Bene, finalmente ho visto il NUOVO CAPOLAVORO di Dario Argento “Giallo”. Vorrei stendere un velo pietoso, ma non lo farò visto che amo, ammiro e stiro il maestro del brivido a tal punto da ritenere “Il cartaio” un bel film. Ma quest’ultima fatica proprio non riesco a considerarla. Mi dispiace, è un po’ il crollo di un mito, una delusione troppo grande per me che ho sempre difeso a spada tratta il regista, perdendo così il saluto e la stima di alcuni amici. Il protagonista Adrian Brody per l’intero film ha solo due espressioni ed una sigaretta in mano (anche in obitorio e mentre fa l’amore), ma il fatto grave è che questo ha fatto “Il Pianista” ed altri filmoni della madonna ma vedendo “Giallo” sembrava che pensasse in continuazione: “Ma io qui, in questo film, che cazzo ci sto a fare? Ma cosa ci sto facendo qui? Chi è questa gente attorno a me? Quando finisce questa giornata? Ma quando me pagano questi? Ma soprattutto: me pagano?”. Poi la storia lasciamo stare che come direbbe Mario Brega: “me pijano li brividi, me pijano”.
Un coccolone di spavento però ad una scena ti arriva, ma è un coccolone di 8 secondi su 88 minuti di film, e poi si limita ad essere un coccolone in stile “Buh!” come quegli scherzi stupidini che fai da piccino, che ti prendi il coccolone, ridi ma poi però finisce subito.
Eppure “Do You Like Hitchcock” mica mi era dispiaciuto affatto! Con Elio Germano che la gente ancora non sapeva che era Elio Germano. Ho pensato “Daje che il maestro s’è un po’ ripijato!” poi è arrivata “La Terza Madre” e dici vabbè, è ricaduto e misà che s’è fatto pure male. Insomma, in attesa del suo “Dracula in 3D” che di sicuro andrò a vedermi al cinema se non finirà il mondo prima, concludo con una battuta facile, ma che si abbina sempre bene in questi casi: perché Dario Argento ha fatto questo film? Questo è un vero Giallo.