Se dicessi “libellula”, a cosa pensereste? Suppongo a quegli insetti dalle quattro grandi ali che sorvolano gli stagni in estate, con la grazia di ballerine classiche. Infatti, Libellula è un genere dell’ordine degli Odonati: insetti eleganti volatori, le cui larve si sviluppano in ambiente acquatico. Per esempio, questa è la Libellula auripennis:
Le specie di maggiori dimensioni arrivano a 7-8 cm di apertura alare, quindi vi chiedere: cosa c’entra coi giganti? Allora guardate questa:
Tranquilli: è di plastica!
Quell’affare è la ricostruzione di una Meganeura monyi, un insetto molto simile alle odierne libellule vissuto nel Carbonifero, cioè circa 300 milioni di anni fa. La principale differenza con gli Odonati attuali è l’apertura alare: poteva raggiungere i 75 cm! Per fare un paragone, è più o meno la stessa apertura alare del famoso Falco peregrinus.
Anche questa è solo una ricostruzione creata con effetti speciali cinematografici. La “cosa” ricostruita in tutto il suo inquietante splendore è un’esponente del genere Arthropleura, ovvero un Millepiedi che nel Carbonifero abitava quello che oggi è il Nord America. Purtroppo non sono mai stati ritrovati fossili completi, ma in base ai frammenti dei metameri ritrovati (cioè i segmenti tutti uguali di cui è composto il corpo dell’animale) e in base alle tracce fossili, è stato calcolato che poteva raggiungere e probabilmente superare i due metri di lunghezza. Pensate se fosse quel mostro a strisciare nei vostri giardini invece dei piccoli Millepiedi moderni! Abbatterebbe i muri di cinta…
Parliamo ora di Ammoniti:
le Ammoniti (o meglio Ammonoidi) sono una sottoclasse estinta di Molluschi Cefalopodi, quindi parenti degli attuali polpi o calamari. Le Ammoniti erano caratterizzate dalla presenza di una conchiglia spiraliforme esterna (come il Nautilus, unico genere di Nautiloidi e parente più prossimo giunto fino a noi), internamente divisa in più cavità da vari setti. L’animale occupava solo la più esterna, mentre le altre venivano riempite di gas o di liquido (analogamente alle casse di zavorra dei sottomarini) in modo da controllare la spinta di galleggiamento. Erano molto diffuse ed esistevano centinaia di specie, ma furono vittime dell’estinzione di massa che coincide con la fine del periodo Cretacico, 65 milioni di anni fa (la stessa che descretò la fine dei dinosauri). La specie di maggiori dimensioni conosciuta è la Parapuzosia seppenradensis:
trovata in Germania nel 1895, misura circa due metri di diametro. Purtroppo non è completa: si stima che se lo fosse raggiungerebbe circa 2,5-3 metri di diametro. Chissà quanto erano lunghi i tentacoli, sfortunatamente non esiste alcun modo per scoprirlo.
Concludiamo con un antenato marino degli attuali scorpioni, un Euripteride chiamato Jaekelopterus rhenaniae:
Visse nel Devoniano inferiore, ovvero circa 390 milioni di anni fa nell’attuale Germania, e poteva raggiungere i 2,5-3 metri di lunghezza. Era probabilmente un abitatore delle acque dolci e usava i due grandi cheliceri (le “pinze” anteriori, tipiche anche di ragni e scorpioni) per catturare e smembrare i pesci corazzati tipici di quell’era. Nel 2007 è stato trovato il fossile di un chelicero di Euripteride lungo 46 cm, cosa che fa sospettare l’esistenza di esemplari ancora più grandi.
La prossima volta che un insetto che vi stricia vicino vi sembrerà enorme, pensate a questo articolo e ai mostri che abitavano la Terra del passato!