Molto tempo addietro, mio marito ed io frequentavamo una piccola trattoria gestita da un extracomunitario, da anni sposato con una residente del posto: peccato solo che abbia dovuto chiudere l’attività.
Sarebbe stato più esatto classificare il locale come “bar con piccola cucina” in quanto lo spazio destinato alla cottura delle vivande era più piccolo della mia cucina. Zona “a vista”, dove tutti potevano vedere come veniva preparato il cibo.
Il locale, pur essendo semplice e senza troppe pretese, era carino e pulito, con un giardinetto esterno ombreggiato dove pranzare in estate, la cucina buona anche se i piatti proposti giornalmente – scritti su una lavagnetta all’ingresso – non è che fossero molti, il gestore e la moglie cordiali, i prezzi convenienti, uno dei pochi luoghi dove al conto non veniva mai aggiunto il coperto. Avendo pochi posti a sedere (questo forse il motivo della chiusura), gli avventori si conoscevano tutti: c’erano due amiche pensionate, un professore con la moglie, il vinaio del negozio dietro l’angolo, pure lui accompagnato dalla consorte, il fruttivendolo del chiosco sull’altro lato della strada ed infine una coppia di amici, uno dei quali, abitante in un paese vicino, era soprannominato Suzuki dalla motocicletta che possedeva; e poi c’era lui, Gin, il cane di Suzuki. Non so di che razza fosse, probabilmente un incrocio con uno spinone, dato il pelo marroncino piuttosto ispido che lo ricopriva, ma era comunque una bella bestia. Si sdraiava composto ai piedi del padrone, senza disturbare e lo osservava attentamente, con i suoi occhi ambrati. Non era di razza pura, però era molto simile a questo della foto che ho scaricato da internet.
Come ho scritto sopra, il locale è stato chiuso circa quattro anni anni fa, ma ogni tanto vedevamo in giro gli avventori che lo avevano frequentato. Per qualche tempo anche Suzuki, sempre con il suo cane, in un bar poco distante, poi l’avevamo perso di vista.
Venerdì scorso, pranzando in una pizzeria, abbiamo visto entrare un signore con un cane che sembrava in tutto e per tutto a Gin: stesso pelo, stessa taglia e soprattutto stessi occhi. Mi sono accucciata per accarezzarlo, dicendo al signore che assomigliava tantissimo ad un cane che “conoscevamo” , ma la sorpresa più grande è stata quando ci ha detto che il cane era davvero il Gin che ricordavamo. Suzuki ed il suo amico infatti erano deceduti oltre due anni fa in un incidente automobilistico, ed il cane era rimasto presso il fratello di quest’ultimo amico che non se l’era sentita di mandarlo in un canile.
Gin adesso ha un nuovo amico (non me la sento di chiamarlo “padrone”). Come faceva con l’amico precedente, esce a passeggio, va al ristorante, ha la sua cuccia, le sue scodelle con pappa ed acqua…una sorte che spesso non tocca ad altri cani meno fortunati di lui.
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