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Gianni Mura riparte da “E”, il nuovo mensile di Emergency

Da Kobayashi @K0bayashi

Si chiama E, e l’inconfondibile logo a strisce rosse tradisce già a prima vista il suo evidente legame con Emergency: è il nuovo mensile dell’associazione umanitaria fondata da Gino Strada e diretto dalla firma di Repubblica Gianni Mura, con l’aiuto del condirettore Maso Notarianni, che uscirà nelle edicole ogni primo mercoledì del mese al costo di 4 euro.

La prima uscita, disponibile da mercoledì 6 aprile, offrirà al lettore le testimonianze dirette dai fronti più caldi del 2011 in nord Africa, in particolare uomini e donne di Libia, Tunisia ed Egitto, ma anche una conversazione con Mariangela Melato e un’inchiesta sulla vendita dei beni appartenenti al Demanio militare italiano (“Immobiliare La Russa”).

In ogni uscita, com’era prevedibile, sarà dato ampio spazio ai temi sociali: nel primo, ad esempio, due pagine sulle morti bianche (“L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”) e sulle violenze domestiche (“Casa dolce casa”). Anche gli ospiti sono d’eccezione: già nel numero di lancio figurano la prima parte di un racconto a puntate di Andrea Camilleri, la “posta del cuore” di Claudio Bisio e lo spazio letterario affidato a Neri Marcoré.

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Per non perdere neanche una riga di E si può sottoscrivere un abbonamento annuale online sul sito del magazine oppure in contanti o con carta di credito/bancomat durante le date del tour di Emergency “E tu che mondo vuoi?”: 40 euro per la versione cartacea (11 numeri), 20 euro per quella digitale e 50 euro per avere accesso illimitato a entrambe le versioni.

“Con questo mensile vorremmo diffondere la cultura della pace – ha spiegato Cecilia Strada, presidente di Emergency e figlia del fondatore Gino – perché vorremmo che il nostro compito diventasse inutile e che i nostri ospedali fossero vuoti e, invece, sono sempre più pieni”.

Sogno un giornale senza refusi – ha aggiunto il direttore Gianni Mura – scritto bene e in cui sia importante il rispetto dell’italiano, cosa evidentemente ritenuta non più necessaria dalla grande stampa che, infatti, è piena di errori”.

Lo spot di Vauro


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