- Ho finalmente trovato un programma che mi permette di ridimensionare le foto in blocco (e ho anche imparato ad usarlo!). Svolta epocale per la pubblicazione sul blog. Ora sospetto che nel giro di un paio di settimane sarò capace di esaurire lo spazio disponibile per pubblicarne, perché la riduzione della mole di lavoro di riduzione una per una è un valido incentivo a ridurre di pari passo il lavoro di cernita. Ahimè! Aspettatevi di tutto.
- Con Mimi abbiamo messo mano a una serie di attività casalinghe che altrimenti non avremmo mai finalizzato, visto che quando la recupero dal nido di pomeriggio è sempre abbastanza stanca e provata, e proporle un'attività impegnativa e costruttiva è cosa altamente controproducente. Tende più alla destrutturazione.
Intanto posso dire che la realizzazione del didò risale a circa un mesetto fa (uh, che tempismo!), ma che questa settimana abbiamo avuto modo di sfruttarlo tantissimo come gioco in casa, e il nostro didò, conservato in perfetti panetti nel cellophane, è ancora perfettamente malleabile e morbido.
Per chi non avesse mai provato: esperimento da tentare. E se ci sono riuscita io, potete farlo tutti!
La ricetta la si trova in rete un po' ovunque, basta digitare le parole magiche "didò fatto in casa", e ve ne escono a decine (per esempio questa e questa).
Io ho preso l'idea da questo blog, che offre anche un utile e comprensibile tutorial, ma poi ho integrato la ricetta, ne ho confrontate diverse e, dopo essere riuscita finalmente a procurarmi il famoso cremor tartaro, ho tirato a semplificare laddove necessario.
Se posso darvi qualche dritta: la maizena NON può esser sostituita con fecola di patate, magari vi fosse mai venuto in mente. Tanto per averne conferma, io l'ho fatto (perché non avevo la maizena in casa, e ho pensato: tanto sarà uguale), e il risultato è stato molto sconfortante. La pasta infatti non si presentava affatto malleabile, ma elastica, tendeva cioè a mantenere la forma originaria quando manipolata, tirata o compressa, e di conseguenza per nulla modellabile.
I coloranti alimentari che ho utilizzato, poi, si sono rivelati pessimi all'uso. Trattavasi di tubetti di colore in gel, che nella farina diventa quasi trasparente, e solo ad usarne parecchio si riusciva a dare una qualche pallida colorazione alla pasta (ma con il giallo non c'è stato niente da fare), e questa eccedenza di colore non ha migliorato le prestazioni del didò.
Dopo questa prima batosta ho dovuto riprendermi dal fallimento, ma poi ho osato ritentare, e stavolta ho eliminato del tutto la maizena, della quale continuo a ignorare la funzione (ma un giorno proverò, tanto per capire in cosa consiste la differenza, e quali proprietà particolari conferisce alla pasta), e anche la vaniglia, che non diventasse troppo una tentazione per Mimi divorare interi panetti di didò, che sarà pure atossico, ma forse non proprio un alimento nutriente al massimo.
Il secondo tentativo ha dato ottimi risultati, anche perché nel frattempo avevo sostituito i miei vecchi colori alimentari in gel con altri liquidi, che costano anche meno dei primi, e devo dire che posso dichiararmi soddisfatta della prestazione.
Ho coinvolto Mimi nell'operazione di impastaggio del didò colorato.
Vedo che molte ricette fanno aggiungere il colore PRIMA della cottura. Io l'ho aggiunto a cottura ultimata, e non mi pare che ciò abbia compromesso il buon esito dell'operazione, ma abbiamo avuto modo di usare la stessa pasta per realizzare tanti colori diversi, mischiando i tre primari (giallo rosso e blu), anche se le tonalità più scure non si riescono ad ottenere, ed anche il rosso alla fine risulta più un fucsia intenso. Ma pazienza.
Il didò tiepido che si raffredda ha una consistenza paradisiaca, e funge da efficacissimo antistress.
Avrei impastato all'infinito. E anche lei.
Alla fine la pasta è risultata molto più morbida e malleabile del didò commerciale, che inoltre tende a seccare e a sbriciolarsi molto più facilmente e rapidamente (i nostri panetti sono tutti ancora perfettamente utilizzabili dopo più di un mese, al contrario dei due barattoli acquistati nello stesso periodo, la cui sorte è stata assai più triste...)
E così li conserviamo, ciascun colore incartato a sè.
Devo dire che fatico un po' a garantire l'integrità di ciascun colore, perchè la pupa tende a mischiarli tutti e la cosa, ahimè, mi fa impazzire.
Ebbene, sì: ero una di quelle bambine insopportabili che quando aprivano un nuovo giocattolo, tenevano integra la confezione, e continuavano a riporvelo alla fine di ogni sessione di gioco; ero una di quelle che aveva i pennarelli perfettamente infilati nell'originario astuccio metallico, con il marchio rivolto verso l'alto, ordinati per gamma cromatica, e qualora qualcuno ne avesse spostato uno, o cambiato di posto a due vicini, non si toglieva dalla testa il tarlo finché non aveva ripristinato l'ordine iniziale; detestavo avere le matite spuntate, e mi assicuravo che avessero sempre la punta ben temperata; odiavo i pastellia cera per la facilità con cui si spezzavano, e odiavo sopra ogni cosa che i miei panetti di didò finissero mischiati in un unico, indistinguibile, atono marrone-grigio.
E questa cosa la detesto ancora, quindi confesso che amministro con una punta di militaresco nazismo i panetti di didò di Mimi, e finora ho evitato danni irreparabili, permettendole di mischiare sempre porzioni di colori, e riuscendo a salvare una parte di colore puro.
Lei del resto per ora sembra poco interessata alle potenzialità figurative della pasta modellabile, e all'utilizzo di colori diversi per la realizzazione di parti differenti.
Più che altro le piace martoriare la pasta, e a questo fine le offro diversi strumenti.
Però non resisto a partecipare ai suoi giochi regredendo paurosamente ad uno stadio pre-pubere.
Io mi diverto a plasmare pupazzetti e animali che lei provvede ben presto a decapitare o ridurre in frittelle umane o animali ("Uh, guadda mamma, è motta la pincipetta, pove'ina!"), lei preferisce creare fantasiosi pastiches con altri materiali, ridurlo in frammenti e arrotolare palline, che poi cuoce diligentemente in pentola per sfamare Pinocchio, Biancaneve, o i topini, a seconda del caso e dell'occorrenza.
In ogni caso un gioco che offre una gran varietà di spunti e soluzioni creative e che al momento soddisfa appieno le sue esigenze manipolatorie.
E poi non so se avete fatto caso in questi giorni di attesa spasmodica del Natale, quanto costa al supermercato una valigetta di didò con quattro panetti e qualche strumentino di plastica per lavorarlo? No? Beh, io sì, e vi assicuro: troppo!