
- "Cos'è un cimitero?"- "E' la casa dei morti. Così stanno tutti insieme."- "Perchè stanno tutti insieme?"- "Per non annoiarsi!"
I due bambini, all'insaputa degli adulti, si nascondono dentro questo "gioco proibito" dove il cimitero, amaro riflesso dell'angoscia della morte diventa metafora della decadenza umana della guerra, perchè è l'unica fonte di ispirazione, motivazione di creatività, di pensiero, e persino una dura prova d'amore per i due bambini. Questo scenario complesso è diretto da Clèment con grazia, delicatezza ed estrema lucidità, riuscendo a non cadere nel morboso e nell'infantilismo, mostrando una capacità impressionante nel cogliere sfumature emotive sottili che si riverberano nella recitazione dei due piccoli interpreti (Georges Poujouly e Brigitte Fossey) e nel sensibile uso di una colonna sonora di Narciso Yepes, semplice, minimalista, con la quale lo spettatore ne risponde subito con diretta commozione. Ma probabilmente l'entità più riuscita di questo film è lo sguardo d'amore innocente condiviso dai due protagonisti così ben adeguato e contrastante alla diegesi del mondo adulto che ne esalta l'aspetto tragico. E' quell'incomunicabilità tra i due mondi, quello adulto e quello dei giardini dell'infanzia, che ci mostra senza patetismi Clement fino all'alienante e straziante epilogo del film, dove non c'è la grazia di una rassegnazione ma l'abbandono con tutta la sua disperata ricerca di volti famigliari.
Il film vinse il Leone d'Oro. Rimane uno dei film più asciutti e tristi su cui mi sia mai capitato di scontrarmi nell'orizzonte del cinema sui minori.
