Don Carlo Rebagliati poche settimane prima della propria morte aveva paura. Lo confessa in una registrazione audio, trasmessa sul canale La casa della Legalità. Ha paura perché aveva denunciato e ancora sapeva molte cose. Sapeva troppo. Economo della diocesi di Savona e Noli, non aveva però accesso ai dati della contabilità. Poteva solo firmare senza sapere quali atti ci fossero prima della procedura si concludeva sulla sua scrivania. Perché era tenuto all’oscuro.
Italiano: Arcivescovo Domenico Calcagno, Segretario dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica e Arcivescovo-Vescovo Emerito della Diocesi di Savona-Noli. (Photo credit: Wikipedia)
Combatté la pedofilia e gli abusi sessuali nella Chiesa, si espose personalmente, alla fine fu lasciato solo.
Abbandonato, solo, dopo aver visto circolare sopra di sé, attorno a sé, un fiume di denaro che ancora lo angosciava.
Che cosa non doveva dire? L’audio dà alcune indicazioni. Monsignor Calcagno, già vescovo di Savona e Noli (ora il vescovo è monsignor Lupi) era asceso ai vertici della contabilità finanziaria del Vaticano: era ben più potente di un vescovo. Tornato a Savona, i libri contabili risultavo accessibili a lui solo.
Perché? Perché tanti misteri? Perché si teme persino che la morte di Rebagliati non sia stata naturale?
Don Carlo Rebagliati è stato anche l’economo di monsignor Dante Lafranconi, durante il periodo in cui l’attuale vescovo di Cremona esercitava lo stesso ministero nella diocesi di Savona e Noli. Lafranconi non è Calcagno ma conobbe Rebagliati.
La Chiesa rimane misteriosa, strana, opaca. Per i credenti, per chi ha letto il Vangelo, per i non credenti stessi, in un periodo come questo ci vorrebbe ben altro che il silenzio e qualche dichiarazione rassicurante. Il papa Benedetto XVI aveva promesso pulizia morale, chiarezza, trasparenza….
Riprendo l’articolo pubblicato da Francesco Zanardi (http://www.francescozanardi.org/2013/01/don-rebagliati-ho-denunciato-e-vogliono.html?spref=fb il link)
L’ex Economo della Diocesi savonese, don Carlo Rebagliati, a fine 2011 temeva per la propria vita. La ragione: ho denunciato e so della gestione finanziaria ed amministrativa, delle “porcherie” della Chiesa, degli intrecci tra Ior, massoneria e ‘ndrangheta.
Lo scontro con monsignor Calcagno, ex Vescovo di Savona, salito poi al vertice della gestione finanziaria del Vaticano, nell’era Bertone, e gli intrecci “indicibili” di affari e riciclaggio, sembrava ormai vinto per Calcagno e Don Rebagliati temeva per la propria vita…
Uno scontro che parte da lontano, da quando da Economo della Diocesi, Rebagliati scoprì che qualcosa di pesante non tornava nella gestione finanziaria e del patrimonio della Chiesa. Allora il vescovo Calcagno (nella foto a lato, noto alle cronache per la sua “passione” di armi da fuoco,
vedi qui), forse temendo denunce, decide di lasciare Rebagliati a ricoprire quell’incarico, ma gli negò l’accesso ai dati contabili della Diocesi. Rebagliati voleva dimettersi, anche perché un Economo senza accesso ai dati contabili non può far nulla. Calcagno non lo “dispensava” dall’incarico, ma partiva l’azione pesante per “distruggerlo”.
Rebagliati raccontava e denunciava quegli affari sporchi. Ad esempio gli affari con la SCAVO-TER, come si sente bene nell’audio. Racconta dell’incarico a Calcagno per la gestione delle “case romane” del business di Propaganda Fide legate alla cricca di Anemone-Balducci. Racconta ancora dello IOR dove finiscono i soldi della ‘ndrangheta per essere riciclati e protetti dal “status” della banca vaticana…
E Rebagliati oltre a raccontare di questi affari e intrecci, ne aveva già anche scritto. Ad esempio quando denunciava il giro di soldi che si apprestava ad esserci dietro alla partita del “Museo” nel Palazzo Vescovile.
“A seguito del diniego della Soprintendenza al Comune di concedere il condono dei locali occupati dalla curia edificati abusivamente negli anni 50, di doveva procedere al ripristino del secondo Chiostro francescano, e alla demolizione di quanto risultava abusivo con grave danno per la Diocesi, si venne ad un compromesso: la Soprintendenza e il Comune, ciascuno rispettivamente per quanto concerne le loro competenze, avrebbero concesso alla Diocesi, se si fosse fatta carico di qualche modifica, il mantenimento dei locali della Curia, pur che si recuperasse il chiostro quattrocentesco e lo si destinasse a sede del costruendo museo diocesano…” racconta Don Rebagliati in uno scritto, e poi spiega che occorreva sfrattare la Tipografia Sabatelli che occupava il piano terra del Palazzo Vescovile, per poter eseguire quanto concordato per il condono. Ancora, nel racconto, nero su bianco di Rebagliati:
“Sabatelli però minacciò di portare la causa in giudizio… La situazione si fece molto tesa quando comparve sulla scena il dott. Luciano Pasquale, Presidente dell’Unione Industriali, cui Sabatelli si era rivolto per avere un sostegno. La proposta fatta dal dott. Pasquale e accettata dal Vescovo senza problemi, quella di versare al tipografo 40 mila euro… Chiesi spiegazioni: mi fu risposto che il dott. Pasquale, presidente altresì della Fondazione De Mari della Cassa di Risparmio di Savona, ne avrebbe tenuto conto qualora la Diocesi avesse richiesto alla Fondazione finanziamenti per i restauri”. In un altro scritto, Rebagliati, successivamente racconterà che per finanziare quel “Museo” (che mai è stato realizzato) arrivarono:
in più rate 950 mila euro dalla Fondazione De Mari, 300 mila dalla Carige ed 85 dalla Cariplo, oltre a 470 mila euro dal testamento Delle Piane, 1 milione e novecentomila euro dall’8xMille destinato a “Edilizia di Culto” e 150 mila euro dall’8xMille destinato a “Biblioteche e Archivi Diocesani”.Don Rebagliati, nell’audio che pubblichiamo (ad estratti ed omettendo gli altri partecipanti, al fine non esporli) parla a fine 2011.
A luglio 2012 avrà un “incidente” con la macchina per la dialisi e finirà con una setticemia che i medici scopriranno settimane dopo, ad agosto. Quindi un secondo incidente sempre legato alla dialisi ad agosto e poi un collasso e quindi un ricovero in rianimazione. Poi, la Diocesi si “prenderà cura” di Rebagliati a
Finale Ligure e quindi a Vado Ligure…
Nel gennaio 2013 don Carlo Rebagliati muore.
Un’inchiesta dovrebbe essere già aperta su questo caso (
vedi qui)… Francesco Zanardi ha già depositato all’Autorità Giudiziaria una notevole mole di documenti e l’attenzione su certi affari ed intrecci dell’alta gerarchia ecclesiastica non è certamente una novità, soprattutto nel territorio del savonese.
Vai alla nostra inchiesta (2009) sugli affari della Chiesa tra Ior, Sanità e molto altro - clicca qui FONTE Casa della legalità onlus
Pubblicato da
Francesco Zanardi a
lunedì, gennaio 28, 2013