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Gian Mario Baruchello: i TG lo hanno definito Professore a Contratto all'Università (come li gestiscono questi contratti? Per conoscenza più che per vera Scienza?)

Creato il 05 dicembre 2014 da Ritacoltellese
Marco Omizzolo, mio amico e compagno di idee ambientali, ieri mi ha preannunciato l'uscita di questo articolo che incide su un altro filone dell'inchiesta sulla CORRUZIONE romana

Da: Il Manifesto 5 dicembre 2014

Il grande business del «cartello» dei rifiuti

Mondo di mezzo. Gian Mario Baruchello è indagato per corruzione aggravata e turbativa d'asta. Quello dell'immondizia è l'altro filone dell'inchiesta romana. Sulla gestione un presunto monopolio
 Ha un cur­ri­cu­lum lungo 30 pagine Gian Mario Baru­chello, pro­fes­sore di Inge­gne­ria Ambien­tale e Sani­ta­ria all’Università Roma Tre e inda­gato nell’inchiesta Mondo di Mezzo dalla Pro­cura di Roma sulla Mafia capi­to­lina. Le accuse nei suoi con­fronti sono di cor­ru­zione aggra­vata, tur­ba­tiva d’asta e ille­cito finan­zia­mento. In realtà die­tro al suo nome si cela il grande «car­tello» della lobby dell’immondizia nostrana e dei suoi com­pro­messi con la poli­tica, i traf­fici ille­citi e la cri­mi­na­lità orga­niz­zata. In sostanza quello che la Com­mis­sione Par­la­men­tare d’inchiesta sul traf­fico dei rifiuti indi­vi­duò già alla fine del secolo scorso come «un oli­go­po­lio ten­dente al mono­po­lio» e rima­sto nel frat­tempo invi­si­bile per l’Antitrust. Da quasi trenta anni Baru­chello pro­getta impianti di smal­ti­mento dei rifiuti in giro per l’Italia; soprat­tutto al centro-sud ma anche con qual­che pun­ta­tina in Veneto e in Pie­monte. Gli inca­ri­chi gli sono stati affi­dati, die­tro lauto com­penso, soprat­tutto da ammi­ni­stra­zioni pub­bli­che, ma i suoi refe­renti finali sono l’avvocato Man­lio Cer­roni e la fami­glia napoletano-milanese dei Colucci (pro­prie­tari dei gruppi Daneco e Aspica) dei quali è il tec­nico di fidu­cia. Il suo ruolo «double-face» si può riscon­trare pro­prio dalle atti­vità della stessa Com­mis­sione Par­la­men­tare d’inchiesta. In una rela­zione del marzo 2000 (Pre­si­dente Mas­simo Sca­lia) che descri­veva l’intenso intrec­cio socie­ta­rio esi­stente all’epoca tra società che si occu­pa­vano di rifiuti, Gian Mario Baru­chello appa­riva come uno dei per­so­naggi chiave nei CdA delle varie «sca­tole cinesi» che da sem­pre carat­te­riz­zano il set­tore. Appena sette anni dopo lo stesso pro­fes­sore è dive­nuto con­su­lente pro­prio di quella Com­mis­sione; ovvia­mente pagato con soldi pub­blici. Con i suoi pro­getti Cer­roni e i Colucci hanno rea­liz­zato pro­prio intorno alla Capi­tale un mono­po­lio impian­ti­stico gra­zie al fat­tivo appog­gio delle ammi­ni­stra­zioni locali. Basti pen­sare al Con­sor­zio Conea (soci Cer­roni, Ama e Acea) che dovrebbe rea­liz­zare un ince­ne­ri­tore a Cec­china, nel Comune di Albano Laziale, dove ci sono gli impianti appar­te­nenti all’ottavo Re di Roma. A tale «car­tello» infatti appar­ten­gono anche le disca­ri­che e gli impianti di sele­zione di Mala­grotta (con rela­tivo gas­si­fi­ca­tore), di Guidonia-Montecelio, di Borgo Mon­tello — Latina (gestione Ecoam­biente) e di Viterbo (che serve anche la Pro­vin­cia di Rieti). Un car­tello che vede male la chiu­sura di tali impianti attra­verso la rac­colta dif­fe­ren­ziata, che sarebbe dovuta arri­vare al 65% in tutta Ita­lia entro il 31 dicem­bre 2012. La maxi multa da 42,8 milioni di euro inferta dalla Corte di Giu­sti­zia Euro­pea al nostro paese nei giorni scorsi era stata pre­ce­duta il 15 otto­bre da ana­loga sen­tenza che riguar­dava pro­prio que­ste disca­ri­che laziali dove non è mai man­cata la firma pro­get­tuale del Prof. Ing. Gian Mario Baru­chello. In tal senso il «capo­la­voro» è stato rea­liz­zato a Latina con il deci­sivo con­tri­buto ini­ziale del defunto Sin­daco «repub­bli­chino» Ajmone Fine­stra e con il per­fe­zio­na­mento attuato dal suo suc­ces­sore Vin­cenzo Zac­cheo, il cui fra­tello tro­verà posto nei Col­legi Sin­da­cali di alcune società dei Colucci. Era il 1996 quando l’ingegnere fu nomi­nato mem­bro della Com­mis­sione che doveva valu­tare le offerte per la costi­tu­zione della Latina Ambiente SpA (51% delle azioni in mano al Comune e 49% ai pri­vati); società della quale fu nomi­nato poi Con­si­gliere di Ammi­ni­stra­zione anni dopo. L’odore di un accordo di car­tello era pre­sente già in quell’occasione. Le offerte ammesse alla fase finale della gara, oltre a quella della Manu­ten­coop (Lega­coop) eli­mi­nata per un vizio di forma, furono quelle della Slia di Man­lio Cer­roni e della Colucci Appalti; quest’ultima all’epoca non dispo­neva del cer­ti­fi­cato anti­ma­fia per­ché i suoi ammi­ni­stra­tori erano sotto inda­gine a Napoli (vicenda poi finita nel nulla). Per quanto assurdo possa sem­brare la legge pre­ve­deva l’obbligo di tale cer­ti­fi­cato solo in caso di vit­to­ria della rela­tiva offerta. E così fu. Come primo atto il Con­si­glio di Ammi­ni­stra­zione, dove i pri­vati sono in mag­gio­ranza, inde­bitò pesan­te­mente la società. Passò appena un anno quando le Guar­die Pro­vin­ciali riscon­tra­rono che dai vec­chi siti dismessi della disca­rica di Borgo Mon­tello (S zero, S1, S2 e S3) c’era uno sver­sa­mento di per­co­lato nell’adiacente fiume Astura. Dai con­trolli risultò che la società pro­prie­ta­ria dei siti era fal­lita e che man­cava la fide­jus­sione ban­ca­ria garante della gestione «post mor­tem» degli impianti. Invece di per­se­guire i respon­sa­bili, l’amministrazione comu­nale passò da una «boni­fica urgente» alla rea­liz­za­zione di una nuova disca­rica rea­liz­zata sopra a quella pre­ce­dente. L’inquinamento non cessò mai. A fir­mare il pro­getto e a diri­gere i rela­tivi lavori fu Gian Mario Baru­chello. Nac­que così la gestione Ecoam­biente Srl, con­trol­lata al 51% dalla Latina Ambiente (e quindi dal Comune) e per il 49% da Cer­roni e dai Colucci, nel cui CdA (anno 2000), sie­derà anche l’Ing. Achille Cester. Quest’ultimo ex uomo di fidu­cia dell’altro «re» delle disca­ri­che ita­liane: il defunto Giu­seppe Grossi tito­lare della Green Hol­ding i cui fami­liari sono stati arre­stati nei giorni scorsi per un’altra inchie­sta svolta dalla Pro­cura di Latina rela­tiva a truffe rea­liz­zate a danno dei Comuni locali. E intanto il busi­ness del «car­tello» con­ti­nua come se nulla fosse.

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