Tarantini, presso la società Andromeda, mentre era agli arresti domiciliari. La società risulta essere dei fratelli Bruno e Antonio Crea, risultati in collegamento con alcuni boss della ‘ndrangheta. L’ex avvocato di Tarantini , Nico D’Ascola, spiega il perché dell’assunzione di Tarantini da parte di Andromeda “Per chiedere la scarcerazione di Tarantini era necessario dimostrare che avesse un lavoro e con Ghedini gli trovammo il posto ad Andromeda”.
Tarantini durante un interrogatorio spiega i dettagli “Prendevo 2000 euro al mese , ma si trattava in realtà di un lavoro fittizio perché non facevo nulla e infatti ad un certo punto ho smesso di andare”. Non è quello che risultava agli inquirenti baresi che gli hanno concesso i domiciliari, infatti secondo loro l’imprenditore doveva tenere alcuni contatti finalizzati a ottenere contratti. Sia lui che suo fratello Claudio, assunto come agente in Puglia, erano guidati da Lavitola.
Ufficialmente i fratelli Crea sono amici del direttore dell’Avanti, ma sembra trapelare che era il socio occulto di Andromeda e abbia gestito anche alcuni appalti concessi dalle aziende che fanno capo a Berlusconi.
Perché sia stato scelto Nico D'Ascola come avvocato , Tarantini non ha dubbi “Me lo consigliò Ghedini”. E si rivolse a Ghedini perché era amico di Berlusconi, a chi se non poteva chiedere aiuto. E ha affermato di non aver mai pagato D’Ascola. Conferma di aver chiesto a Ghedini come si doveva comportare e che cosa dovesse dire durante l’indagine. E lo stesso Ghedini a preoccuparsi che Tarantini aveva ricevuto i 500 mila euro messi a disposizione da Berlusconi.