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Giappone, cinque miti da sfatare

Creato il 29 gennaio 2011 da Patrickc
Saturday night in Gion, Kyoto

Sabato sera a Gion, Kyoto (di Patrick Colgan)

Reduce da un viaggio in solitaria di due settimane fra Tokyo, Hiroshima e Kyoto non posso certo dire di essere entrato sotto la pelle di un Paese così complicato come il Giappone. Anzi, nonostante gli incontri, i confronti, le discussioni con amici e amiche giapponesi e con le persone incontrate nelle mie peregrinazione, posso dire solo di aver appena iniziato a capire alcuni aspetti  del Paese.

Mentre riordino le idee per scrivere qualcosa di più sensato, credo però di essere già in grado di sfatare alcuni diffusi miti sul Giappone, anche se aspetto confronti, critiche dai tanti appassionati che dedicano enormi quantità di tempo e passione al Giappone o da chi ci vive.

1. Il Giappone è un Paese costosissimo

Come non si può definire un viaggio a buon mercato, di certo il viaggio in Giappone non può essere definito costoso.

Sono andato  in bassa stagione, risparmiando quindi  sul volo, ma lo yen aveva il cambio peggiore degli ultimi cinque anni (intorno a 110 yen per euro quando è stato stabilmente intorno ai 150) e nonostante questo il viaggio è risultato assai più economico del previsto. Rispetto ad altri paesi inoltre non dovrete preoccuparvi di mance, fregature e in generale nemmeno furti. Ecco le prove:

In the bamboo forest

Foresta di bambù, Arashiyama (foto di Patrick Colgan)

Viaggio: 500 euro volo andata e ritorno Bologna-Roma-Tokyo con Alitalia (prenotato dieci giorni prima su opodo.it, se ve lo state chiedendo), più circa 270 euro per il japan rail pass (tramite Jtb, che mi ha offerto un servizio eccellente) e permette di usare liberamente i treni giapponesi per sette giorni.

Alloggio: 4000 yen a notte, all’Ace-inn a Shinjuku (Tokyo), circa 36 euro per un letto in una sorta di capsule hotel ma estremamente spazioso, pulito e confortevole ai margini di una delle zone più animate di Tokyo. Per quanto riguarda questo hotel non dovete immaginare la ‘capsula’ come un loculo, piuttosto un ampio e comodo letto a castello con il vantaggio di un po’ di privacy data dalle pareti. Tipo cuccetta. Se volete risparmiare ci sono letti ‘economy’ per una ventina di euro.

A Londra, Oslo, New York o pure Roma è difficilissimo trovare di meglio.  Letti in Ryokan (pensioni tradizionali) economici fuori Tokyo si aggirano sulla stessa cifra. Dormitorio in ostello di livello eccellente fuori Tokyo sui 22 euro (in Italia fareste fatica, soprattutto a trovare una struttura di livello comparabile). Se siete davvero squattrinati potete dormire per circa 10 euro in un manga kissa (internet cafè che permettono di affittare anche stanze private con ampie poltrone reclinabili e mettono a disposizione bagni, docce e bevande gratuite oltre ai computer).

Cibo: Mangiare costa sicuramente assai meno che in Italia. Con 1200 yen  (10-12 euro) si può ordinare un menù a prezzo fisso a pranzo in un’ampia gamma di ristoranti (anche di tempura o sushi). A cena i prezzi salgono di 4-5 euro ma i menù diventano più abbondanti. Se  ci si accontenta di un panino o di un bento (pranzo in scatola) i prezzi diventano irrisori nell’ordine di 2-3 euro. Per fare qualche altro esempio: una confezione classica con due tramezzini acquistata in un combini (convenience store aperto 24 ore su 24) 7 Eleven o Lawson: costa 220 yen, due euro. Una colazione completa giapponese con riso, pesce, miso, uova, tè e acqua a volontà in una delle tante catene che la propongono costa 390 yen, circa 3,5 euro.

Cosa costa tanto: i taxi, il cinema (15 euro), gli alberghi e i ristoranti di alto livello come ovunque, le famose frutte e verdure cubiche o di forma perfetta da regalo (anche 50-100  euro a pezzo).

