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GIANFRANCO BARUCHELLO: Opere 1961 – 2011 – Galleria Peccolo di Livorno, da sabato 10 dicembre al 20 gennaio 2012

Creato il 03 dicembre 2011 da Milanoartexpo @MilanoArteExpo

GIANFRANCO BARUCHELLO: Opere 1961 – 2011 – Galleria Peccolo di Livorno, da sabato 10 dicembre al 20 gennaio 2012Sabato 10 dicembre 2011 alle ore 18,00 inaugura la mostra GIANFRANCO BARUCHELLO: Opere 1961 – 2011. La Galleria Peccolo di Livorno (clic: MAPPA) in concomitanza con l’antologica di Gianfranco Baruchello  presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, che si inizierà il prossimo 20 dicembre e con la mostra a Milano presso la Galleria Milano (inauguratasi il 1° dicembre: link) dedica una mostra omaggio a Baruchello, artista di nascita livornese, nella quale sono ripercorsi i suoi cinquant’anni di lavoro. Saranno esposte opere presentate per la prima volta nella  nostra città. comunicato stampa >

La mostra livornese  un succinto excursus tra le diverse fasi del lavoro dell’artista:  dai dipinti su tela e su alluminio, ai disegni, agli assemblaggi in scatole di plexi e legno, ai suoi recenti film-video “un altro giorno,un altro giorno,un altro giorno” film-inchiesta del 2007 girato nelle Carceri del Lazio e “The coefficient” presentato nello scorso ottobre alla Serpentine Gallery di Londra durante il Festival “Garden Marathon”.

Sarà inoltre disponibile alla visione del pubblico il numero 10 della rivista-volume “Etant donné Marcel Duschamp”, edita dall’associazione per gli studi su Marcel Duchamp (Parigi); numero interamente dedicato ai rapporti tra Duchamp e Baruchello.

GIANFRANCO BARUCHELLO: Opere 1961 – 2011 – Galleria Peccolo di Livorno, da sabato 10 dicembre al 20 gennaio 2012

BARUCHELLO 1974 "Sull'uso del la lampe philosophique" assemblaggio in cassetta legno cm.20x30x20

Scrive Baruchello: “Voglia di rischiare tutti gli equilibri, una sorta di estremismo nel dare e nel provare, affidarsi a una ricerca senza curarmi di altre certezze. Mi ero dato, come si vede, e mi do, licenza di contaminare. Quello che conta per me non è infatti il “vero” ( tutta l’arte finge) ma il possibile uso dinamico che io posso fare dell’esperienza del pensiero altrui e mio, nei modi, nelle dosi e nelle casualità degli incontri tra me e l’opera. Disegnare, dipingere, costruire oggetti, dar corso alla voglia di esprimermi in immagini uscendo dagli schemi tradizionali, questo è stato il mio lavoro”

Gianfranco Baruchello è nato nel 1924 a Livorno. Dalla prima infanzia si trasferisce a Roma, dove attualmente vive alternando soggiorni a Parigi. Dalla fine degli anni settanta la Galleria Peccolo segue il suo lavoro: con la mostra personale “L’altra casa” del 1978  e nel febbraio 2003 con opere datate 1964-2002 in occasione della quale è stato pubblicato il volumetto autobiografico di G.B. “Breve storia della mia pittura”.

Si ringraziano per la disponibilità la Fondazione Baruchello di Roma e per la collaborazione Carla Pellegrini della Galleria Milano di Milano.

Nel catalogo che accompagna la mostra è pubblicata un’intervista all’artista curata da Cristina Olivieri.

GIANFRANCO BARUCHELLO: Opere 1961 – 2011 – Galleria Peccolo di Livorno, da sabato 10 dicembre al 20 gennaio 2012

Gianfranco Baruchello, 1981, Capitano, dice Ming

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EDIZIONI e GALLERIA ROBERTO PECCOLO
Piazza Repubblica 12, I-57123,  LIVORNO (Italy)
tel/fax.  0586.88.85.09
[email protected]

GIANFRANCO BARUCHELLO Opere 1961-2011

Inaugurazione: sabato 10 dicembre 2011 alle ore 18,00
Periodo espositivo: da sabato 10 dicembre al 20 gennaio 2012
Orari di apertura: h.10/13 – 16/20 esclusi festivi e lunedì.

CRISTINA  OLIVIERI  (sito: http://www.cristinaolivieri.it/) - Intervista a Gianfranco Baruchello – courtesy Galleria Peccolo

Nello studio romano, dove campeggiano le sue opere, Gianfranco Baruchello mi accoglie con i suoi modi cordiali e entusiasti. Ha molto da raccontare. Passato, presente e futuro si fondono nel fiume di parole in cui mi trovo sommersa, e se non fosse per un appuntamento prefissato alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, dove è in via di allestimento la sua antologica che insieme alla moglie Carla vuole seguire in prima persona, la nostra conversazione potrebbe durare per ore.

C.O.- Dopo l’ampia mostra antologica al Museo Civico Giovanni Fattori di Livorno nel 1997, ancora un ritorno alla sua città natale. Quali sono i suoi ricordi di infanzia e cosa rappresenta per lei questa città?

