Guardando ieri il calendario mi sono resa conto che sono passati ben 6 mesi dal nostro viaggio in Giappone. Ci sono dei momenti in cui mi fermo a ricordare i fotogrammi di quel fantastico mondo e mi viene da pensare che io non vi sia mai stata. Mi appare come una cosa cosi lontana sia fisicamente dal nostro modo di vivere che lo percepisco ancora come un sogno ed un desiderio da compiere. In questo breve post non parlerò di spiritualità o modernità, nè di aspetti strettamente culturali. Sbarcati in Giappone una delle cose che più ti colpiscono è l’estrema gentilezza spontanea e sorridente della gente che cerca con tutti i possibili strumenti a disposizione di mettere nelle condizioni l’ospite di non vivere troppo una forma di estraniazione troppo facile visto il lontano codice comunicativo. Il Giappone si sa, è un paese molto sicuro. Scippi, rapine sono lontani da immaginari degli indigeni. La sicurezza, la tutela di ambiente (al di la’ dei recenti disastri nucleari) è molto sentita. La differenziata è una pratica estrema che puo’ mettere in difficoltá un italiano che come me è comunque attento alla distinzione dei rifiuti nel suo quotidiano. Indicazioni e “pericoli” vengono maniacalmente apposti in ogni luogo pubblico o uso pubblico. Nel nostro viaggio anche questo aspetto era diventato una lente di ingrandimento, una forma di interpretazione del loro di modo di vivere ordinato, civile e rispettoso. Nei social e con amici lontani durante il nostro viaggio condividevo in live oltre che i miei racconti e le foto di giardini zen e skyline , queste “figurine” che contribuiscono a facilitare la vita il Giappone come fosse grande e affascinante manga.
Dai pericoli naturali a quelli meccanici, dall’educazione ecologica a quella civica, la cultura giapponese, anche attraverso queste fantastiche vignette che ti seguono in ogni dove esprime la sua vocazione civile, ospitale e cortese.