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giocando a nomi case e città

Da Tinynoemi
la strada è totalmente vuota. unici rumori la pioggia scrosciante sull’asfalto ed i passi ritmici dei miei tacchi fastidiosamente rimbombanti. di tanto in tanto qualche lontana eco di ruote sul terreno bagnato provenienti, forse, da qualche strada non lontana. la pioggia sottile, ma fitta, non so per quale ragione non mi tocca il corpo. per lo meno non riesco ad avvertirla sul viso, l’unica parte scoperta di me. penso che vorrei avere qualche nozione di botanica per riconoscere l’odore delle piante bagnate che si mischia a quello della terra e dell’asfalto inumiditi dall’acqua. non conosco il nome degli alberi che costeggiano il fiume e circondano il mio palazzo, ma emanano un odore intenso, soprattutto la sera. mi piace quel profumo lì. ora lo associo a casa mia. assieme a quello di umidità. prima mi dava fastidio, l’odore d’umido, ora è familiare. mi sta bene. (nonostante qualche involontario, occasionale e proustiano effetto collaterale). non ho idea di che ora sia. di notte le ore per me diventano inutili, non mi importa mai di sapere che ora è. per quello che ne so è solo il tempo del rientro. una splendida e leggera serata è terminata lasciandomi un sorriso scemo ed un conciliante senso di sospensione. la testa è vuota e sensazioni rilassanti mi massaggiano ancora i pensieri. percorro cautamente il vialetto che porta al tugurio, per via dell’infelice connubio tacchi e pioggia, dopo il consueto sguardo della buonanotte all’abbazia illuminata sul monte, penso che questo momento qui è un bel momento. penso che io non lo so cos’è che sarà dei prossimi tempi. non so dove sarò da qui ad un po'. ma so dove sono ora. e chi.
aperta la porta, senza rifletterci, ho preso il pennarello che è sulla mensola accanto al citofono, le forbici nel mobiletto bianco della “cucina” ed un pezzetto di carta dalla libreria. ho cominciato a forzare il campanello per staccare il nome della vecchia inquilina. l’impresa, che sarebbe stata più romantica se meno faticosa, si è conclusa con il mio cognome accanto alla porta. scritto con la peggiore grafia di sempre, ma scritto lì, accanto alla porta del mio Tugurio, in quella che, ora come ora, è la mia casa.

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