A Ginevra ,dove è in corso ,da ieri e ancora per la giornata di oggi, la Conferenza internazionale dei “donatori”, si discute dell’attuale sviluppo raggiunto in Burundi.
Ma le angolazioni di visione del problema, e quindi le istantanee finali che possiamo osservare, in base agli interventi dei diversi relatori presenti, sono in effetti divergenti .
C’è chi sostiene che la crescita annua del 4% fa ben sperare. E ciò significherebbe poter dire, senza tema di smentita, che la ricchezza pro capite, nel giro di soli sei anni, è realmente raddoppiata nel Paese. E che quindi la gente tutto sommato vive meglio.
E soprattutto che, da parte governativa, c’è stata un’ottima intuizione nell’aver fatto investimenti soprattutto nel settore agricolo, che poi è la naturale vocazione del popolo burundese , date le caratteristiche del territorio, in cui esso vive.
E queste valutazioni, naturalmente,come non è difficile immaginare, sono di parte (e non potrebbe essere che così) in quanto a farle è stato Gervais Rufykiri, secondo vice-presidente,e proprio in apertura dei lavori.
I partner internazionali, invece, non la pensano affatto allo stesso modo e non si fidano, in quanto ritengono ancora troppo breve il periodo che separa il piccolo Burundi dalla fine della sua ultima guerra civile, datata appena 2003.
Per i partner internazionali è difficile parlare di autentico sviluppo se non ci sono garanzie di effettiva pace interna. E i contrasti politici, palesi, non mancano specie tra i giovani che hanno studiato e che chiedono garanzie di un avvenire democratico, che non c’è.
E questo è stato detto, e anche rimarcato a più riprese, dai rappresentanti dell’Unione Europea, delle Nazioni Unite e della Banca Mondiale.
E il loro pensiero trova conferma nelle anche recenti violazioni dei diritti umani come, ad esempio,la libertà d’espressione tanto nel mondo della comunicazione che dell’associazionismo umanitario e solidale.
E con tanto di rapimenti e uccisioni conseguenti.
Senza dire di tutto quello (brogli manifesti, omicidi ,danneggiamenti a persone e cose) che sono state, nella realtà, le ripetute e mirate violenze per la campagna elettorale presidenziale del 2010 affinché,appunto, nulla cambiasse o potesse cambiare.
E il “vecchio” si riconfermasse senza scossoni.
Pertanto, mentre si discute di infrastrutture ed energia, di agricoltura ,di industria ma anche di turismo e d’ambiente, si pensa soprattutto al “buon governo”,l’unico che potrà consentire ovviamente il passaggio dalla progettualità all’atto di tutto quanto pensato e detto prima.
E fare vivere sul serio una migliore qualità della vita ai burundesi. Ma tutti.
Le richieste in denaro ai “donatori” sono oggi, per inciso, di duemiliardi di dollari d’investimenti, della metà dei quali, è stato assicurato in assemblea, se ne farebbe carico lo stesso Burundi.
Le conclusioni dei lavori saranno a fine giornata.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)