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Gigi Marzullo – C’era una volta la tv 22

Creato il 23 gennaio 2015 da Marvigar4

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Gigi Marzullo c’è ancora, anzi c’è sempre di più… La carriera dell’irpino chiomato iniziò nel 1983 con una segnalazione diretta (un tempo si chiamava raccomandazione) del conterraneo Ciriaco De Mita, segretario della Democrazia Cristiana. Da lì tutte le “collocazioni” presenti e future decollarono. Non bastava De Mita, c’era anche un altro avellinese, Biagio Agnes, direttore generale della RAI dal 1982 (sempre grazie ai “suggerimenti” demitiani), che segnalò direttamente questo trentenne dai lunghi capelli, ragion per cui Marzullo poté condurre nel 1986 il programma Italia mia al fianco di Sammy Barbot. Ma è dal 1989 che l’epopea marzulliana prese l’avvio ufficiale: per quattro anni presentò Mezzanotte e dintorni, programma notturno di Rai 1 basato su interviste piuttosto insulse a personaggi famosi (anche ad altri per niente celebri smaniosi però di apparire a tutti i costi magari versando qualche soldino nelle casse della RAI…). La domanda di Marzullo che chiudeva il programma, ”La vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere meglio la vita?”, divenne un tormentone, l’emblema di come un dilemma possa essere formulato così goffamente. Aldo Grasso, in un suo articolo sul Corriere della sera del 2 settembre 1993[1], descrisse argutamente Marzullo con una serie di espressioni quanto mai brillanti e azzeccate: “un estremista del mediocre”, “veste come un commesso viaggiatore di bare”, “è il mulino bianco della riflessione”. Dopo una breve pausa Marzullo tornò alla riscossa e ripropose, con altro titolo, il programma precedente (d’altronde, che il personaggio in questione non sia mai stato un campione di creatività lo si è intuito ben presto senza sforzo). Sottovoce, ininterrottamente dal 1994, è la solita intervista con VIP o miniVIP introdotta e chiusa da frasi ripetute a pappagallo da Marzullo. La sigla d’apertura del programma è una delle più antiestetiche canzoni d’amore mai realizzate, Ancora di Eduardo De Crescenzo. A completare il tutto il capelluto conduttore (che nel frattempo ha sviluppato un’alopecia areata nella zona apicale della testa) richiede all’intervistato di scegliere una canzone che verrà eseguita al piano da Giovanna Bizzarri (tutto sommato l’unica porzione decente della trasmissione), di parlare di un suo sogno per poi ricevere una telefonata dalla dottoressa Luisa Laurelli, che darà una spiegazione così banale e ovvia da far rimpiangere i più vivaci cartomanti disseminati nell’orbe televisivo, e, dulcis in fundo, di chiosare la propria apparizione televisiva secondo l’invito-tormentone “Si faccia una domanda e si dia una risposta”… Gigi Marzullo, collezionista di incarichi (responsabile della struttura Notte di Rai 1, vicedirettore di Rai 1, capostruttura cultura della prima rete RAI), ha notevolmente ampliato la sua presenza con le trasmissioni della tarda serata Cinematografo (in onda il venerdì), Applausi (rubrica teatrale in onda la domenica) e L’appuntamento – libri in TV (sempre la domenica domenica in terza serata su Rai 1). Che dire di questi tre programmi? Che sono un “mollichismo”[2] esteso, una fiumana di interventi da parte di giornalisti e critici che nulla tolgono e nulla aggiungono al film, alla pièce teatrale e al libro in questione, un pour parler da salottino buono, uno charme discret de la bourgeoisie già fatto a pezzi da Buñuel più di quarant’anni fa.

Gigi Marzullo è sempre lì, resiste, caposcuola di un riduzionismo verso il basso, padre di una lunga schiera di persone e trasmissioni emblematiche di un’epoca ormai incapace di produrre un’apertura di senso, un pensiero, un’idea originale.

Marco Vignolo Gargini


[1] http://archiviostorico.corriere.it/1993/settembre/02/marzullismo_come_gramigna_co_0_93090211521.shtml
[2] http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerThread.php?threadId=MOLLICA+Vincenzo

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