La definizione del titolo non è mia ma presa in prestito da un amico, che ha vissuto per parecchi anni a Gibuti come militare di carriera dell’esercito francese.
Qualche giorno fa, Gibuti ha festeggiato, gioiosamente, il suo 35° anniversario d’indipendenza dalla Francia.
E bene sia.
Ma occorre dire, con tutta onestà, che la qualità della vita per la gente del posto, indipendenza o meno, non è cambiata affatto rispetto all’ieri.
Questa modalità, infatti, è un “vezzo” tutto francese, e cioé rapinare a man bassa e non cambiare nella concretezza dei fatti proprio niente (la cosiddetta politica della Françafrique) e non è una prerogativa certamente peculiare della sola Gibuti.
Quindi solita povertà , malattie diffuse, affari loschi come giri l’angolo e, soprattutto, prostituzione femminile.
Tanta prostituzione.
Tutte” cose” all’ordine del giorno e che fanno riflettere.
Ma, in occasione dei festeggiamenti tanto attesi, un piccolo corteo di reparti dell’esercito, della polizia, della protezione civile ha fatto ,comunque, come era giusto da copione, la sua bella parata militare, rendendo sempre più gonfio di orgoglio il petto pluridecorato di Ismail Omar Guelleh, l’uomo “forte”(si fa per dire) del Paese .
Ismail Omar Guelleh ( al potere dal 1999 e prima ancora nei servizi d’intelligence) ripete convinto, prima a se stesso e poi agli altri, d’essere fiero di partecipare e, quindi, di dare il proprio contributo all’impresa di pacificazione della Somalia dalla quale, egli ribadisce, il terrorismo, legato a filo doppio con il fondamentalismo islamico, inquina terribilmente tutta l’area circostante, e frena, in questo modo, ogni possibile sviluppo.
Compreso quello di Gibuti.
Infatti, la parata dell’esercito per le strade della capitale, che ha sfilato tra applausi e sventolamento di bandierine con annessi gridolini, è stata preceduta da circa settecento uomini del contingente Hiil della missione Amisom, che al momento sono di stanza nella Somalia occidentale.
Terminati con grande casino e conseguenti bevute i festeggiamenti di rito, nel cuore della calda, umida, languida e nera notte africana, militari e civili (donne indigene in prevalenza) eccoli subito appartarsi in tutta fretta a praticare, quest’ultime, il mestiere più antico del mondo.
Su un totale di 82 mila abitanti Gibuti è, per ragioni di strategia, la prima base militare francese all’estero e, inoltre, l’unica base Usa in territorio africano.
Chi avesse letto, a suo tempo, “La pelle” di Curzio Malaparte, cambiando “location”, comprende bene quello che intendo dire.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)