G.B.- Se è vero che i primi anni di vita forniscono gli elementi-base del proprio inconscio, posso dire che, nato e vissuto fino a sette anni in questa città, una buona fetta del mio è percorsa da tracce livornesi. Che poi sono ricordi di luoghi come Montenero, dove abitava la mia famiglia, il vento di libeccio,la Meloriavista con la fata Morgana dalla collina,  Antignano e Ardenza, l’estate dei bagni fra gli scogli coperti di sale secco. Ma anche il Circuito e l’auto di Nuvolari che ruzzola alla vicina curva del Savolano.

C.O.- Marcel Duchamp è stato uno dei suoi maestri. Ci racconta l’incontro e cosa le ha trasmesso per la sua ricerca che in seguito le è sembrato importante?

G.B.- Anche questo maestro-padre è stato oggetto di miei libri editi in America e in Europa (tranne che in Italia!). Il numero 10, appena uscito, della rivista annuale Etant Donné, edita dalla Fondazione che coordina gli studi su Marcel Duchamp, è dedicato al rapporto di amicizia e in parte di lavoro fra lui e Baruchello.

 C.O.- É sempre stato naturale esplicare le sue idee sull’arte attraverso molti e vari mezzi espressivi  come gli smalti su alluminio, gli assemblage, le scatole, gli acquarelli e media diversi su tela….?

G.B.- Necessità di capire sé stessi e quanto ci capita in sorte, spinge chi è pronto a rischiare l’invenzione di un proprio linguaggio, all’uso di materiali e di tecnologie del suo tempo. Per chi come me ha scelto le immagini oltre alle parole è stato naturale sperimentare e adottare anche l’immagine in movimento (film, video) accanto al disegno e ai colori più o meno tradizionali.

Ma è la mano che disegna, pensa e lascia tracce oggi come ieri dalla Caverna dei Balzi Rossi in poi.

C.O.- Intorno al 1973 attraverso una Soft tecnology lei ha sperimentato nuovi modi di sopravvivenza dell’io realizzando scatole e vetrine e ha fatto pubblicità con Artiflex. Perché questa inusuale esplorazione?

G.B.- In uno spazio tridimensionale si “mette in scena” con un gusto retributivo della materia che la superficie piatta del quadro tende a limitare. Senza comunque rinunciare al disegno, al collage e al montaggio  la “scatola” a partire da Joseph Cornell, che per primo la presentò, fa ormai parte dei “modi” delle arti

C.O.- Tra gli altri temi nelle sue opere lei fa riferimento anche alla navigazione e all’isola, temi accomunati in qualche modo dall’elemento mare, acqua. Sostanza e filosofia si legano per raccontare la vita per mezzo delle immagini, delle sue percezioni…che cosa le suggeriscono questi temi? 

G.B.- Riassumere qui questi temi sarebbe difficile. Progetti e azioni insolite con una lunga storia. Posso dire che di tutto questo ho scritto io e altri compagni di strada? Ho firmato opere con il nome di società fittizie, sperimentato agricoltura e zootecnia, inventato storie e mailing di navigatori solitari ecc. ecc…

C.O.- La galleria Peccolo espone in questa mostra alcune opere del suo percorso artistico dal 1961 al 2011. Sono 50 anni in cui l’abbiamo vista protagonista di numerose grandi mostre in Italia, in Europa e negli Stati Uniti. Oltre al lavoro costante cosa l’ha portata a suo avviso al successo di pubblico e di critica?

G.B.- Un artista oggi più di ieri si trova davanti a opzioni innumerevoli e se ha talento e voglia di leggere, guardare e fare, può improvvisarsi nuovo “inviato speciale di sé stesso” senza temere limiti o stroncature purché non immagini di diventare se non ricco, nemmeno al livello, sul piano materiale, del modesto impiegato che è comunque assistito da previdenza e pensioni. Dunque ci vuole coraggio: ed è meglio fare la pittura e trovare mezzi minimi di sussistenza piuttosto che vendersi alle correnti vincenti sperando di essere accettato dai loro generali. E guai a chi esita per paura del ridicolo.

C.O.- Le sembrerà scontato ma per ultimo  le chiedo uno o più consigli e suggerimenti per i giovani artisti e anche per i giovani curatori. Ho 38 anni, e non le nego che oggi intervistarla mi emoziona e mi sembra che la passione per l’arte, gli studi e la pazienza mi stiano facendo un regalo prezioso. Grazie di questa intervista…

G.B.- Ben vengano i giovani curatori. Ma devono vivere con la valigia pronta e andarsene per il mondo e non girare solo l’Italia della cultura TV. Devono leggere e parlare almeno l’inglese e saper scrivere con garbo e ironia. Quanto ai giovani artisti ricordo l’invito di Duchamp che si domandava (e rispondeva sì) : “l’artista deve andare all’università?”. L’artista incolto che si compiace della sua condizione è destinato a cattiva sorte. Un minimo di narcisismo e il massimo di curiosità nonché quanto ho detto prima sulla paura del ridicolo può suonare come una ricetta un pò rustica. Ma è una ricetta da unire a lettura e cultura. In ogni caso l’errore è spesso ragione di invenzione e novità. Grazie per l’espressione dei suoi sentimenti nei riguardi dell’Arte in genere. Cerchi di mantenerli in efficienza – per suo uso personale- per sempre.

CRISTINA  OLIVIERI – Intervista a Gianfranco Baruchello. Roma 23 Novembre 2011


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