Gioco d'azzardo. Il lato oscuro della dea bendata

Creato il 11 giugno 2013 da Informasalus @informasalus
CATEGORIE: Denuncia sanitaria , Attualità

I giochi d'azzardo comportano costi sociali, danni sanitari ed espansione della criminalità

Sarebbe un errore imperdonabile parlare dei giochi d’azzardo limitando l’attenzione sulle entrate che garantiscono allo Stato italiano. Sarebbe come considerare il fatturato e l’indotto dell’Ilva tralasciando i danni sanitari. O come parlare del nucleare senza conteggiare i costi ambientali provocati da scorie e fughe radioattive. Non per motivi etici, ma per valutare con distacco costi e benefici. Perché, se le esternalità di un’attività produttiva superano i vantaggi economici, allora è forse il caso di guardare altrove. E nel caso del gioco, i danni economici per la collettività, sotto forma di costi sociali e sanitari, sono ingenti. Anche senza considerare le ripercussioni negative in termini di legalità.
La ricerca di Neuchâtel
Purtroppo dare un valore economico all’impatto negativo che ha il gioco sull’umore di uno scommettitore e alle ripercussioni che ha sulla sua famiglia è esercizio ben più complicato che sommare i bilanci delle varie società del settore. Il rischio di sottostimare o sopravvalutare il problema è dietro l’angolo. «Le ricerche in questo caso danno esiti molto diversi», ammette Matteo Iori, presidente del Conagga (Coordinamento nazionale gruppi per giocatori d’azzardo). «Quelle statunitensi puntualmente assegnano costi sociali molto bassi. Quelle realizzate in Germania invece contengono cifre ben più alte».

Pur consapevole delle difficoltà, l’Istituto di ricerca economica dell’università svizzera di Neuchâtel ha realizzato un’approfondita indagine (finanziata con una parte del fondo costituito grazie alla “tassa” dello 0,5% sulle giocate effettuate). Per quantificare i costi sociali sono state considerate numerose voci, divise in tre categorie: costi sanitari diretti (ricorso al medico di base del 48% più alto rispetto ai non giocatori, supporti psicologici ambulatoriali, ricoveri sanitari, cure specialistiche antidipendenza); costi indiretti (riduzione delle performance lavorative del 28% maggiore rispetto ai non giocatori, perdita di reddito); costi per la qualità della vita (problemi causati ai familiari, violenza, ansia, deficit d’attenzione, riduzione della resistenza ad altre dipendenze, indebitamento per avere i soldi con cui giocare).

Sei miliardi oltre l’Iva
Visto che i dati sulla popolazione patologica svizzera sono analoghi a quelli italiani (0,5% contro lo 0,8% stimato dal ministro della Sanità Balduzzi durante l’audizione alla commissione Affari sociali di Montecitorio), gli esperti del coordinamento nazionale gruppi per giocatori d’azzardo hanno calcolato i costi sociali per il nostro Paese. I risultati? Una forbice compresa tra i 5,5 e i 6,6 miliardi di euro. Più del doppio dell’intero deficit del Servizio sanitario nazionale. Considerando però gli 8 miliardi di introiti garantiti all’Erario, i mali sembrerebbero comunque inferiori ai vantaggi di aprire le porte ai giochi. Ma ai 6 miliardi di costi sociali vanno aggiunti i mancati versamenti Iva (sui giochi c’è un’imposta media dell’11% rispetto al 21% della maggior parte dei beni di consumo): calcolando solo i 18 miliardi di euro persi dai giocatori, è una cifra che si aggira attorno ai 3,8 miliardi. E già il confronto sarebbe negativo.

Queste cifre dovrebbero poi essere integrate dai danni provocati dal diffondersi della criminalità legata al gioco: infiltrazioni mafiose, crescente ricorso all’usura, sussidi da versare a chi va sul lastrico inseguendo una scala reale o un jackpot che si ostinano a non arrivare. Conti ancor più difficili da fare. Ma i costi potrebbero solo crescere.


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