2. I giapponesi non sanno l’inglese

E’ vero. Pochi lo conoscono, soprattutto fra i meno giovani e come se non bastasse i più lo parlano in maniera quasi incomprensibile. Chi si stupisce e si lamenta dovrebbe però mettersi nei panni di uno straniero che viene in Italia, dove  l’inglese è parlato ancora meno. Più di una volta ho aiutato americani disperati in giro per Bologna, che accolgono sempre chi parla inglese come se fosse un miracolo.

Sfatiamo un altro luogo comune: per un italiano apprendere le basi della lingua orale e semplici frasi (ordinare un piatto, chiedere indicazioni) è molto facile e tutti coloro che si apprestano a fare un viaggio in Giappone dovrebbero provarci. Non ha suoni diversi dall’italiano e quindi viene a mancare uno dei principali ostacoli per chi si avvicina a una lingua straniera. Insomma, non ci sono scuse.

3. I giapponesi sono incomprensibili e impenetrabili

Le storie di occidentali alle prese con le toilette ipertecnologiche, persi nella metropolitana di Tokyo o fra le strade di una metropoli che non ha nomi delle vie (una guida suggerisce addirittura di portarsi dietro una bussola) sono sempre divertenti quanto spesso esagerate ad arte. Altri aspetti della cultura giapponese o alcune notizie curiose danno a volte l’idea di un paese abitato da marziani o matti.

Japanese couple in Kyoto

Coppia in kimono a Kyoto (foto di Patrick Colgan)

Basta però  uscire con dei giapponesi, parlare con loro, osservarli per capire che molte delle cose che riteniamo assurde e incomprensibili (le migliaia di ideogrammi – che loro stessi fanno fatica a capire o scrivere a volte - le macchinette e computer per qualsiasi cosa, il groviglio di linee della metropolitana di Tokyo, l’assenza di nomi per le strade, i maid cafe ecc.) a quanto pare risultano spesso sconcertanti o quantomeno strane agli stessi giapponesi.

La cultura, le convenzioni il modo di vivere e di relazionarsi con gli altri invece appaiono invece decisamente oscuri, indecifrabili a un occidentale e allo stesso tempo sono uno degli aspetti più affascinanti di un viaggio in Giappone. Di certo richiedono tempo, impegno, apertura mentale e passione per essere compresi.

4. I treni giapponesi non arrivano mai in ritardo

E’ vero, i treni e i mezzi di trasporto generalmente sono di una precisione quasi inconcepibile anche grazie all’estrema disciplina dei passeggeri. Ma le cause di forza maggiore esistono anche in Giappone. Una forte nevicata ha causato un ritardo di un’ora e venti allo Shinkansen per Osaka, mentre un problema elettrico sulla linea per l’aeroporto di Narita ha causato il blocco dei treni per l’aeroporto per alcune ore facendomi temere seriamente (assai seriamente) di perdere l’aereo. E naturalmente il banco informazioni non sapeva che pesci prendere con l’impiegata che mi guardava smarrita senza proferir parola. E non era previsto alcun servizio di bus sostitutivo, cosa che in Italia sarebbe stata predisposta abbastanza velocemente (anche perché probabilmente problemi di questo genere capitano più spesso).

5. I giapponesi non parlano con gli stranieri

Questo è forse il più falso degli stereotipi. E’ vero le convenzioni sociali sono piuttosto rigide.  E’ vero alle volte l’atteggiamento nei confronti degli stranieri può essere un po’ diffidente, o qualcosa di più. Ma sono solo casi. I contatti con le persone del posto saranno frequenti se si è aperti all’incontro. Basta manifestare il minimo segno di smarrimento (per esempio davanti a una biglietteria automatica o a una cartina) che si è subito soccorsi da persone di ogni età pronte ad aiutarvi. Davanti a una birra in un’izakaya (l’equivalente di una birreria) può capitare frequentemente di scambiare qualche parola in inglese approssimativo con un impiegato o con uno studente. Se uscite soli  in un locale, in particolare fuori Tokyo dove gli stranieri sono meno, non resterete a lungo soli.

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