Sbertucciato da Gianni Brera, che lo battezzò abatino (soprannome già assegnato a Livio Berruti dal giornalista brianzolo e poi reso universalmente celebre una volta addossato al centrocampista alessandrino), Gianni Rivera in realtà sul suo festina lente aveva costruito la propria forza, eretto uno stile unico, inimitabile, adatto al gioco meno aitante e più compassato di un tempo, quel gioco che permetteva ancora pause, respiri, manovre a testa alta. Ma c’era chi mal digeriva quello stile, chi sentiva sul collo il fiato del nuovo atletismo, rappresentato dall’esempio del calcio iperboreo, che poi si sarebbe definitivamente imposto con le nuove tattiche di fine Novecento. Per sintetizzare ciò che ha rappresentato la carriera di questo calciatore basterebbe solo rivederlo in quel 17 giugno 1970, aggrappato al palo, dopo essersi lasciato sfilare la palla cozzata da Gerd Müller, insultato da Albertosi e quindi pronto a ricevere il passaggio di Boninsegna per confezionare il 4-3 più famoso della storia. Credo sia tutta lì la magia di Rivera: un’apparente inadeguatezza, quasi una rappresentazione dell’Unheimlich, dello spaesamento, e nel contempo la robustezza di una goccia che scava la pietra con la sua costante e inesorabile caduta. Ed ecco che quel ragazzo mingherlino, dallo sguardo mite e timido, ha saputo raffigurare una nuova figura estetica del calciatore, diventando subito un idolo di tante ragazze (tra cui mia madre) attratte dalla rara gentilezza aristocratica in un contesto popolato da bruti buoni solo a correre e picchiare. Gianni Rivera anche fuori dal campo di gioco mostrò un’altra Italia, un paese uscito dalla devastazione della guerra capace di ricostruirsi soprattutto culturalmente. Istruito, in grado di parlare un italiano corretto, eloquente con la sua voce pacata arricchita da un’inconfondibile erre uvulare, Rivera senza volerlo ha guidato un movimento e non solo in ambito sportivo, una rivoluzione lenta e pacifica. Pazienza per chi non lo ha mai amato, a parlare sono i numeri: 527 presenze e 128 gol in Serie A, 60 partite in nazionale con 14 reti all’attivo e un Campionato europeo vinto, 3 scudetti, 4 Coppe Italia, 2 Coppe dei Campioni, una Coppa Intercontinentale, due Coppe delle Coppe e Pallone d’Oro nel 1969. Può bastare?
Dimenticavo, tanti auguri Gianni Rivera per i tuoi 70 anni!