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Giochi mitici dei mitici ’80 (parte seconda)

Da Mcnab75

Giochi mitici dei mitici ’80 (parte seconda)

Continuiamo l’amarcord adolescenziale iniziato con questo post (andatevelo a rileggere se vi serve tutto il cappello introduttivo e bla bla bla) citando cinque videogiochi da bar che fanno parte del mio DNA, del mio passato, della mia storia.
Premessa: chi è nato come me più o meno a metà degli anni ’70 ricorderà un’epoca gloriosa in cui i personal computer se li potevano permettere solo i compagni di classe ricchi. Gli altri, tipo quelli come me, inforcavano la bicicletta e si fiondavano nei bar del paese, dove le macchinette coin-up facevano da monoliti, circondati da tavolate di vecchi avvinazzati che ci guardavano come se fossimo alieni. E forse lo eravamo un po’ per davvero. Ma Dio, quanto era bello!
Io i bar del mio paese li ho foraggiati per anni con le monetine da 200 lire prima, con quelle da 500 lire poi. Di giochi che mi han fatto compagnia ce ne sono stati tantissimi, uno più bello dell’altro. Rivederli ora con un simulatore scaricato sul portatile è una cosa triste e poco utile. Finita la magia, rimane solo l’effetto nostalgia.
Non potendo citarvi tutti i titoli che amo, vi elenco i cinque che in assoluto rappresentano qualcosa di speciale per me. Niente videogames da computer però: solo titoli da bar e da sale giochi.

 

Ghosts ‘n Goblins

Giochi mitici dei mitici ’80 (parte seconda)

Anno: 1985
Produttore: Capcom
Genere: Piattaforme

Ghosts ‘n Goblins, ovvero il gioco impossibile da finire. Quello in cui ho speso – parlando in proporzione con l’età di allora – più soldi. Avevo dieci anni e le piccole mance dei nonni finivano quasi tutte in quella macchinetta infernale.
Che poi io ero molto meno bravo dell’amico che giocava con me, infatti alla fin fine me la godevo di più a vedere le sue partite che non a smadonnare per le mie.
Mi piaceva scoprire quei livelli impossibili che non riuscivo a completare, mentre lui ce la faceva. Mi piaceva anche vedere in azione le varie armi a disposizione del povero cavaliere che faceva una fatica boia a non farsi massacrare dai mostri di turno.
Lancia, scudo, torcia, pugnale, ascia, scudo… Per quei tempi era un’abbondanza eccezionale. In c’era più il mostro finale, nientemeno che un satanasso enorme che ci aveva rubato la fidanzata a inizio gioco.
Mitico anche il seguito, Ghouls ‘n Ghosts. Ragazzi, non ne fanno più di coin-up così.

Double Dragon

Giochi mitici dei mitici ’80 (parte seconda)

Anno: 1987
Produttore: Taito
Genere: Picchiaduro a scorrimento

Eh, i picchiaduro, quanto mi piacevano! Double Dragon fu in pratica il primo della lunga lista in cui mi cimentai tra il 1987 e il 1991 (o giù di lì). Personaggi fighissimi, uno scenario apocalittico – DD è ambientato in una New York postnucleare – avversari dall’aspetto punkeggiante che ricordavano molto i cattivi di Ken il guerriero, che a quei tempi era l’idolo di tutti noi.
La vera figata era però un’altra: a Double Dragon si poteva giocare in doppio e ci si poteva pure pestare l’uno con l’altro! Leggendarie certe litigate per omicidi – ehm – involontari del proprio compagno di team. In fondo si perdevano 200 lire. Erano soldi!
Anche l’appeal dei nemici era molto azzeccato. I giganti che sbucavano dai muri (scopro ora che si chiamavano Bolo) facevano davvero paura ed erano dotati di  una forza bruta che metteva i brividi. Per non parlare della sua versione colored, Abobo, disegnato in modo da ricordare Mister T, altro cazzutissimo idolo degli anni ’80.
Quante partite…

Altered Beast

Giochi mitici dei mitici ’80 (parte seconda)

Anno: 1988
Produttore: SEGA
Genere: Picchiaduro a scorrimento

Altered Beast uscì quando io e miei amici eravamo già entrati in fissa coi librogame e con i giochi di ruolo. Questo gioco fu quindi un’epifania, un segno del destino, una giostra perfetta.
Atena viene rapita dallo stregone Neff e Zeus ci incarica di salvarla. I due combattenti che potevamo interpretare avevano una facoltà straordinaria: quella di trasformarsi in licantropi. E non solo lupi, bensì anche draghi, orsi mannari, tigri.
Anche i livelli progressivi brillavano di originalità e di una grafica straordinaria: da cimitero si passava al mondo sotterraneo, infestato da orrende rane giganti e cinghiali-ninja (!!!), quindi si attraversava la caverna delle anime, il palazzo di Neff e infine la cittadella infernale di Dite.
Tutto questo nel 1988. Vi rendete conto?
Un ricordo personale legato ad Altered Beast: è un coin up che ho giocato in almeno quattro posti diversi. In un bar qui in paese. Al mare. In un bar non-ricordo-dove, mentre io e papà aspettavamo di entrare in ospedale a trovare un parente. In montagna dai nonni.
Mamma mia, quanto tempo è passato

:-(

Street Fighter

Giochi mitici dei mitici ’80 (parte seconda)

Anno: 1987
Produttore: Capcom
Genere: Picchiaduro a incontri

Se i giochi elencati finora sono legati a bar e osterie, Street Fighter è IL gioco da giostre per eccellenza.
Ricordo un anno, il 1987 o il 1988, in cui io e i miei amici passavamo ore su ore nella sala giochi semovente delle giostre per arrivare a vincere l’ambito trofeo di arti marziali.
Era la festa del paese, ma non ci interessava di nient’altro se non di Ryu, di Ken e dei loro fortissimi avversari. Riuscire a scagliare un hadoken (una sfera energetica in grado di colpire a distanza) era lo step necessario per poter arrivare al boss finale, Sagat, sperando di sconfiggerlo.
Mitici i bonus stage, in cui bisognava impegnarsi a spaccare tavolette di legno e lastre di cemento per accumulare punti.
A onor del vero devo dire che Street Fighter 2, uscito pochi anni dopo, era infinitamente più bello e più ricco di opzioni di gioco. Infatti mi incollai pure a quello.

Dragon’s Lair

 

Giochi mitici dei mitici ’80 (parte seconda)

Anno: 1983
Produttore: Advanced Microcomputer Systems
Genere: Azione fantasy

A Dragon’s Lair non sono mai stato capace di giocare. Infatti ci ho provato poche volte.
Allora perché lo cito? Perché alla sala giochi di Rimini che frequentavo mi fermavo ogni sera per una buona mezz’ora a vedere gli altri che tentavano la sorte nei panni di Dirk the Daring, intrepido cavaliere incaricato di salvare la principessa Daphne dalla tana del drago Singe.
La cosa più notevole di Dragon’s Lair era la grafica, così diversa da quella di tutti gli altri giochi. Praticamente si trattava di un cartone animato. In realtà era un laser game, bello da vedersi ma con una giocabilità molto molto bassa. Ma cosa poteva saperne un ragazzino di otto/nove anni?
C’era il drago, c’era il cavaliere, c’era il Re Lucertola. C’erano pure i cavalieri neri e gli uomini fango. Cos’altro poteva servire?
Niente, appunto.

Mi sa che una parte importante di me è rimasta ancorata a tutte queste avventure.


Filed under: acceleratore quantico, Senza categoria, top five e classifiche


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