Lo spettacolo sarà introdotto da SERMONES di e con Francesca Bartellini. Collaborazione drammaturgica Tommaso Renzoni
Ai Quartieri dell’Arte di Viterbo approda Giancarlo Giannini per dare vita, in prima mondiale, ad uno dei più bei testi prodotti dal genio rinascimentale di Pietro Aretino, nell’ambito del suo lavoro di riscrittura della materia sacra. Riadattato da Gian Maria Cervo, drammaturgo italiano dal curriculum internazionale consolidato e direttore artistico della rassegna qui giunta alla sua XIXesima edizione, Vita di Maria Vergine vedrà il grande attore cimentarsi i prossimi 27 e 28 settembre in una sorta di “Divina Commedia” dagli sfondi patetici e psicologici, all’interno della prestigiosa e storica cornice del Palazzo dei Papi: location scelta non a caso perché fu qui, durante la festa teatrale del 1462 nella Piazza San Lorenzo, che venne rappresentata l”Assunzione della Vergine”.
A dirigere Giannini sarà Adriano De Santis, da molti anni suo strettissimo collaboratore e autore di prestigiosi allestimenti presentati in prima mondiale nelle passate edizioni di “Quartieri dell’Arte” (citiamo per tutti Se sapessi cantare mi salverei di Juan Mayorga).
Se Aretino si preoccupa, nella sua composizione, di calare il suo descrittivismo pittorico (che in alcuni momenti molto drammatici si colora dei toni dell’ascetismo) in una struttura narrativa dai ritmi serrati, concepita per avvincere, Cervo adatta e sintetizza l’opera in una narrazione teatrale per flash rivelando la sua straordinaria modernità. “E’ soprattutto merito della lingua efficace e spedita di Aretino.” dice Cervo “Io mi sono limitato a spostamenti, a piccoli emendamenti nelle scelte verbali e a tradurre il principio di causalità, già fortemente presente nell’opera, in termini più contemporanei. Questa è un‘opera molto ambigua e quindi politica in senso moderno. Aretino la scrive per ottenere la porpora cardinalizia ma nonostante questo rivendica il suo diritto alla “Inventio”, alla vivacità, alla riorganizzazione dei materiali sacri per creare una struttura avvincente e affermare la sua personalità d’artista. Credo che sia importante riscoprire un autore come lui, ottusamente censurato in passato, soprattutto in un’epoca come la nostra, in cui il Capitalismo, per un problema di sopravvivenza, sarà costretto a rivedere la sua dottrina teologica. Il nostro è un sistema economico, in cui quello che si narra si tramuta in realtà (basta pensare agli effetti che hanno sull’economia reale le stime delle agenzie di rating). Riportare al centro del dibattito culturale un nuovo concetto di “Inventio” potrebbe avere qualche effetto. Quindici, venti anni fa, ci fu un revival degli elisabettiani connesso a un dibattito, a un discorso sul gender e in quegli stessi anni ci fu una rifioritura del teatro text-based, testuale. Oggi per le ragioni che ho indicato è forse il momento di riscoprire Pietro Aretino. E affidarsi a Giancarlo Giannini, il genio della recitazione italiana, in questa operazione è un’avventura entusiasmante. E poi il testo è anche un omaggio a Viterbo. Aretino era in contatto con Vittoria Colonna mentre lo componeva e la poetessa, che gli dava feedback e pareri, abitava nella Città in quel periodo.”
La serata sarà introdotta dai Sermones di e con Francesca Bartellini, opera ambientata in un futuro prossimo immaginario in cui una donna arcivescovo, Madre Eva, che ha raggiunto il potere sacro nelle gerarchie ecclesiastiche della Chiesa cristiano-cattolica, parla ai suoi fedeli mentre riceve missive dalla sua collega inglese che insinuano in lei un dubbio: il percorso che l’ ha portata fino a lì è giusto? E’ possibile aprirsi a una costruzione del Sacro che abbracci i due principi, il femminile e il maschile, in un unico cerchio magico fondativo? Il finale è una possibile chiave di lettura per l’adattamento dell’opera aretiniana che segue.