Io, per T-Mag
Si potrebbe citare il caso del radioamatore olandese che su Twitter si è a lungo impegnato a trascrivere in 140 caratteri tutte le informazioni sulle operazioni in Libia che riusciva a captare. Oppure potremmo parlare di Andy Carvin, responsabile social media della Npr, il quale, da quando sono scoppiate le proteste in nordafrica, tiene aggiornati a colpi di “retweet” i suoi numerosi follower sulle manifestazioni di piazza e sugli avvenimenti che si susseguono di volta in volta. Sono due figure diverse, certo, ma entrambe figlie di un nuovo modo di fare giornalismo. “Siamo di fronte a un nuovo modo di essere cittadini, più che altro”, risponde invece Sergio Maistrello, professore di Giornalismo e nuovi media all'università di Trieste nonché coordinatore editoriale di Apogeonline. Secondo Maistrello “condividiamo tutti, ovunque, un portentoso sistema operativo per i contenuti e le relazioni”. Dunque “ognuno può influire nel suo piccolo nel sistema, ogni nodo può produrre innovazione. Il giornalismo ne viene investito di conseguenza. Chiunque può compiere quelli che Gillmor chiama 'atti di giornalismo' anche senza essere titolato a farlo, chiunque può partecipare al rilancio, al miglioramento e alla riorganizzazione dell’informazione”.
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