Fino al 26 gennaio, presso il centro internazionale di fotografia degli scavi scaligeri a Verona, è possibile visitare la mostra Gianni Berengo Gardin – Storie di un fotografo, curata da Denis Curti.
Berengo Gardin è fotografo di reportage. Nasce a S. Margherita Ligure ma vive le esperienze formative più significative fra Milano e Venezia. Con un rigore formale pari a un esemplare impegno morale, Berengo Gardin ha raccontato in mezzo secolo di carriera la gente comune, gli emarginati, il lavoro, i manicomi, la quotidianità, gli zingari. E’ questo l’aspetto importante sottolineato dalla mostra: la lunga ricerca e l’interesse per la realtà che circonda l’uomo.
L’esperienza che per Berengo Gardin diventerà un lavoro, nasce quasi per caso, attraverso testi che raccontano i fotografi di Life e quelli dell’agenzia Magnum, le esperienze di documentazione sociale come quella della Farm Administration Security con pattuglie di fotografi a raccontare la povertà e le speranze del New Deal.
“ Credo che il nostro dovere sia raccontare la società, se vogliamo usare un termine non di moda sono convinto che l’impegno sociale sia ancora un valore”
Storie di un fotografo è il sottotitolo più adatto per questa mostra che ha già toccato diverse sedi espositive. Essa narra infatti, attraverso sequenze di immagini, intere esperienze di vita del maestro. Berengo Gardin, entra nella situazione che sta raccontando e si lascia coinvolgere da una responsabilità sociale e politica, intesa come partecipazione attiva e diffusione capillare. La mostra curata da Denis Curti parla proprio di questo, attraverso 180 immagini, raccolte in dieci macro sezioni che tracciano i momenti più importanti dell’attività fotografica di Berengo Gradin. Lungo il percorso museale si è accompagnati dalla voce del maestro che racconta in prima persona l’essenza dei propri lavori.
Nella mostra vengono narrati i reportage monografici più importanti. Qui di seguito ne mettiamo in evidenza alcuni, allegando dei link finalizzati ad approfondire i vari temi.
- Dentro le case. Reportage che trasforma in immagini una ricerca statistica Istat. In questo lavoro Berengo Gardin, in collaborazione con Luciano d’Alessandro, ritrae gli Italiani degli anni ’60 -‘70 e le loro case, mostrando condizioni di vita, sostentamento e costume. A questo reportage seguirà poi “Dentro il lavoro” che sposterà l’attenzione sulle condizioni occupazionali italiane attraverso la stessa metodologia d’indagine.
- Morire di Classe. Reportage in collaborazione con Carla Cerati, finalizzato alla documentazione delle condizioni cui erano sottoposti i malati mentali nei manicomi italiani. Questo documentario per immagini, fu uno degli strumenti utilizzati da Franco Basaglia per ispirare la legge 180 sulla revisione ordinamentale degli ospedali psichiatrici in Italia.
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- La disperata allegria – Vivere da Zingari. Reportage sulla vita e i campi nomadi Italiani. Lavoro portato a termine in maniera totalmente gratuita che sfata pregiudizi, miti e credenze sulla vita delle comunità e dei campi Rom.
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Da questi reportage nascono i libri monografici che portano lo stesso nome.
COSA PUÒ INSEGNARE GIANNI BERENGO GARDIN AD UN ARCHITETTO
L’architettura vista in maniera “tradizionale” non è tra i primi interessi di Berengo – Gardin. Basti ricordare questa frase “ però che noia fotografare l'architettura, è come ritrarre sempre la stessa donna, per quanto possa essere bella, col tempo finisce per non attrarti più(...)Trovo che sia molto più stimolante scattare foto sociali, persone, paesaggi, esperienze ogni volta diverse”
Berengo Gardin è fotografo di reportage, anche se nei primi anni della propria carriera ha approcciato l’architettura di Scarpa ed ha lavorato per la rivista Domus. Celebri sono i racconti dedicati al complesso monumentale Brion nel cimitero di san Vito d’Altivole e le fotografie ai padiglioni dei giardini della Biennale. Questi lavori però non sono tradizionali riprese fotografiche, bensì la narrazione di un racconto cantieristico.
Nonostante questo modo non convenzionale di approcciarsi al costruito, Berengo - Gardin secondo noi qualcosa da dire agli architetti lo ha. Ecco cosa ci siamo appuntati:
- La visione del paesaggio. Berengo Gardin ama il paesaggio, soprattutto quello toscano e ne sottolinea più e più volte durante tutto il percorso museale l’importanza. Esprime anche il suo rammarico per le trasformazioni stravolgenti cui è soggetto. Un esempio: Berengo-Gardin, legato a Venezia dalle sue origini, ha fotografato più volte l’impatto delle grandi navi da crociera che attraversano Venezia e il canale della Giudecca. Ha detto: "questo è un disastro, una tragedia...". L’esito del reportage è ovviamente nelle immagini: le navi incombono enormi e minacciose, sfiorano la regina del mare con i loro inchini interessati e spaventosi.
- La visione del cantiere. Berengo Gardin è appunto un fotografo sociale, ma l’interesse che ha nutrito nei confronti dell’architettura costruita si interfaccia con il cantiere. Inizia con le opere di Carlo Scarpa nei primi anni della propria carriera, mentre nei giorni nostri viene spesso chiamato da Renzo Piano per raccontare l’evoluzione dei propri cantieri.
- L’abitare come sguardo sulla società - le case con chi le abita dentro. Del reportage dentro le case abbiamo riflettuto sullo sguardo utilizzato per raccontare le abitazioni. Nelle immagini è sempre presente la persona, come centro nevralgico che racconta e costituisce lo spazio vissuto.
LA NOSTRA FOTOGRAFIA PREFERITA.
L’immagine che più ci ha colpito è un paesaggio Toscano del 1978, immagine sulla quale viene posto l’accento nello spiegare la passione del fotografo per la costruzione dell’immagine di paesaggio. Su di essa si può riflettere sulla simmetria della natura, ma soprattutto sulla precarietà di certi punti di vista. Tale cono ottico non può più essere ripreso proprio perché questa visuale è stata modificata dai cambiamenti del tempo.
INFO E CONTATTI: Centro internazionale di fotografia scavi sacaligeri - http://www.comune.verona.it/nqcontent.cfm?a_id=3282&tt=verona - [email protected]
MOSTRE IN CORSO: Gianni Berengo Gardin – Storie di un fotografo – Da sabato 26 ottobre 2013 a domenica 26 gennaio 2014 - da martedì a domenica ore 10.00 - 19.00, chiuso il lunedì.