Una ricostruzione fantasiosa, smontata il giorno dopo dall’Asl di Roma che, dopo una breve indagine, ha affermato che l’ospedale Pertini ha medici abortisti e quella sera del 2010 ce n’erano addirittura due in camera con la donna. Al massimo, è stato specificato, si è trattato di omissione di soccorso. Ma Corrado Augias, intellettualmente scorretto come al solito, ha preferito rilanciare la bufala come se niente fosse.
“Repubblica” non si è arresa e ha pensato di pubblicare la costruita storia della dottoressa Rossana Cirillo, ginecologia abortista e femminista che diventa obiettrice a causa dell’”ostilità dei colleghi” obiettori, tutti cattivi, contro le donne e interessati ai soldi. Dopo 25 anni di aborti ininterrotti «qualcosa dentro di me si è rotto», ha spiegato la Cirillo. Questa forse la vera motivazione, altro che colleghi obiettori antipatici. Si scrive di turni massacranti, quando una semplice indagine ha mostrato che agli abortisti toccano 1,3 aborti a settimana, non certo un carico inaudito di “omicidi”.
Nel frattempo sull’Unità (ma esiste ancora??) Carlo Flamigni ha calunniato i medici obiettori definendoli «medici inetti e disonesti», negando il diritto di libertà di coscienza (d’altra parte è un presidente onorario dell’UAAR, cosa ci si può aspettare da lui?). La risposta è arrivata da Amedeo Bianco, presidente della Federazione degli Ordini dei medici, che ha difeso il diritto all’obiezione di coscienza.
Molto bella l’intervista a Giorgio Pardi -rilanciata da “Tempi”-, professore di Ostetricia e Ginecologia, direttore all’Istituto “L. Mangiagalli” e studioso dello sviluppo fetale. «Io non credo in Dio, non ho la grazia della fede, che vuole che le dica? Quindi scriva, scriva che il dottor Pardi Giorgio è ateo o, se preferisce, è un laico. E aggiunga anche che per ritenere l’aborto un omicidio non serve la fede. Basta l’osservazione. Quello è un bambino, la vita comincia col concepimento. L’aborto è un omicidio. Fatto per legittima difesa della donna». La legge 194 non è intoccabile, ma serve «solo applicarla fino in fondo, soprattutto in quella sua parte iniziale in cui si prescrive tutto il necessario per far recedere la donna dal suo intento. Bisogna fare in modo che la donna non abortisca, che sia informata il più possibile sulle conseguenze che una tale scelta provoca, che sappia quali sono gli aiuti anche economici che le possono essere offerti per poter scegliere. Dunque, che sia una scelta il più possibile responsabile. Chi interrompe una gravidanza deve essere ben conscio di procurarsi una ferita che lascia cicatrici profonde, indipendentemente dal metodo abortivo usato. Lo zigote ha in sé già tutto. Capisco che possa fare meno impressione l’uccisione di un delinquente armato fino ai denti rispetto a quella di un bambino indifeso. Ma in entrambi i casi si tratta di omicidio. Certi giochetti linguistici servono solo a intorbidire le acque».
Se la campagna contro i medici obiettori sembra temporaneamente arenata, alcune buone notizie sono in arrivo. Innanzitutto che, oltre all’aumento in Italia, il numero di ginecologi che si rifiuta di scartare e uccidere altri esseri umani è cresciuto esponenzialmente anche in America. Il Guttmacher Institute ha infatti rilevato che in oltre trent’anni i medici abortisti americani sono diminuiti del 40% e oggi solo il 14% è disposto a praticare l’interruzione di gravidanza. In secondo luogo che il presidente americano Barack Obama ha proprio difeso l’obiezione di coscienza incontrando Papa Francesco nella sua visita a Roma.
Infine invitiamo a firmare la petizione “Siamo tutti obiettori” rivolta alla Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, Chirurghi e Odontoiatri e creata dall’associazione “Generazione Voglio Vivere”.
La redazione