Luna fiorentina.
Compagni, lavoratori, cittadini genovesi. Giorni fa cadde, barbaramente ucciso dalla bieca ferocia di aguzzini al servizio del tedesco, un fulgido campione della lotta di liberazione della Patria: Giacomo Buranello. Giornalisti prezzolati, privi di ogni sentimento di dignità umana e d’ogni senso di moralità, perché pennivendoli fascisti venduti al nemico secolare del nostro paese, han cercato d’insozzarne la nobilissima figura: non sono riusciti che a renderla più grande nella coscienza dei suoi compagni e di tutti i veri patrioti. Giacomo Buranello era molto noto tra gli operai, tra gli intellettuali, tra la massa del popolo di Sampierdarena, dov’era vissuto, e della Grande Genova per la fervida attività di militante che lo aveva portato giovanissimo a lottare per i diritti del popolo lavoratore, guadagnandosi larga messe di simpatia e di stima. Studente universitario nella facoltà d’ingegneria, comunista, organizzatore indefesso e coraggioso combattente della libertà, per i diritti del popolo, per le giuste rivendicazioni operaie, conobbe i rigori della reazione fascista per cui fu incarcerato e deferito al famoso Tribunale Speciale. Liberato dopo il 25 luglio ritornò alla lotta ancor più saldo, più temperato e più deciso di prima. Dopo l’8 settembre Buranello comprese subito che il dovere di ogni militante comunista, d’ogni italiano degno di questo nome, era quello di far sacrificio di se stesso per liberare il paese dall’onta dell’occupazione tedesca e dalla lebbra fascista. Perciò fu tra i primissimi a partecipare, con fredda coscienza del dovere da compiere e con entusiasmo, alla lotta di liberazione della Patria ed a sostenere, con l’azione coraggiosa e tenace, le lotte rivendicative e politiche della classe operaia. Egli era il più coraggioso, il più audace, sempre pronto ad assumersi i compiti più delicati e più difficili; egli era sempre là dove c’era da combattere e da rischiare: un animatore, un esempio! Comandante di un Distaccamento di una Brigata d’assalto Garibaldi aveva dimostrato spiccate qualità organizzative, politiche e militari. Il primo marzo, comandato di servizio, era venuto a Genova coi suoi uomini a compiere il suo dovere per difendere, occorrendo, le masse popolari nella loro manifestazione e nella loro azione per il diritto a migliori condizioni di vita contro l’odiato occupante. Tre vilissimi questurini, riconosciutolo, facendosi strumento degli oppressori della Patria, vollero arrestarlo per consegnarlo alla Gestapo, alla inevitabile tortura, alla morte certa. Giacomo Buranello, con l’arma in pugno, difese la sua libertà e la sua vita! I tre vili scherani, traditori della Patria, ebbero il piombo che si erano meritati e che si meritano, ed avranno, tutti coloro che agiscono da sgherri al servizio dell’occupante, contro i veri patrioti. Giacomo Buranello non riuscì a sottrarsi all’arresto e il giorno dopo tutta la stampa fascista divulgò la notizia delle sua fucilazione. Noi affermiamo che questa notizia era una menzogna, un vile inganno che nascondeva un feroce assassinio perpetrato freddamente in Questura! (Manifesto diffuso dalla Federazione Comunista di Genova l’8 marzo 1944).
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R I T O R N I A M O A I G I O R N I D E L R I S C H I O
L’inizio è sempre uguale:
”Nostra è la ragione” ! E poi,
l’esaltazione degli eroi.
Poi le medaglie
e le corone e i monumenti
e i monumenti del silenzio
all’Altare della Patria.
Dio, cosa costano gli eroi.
-Davide Maria Turoldo- (anno 1985)
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