Magazine Maternità
“Amor che bello darti al mondo” canta Gianna Nannini in ‘Ogni tanto’ con dedica a Penelope, la figlia nata poco più di un mese fa nell’unica frase ufficialmente dedicatale di ‘Io e te’, l’ultimo album della cantautrice senese in uscita oggi su etichetta Sony Music. “Tutte gli altri testi dell’album non sono riferiti alla nascita della mia figliola perché sono stati fatti tutti prima - ha spiegato la rocker durante la presentazione dell’album alla stampa -. Forse ‘Io e te’, brano terminato tra gli ultimi è quello in cui, se si vuole, c’è qualche riferimento. Poi ognuno faccia come pare”.
Dopo Elisa ecco un’altra neo mamma, Gianna Nannini, un’altra amica per l’Abruzzo, a presentare un nuovo album: Milano, corso Buenos Aires, Teatro Puccini. Anche la ‘dura’ Gianna Nannini è addolcita dalla maternità che ha stravolto le sue priorità - “Prima la mia vita era la musica, venivo prima io, poi io e poi io – dice -. Adesso la mattina mi alzo e viene prima lei, forse i ritmi son cambiati” - e pervaso l’interpretazione dei brani di ‘Io e te’. Ma l’essere diventata mamma non le ha fatto perdere l’ironia e la voglia di togliersi più di qualche sassolino dalla scarpa rivolgendo sardonici ringraziamenti agli inviati di quei giornali che hanno fatto della sua maternità un ‘caso di cronaca’ e visto nelle foto di Jean-Baptiste Mondino che la ritraggono con la pancia orgogliosamente esibita sulla copertina di ‘Io e te’ una ‘strategia di marketing’. “Le mie copertine le faccio sempre mentre canto per il disco, nel momento più vero – ha osservato -, e questa volta avevo il pancione… che cazzo dovevo fare”.
Gianna Nannini è così, mamma felice ed orgogliosa di Penelope - che avrà un battesimo rock con madrine e padrini d’eccezione al posto di quello tradizionale -, tornare al suo pubblico. Abito scuro, camicia bianca con foulard in tinta tenuto da uno spillone, e tabarro gettato sulle spalle, la rocker toscana si è concessa un’ironica entrata in stile sfilata raccogliendo gli applausi della community dei fan prima di accomodarsi su una poltrona rossa al centro del palco del teatro Puccini di Milano, la città dove ha partorito la sua “figliola” che potrebbe non essere l’unica.
“Mi piacerebbe un maschio. Ero convinta che Penelope lo fosse perché prima avevo abortito un maschio al quale si era fermato il cuore, ma dopo tre secondi ero contentissima perché ho pensato che le farò fare tutto quello che faccio io”. In realtà di Penelope, stando ai desiderata dell’ufficio stampa, non si sarebbe dovuto parlare, ma l’impresa era praticamente impossibile. “Solo quando ho fatto mia figlia ho scoperto cosa è la creatività vera, mica fare le canzoni - ha affermato la cantante -. Quando è nata mi sono sentita veramente forte, ho fatto la cosa migliore della mia vita”.
Anche gli undici inediti (il dodicesimo è una versione punk rock di ‘Nel blu dipinto di blu’ di Modugno tutta da ascoltare che non è finita nell’album direttamente dalla sala parto come ha insinuato Alfonso Signorini: “Tutto è stato deciso un anno fa con Wil Malone”) di ‘Io e te’ partoriti dalla creatività della cantante sono molto ‘forti’: sonorità rock , con testi scritti dalla cantautrice senese in “connubio totale” con Pacifico e la scrittrice Isabella Santacroce, per un album dedicato al rapporto con gli altri, a un “estremo desiderio di chiarificazione nei rapporti d’amore o fra genitori e figli, nei conflitti che si creano, nelle aspettative mai realizzate perché siamo fatti di paste diverse”, spiega Gianna Nannini, una che crede nelle differenze.
Anche quelle italiane. “Cosa penso dell’Unità d’Italia? Mi viene in mente la reazione alla foto di copertina del mio disco che ha diviso l’Italia – sorride amaramente -. Dividere fa parte del meccanismo del potere: dividi, soggioga e impera. Quindi l’unione è quasi impossibile. Ma io non credo nell’unione, credo nelle differenze e le rispetto tutte. Mi fa paura il rosso e il nero, la destra e la sinistra. Questo è un blocco da cui bisogna uscire, non bisogna avercela con qualcuno perché è l’opposto, bisogna cominciare a pensare in un altro modo, in un altro linguaggio”. Magari un linguaggio universale come quello delle canzoni che riescono a parlare al cuore senza mediazioni e far sperare in un mondo migliore.
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