Lo Stato una volta svolgeva un’attività non molto onorevole, quella del magnaccia, conclusasi con l’entrata in vigore della legge Merlin. Poco importa che poi le prostitute fossero costrette ad esercitare per strada, con i rischi che ne conseguono ed ingrassando i papponi.
Poi ha fatto anche lo spacciatore, con la vendita dei tabacchi, in regime di monopolio (ogni sostanza che provochi dipendenza è, di per se stessa, una droga). Adesso per paura di rimetterci qualche soldino se ne frega della salute degli italiani mantiene il monopolio dei tabacchi ma stratassa le sigarette elettroniche.
Infine, direttamente o indirettamente si mette anche a fare il biscazziere, castigando i comuni che vogliono proibire o limitare l’apertura di sale da gioco, http://www.corriere.it/politica/13_dicembre_20/strappo-slot-machine-meno-fondi-stato-comuni-virtuosi-1b139ba2-6940-11e3-95c3-b5f040bb6318.shtml però considera malattia sociale la ludopatia che lui stesso ha contribuito ad incentivare.
Uno stato che vive sui vizi dei propri cittadini e li utilizza per rimpinguare le casse erariali tramite imposte sui giochi, alcolici, tabacchi e poi paga loro la disintossicazione dai vizi, invece di istruire fin dalla più giovane età che le cattive abitudini vanno evitate, spiegando i danni che provocano, non è uno stato serio. Allora tanto vale che lo stesso stato si metta a spacciare anche eroina e cocaina oltre alle altre innumerevoli droghe sintetiche che circolano.
Il gioco per lo più è appannaggio dei ceti più poveri che pensano di arricchirsi facimente con un “colpaccio”. Ovvio che mi riferisco a quelle dannate macchinette o ai biglietti dei gratta e vinci, perché se uno ricco sfondato vuole dilapidare il suo patrimonio nei bei Casinò nostrani o di oltralpe è liberissimo di farlo. Ma lucrare sulla pelle dei poveracci che semplicemente sperano di rimpinguare le proprie tasche dissanguate da un erario sempre più esoso è semplicemente criminale.