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Gioco di squadra.

Da Michele Orefice @morefice73

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Come scritto nel post precedente, sono convalescente dopo esser stato investito sulle strisce pedonali. Detto da un italiano in Germania sembra quasi una barzelletta ma è così. Sono altresì sicuro che in Italia non sarebbe capitato dato che sarei stato molto più attento che tutte le macchine fossero passate invece che attraversare perché sicuro che si fossero fermati tutti al mio incedere.

Mi ritrovavo in ospedale, malandato , con una gamba semi ingessata e con il trasloco nella nuova casa da fare. Da Skype arriva la proposta di una collega: l’intero ufficio si offriva di aiutarmi per il trasloco. Riferito a Sara , lei ha storto un po’ il naso. In effetti parecchia roba era già stata portata nella casa nuova e nella vecchia rimanevano solo cose ingombranti. Secondo lei, se fosse venuto tutto il mio ufficio di circa 10-12 persone, non ci sarebbe stato lavoro per tutti e sarebbe stata una gran baraonda. Meglio magari 3 o 4 uomini. Lei specificava colleghi di sesso maschile perché più della metà di quelli che si erano offerti erano invece ragazze. Pensiero che una volta avrei fatto anche io. Ora penso che la cosa importante sia aiutare gli altri, mettersi al loro servizio ma al tempo stesso penso che sia giusto dare la possibilità agli altri di farsi aiutare, di dare. In questo dare infatti si creano nuovi legami e il dare in questo caso non è unidirezionale ma diventa bidirezionale. Come sarebbe finita infatti se gli apostoli non avessero mai accettato che Gesù gli lavasse i piedi? Se Pietro avesse pensato : “eh no, non glieli faccio lavare , se no poi tocca anche ricambiare! “. Gesù lo dice nel Vangelo: non sarebbero mai diventati suoi fratelli, non si sarebbero mai messi allo stesso piano del Maestro e quindi come avrebbe potuto riconoscere Dio che siamo suoi figli se non siamo fratelli di Gesù? Come solito il Vangelo mi stupisce di come sia sempre attuale.

Dopo varie discussioni con la mia consorte, ho deciso quindi di far fare ai colleghi e di non porre nessun limite alla loro voglia di aiutarci. Sabato 17 maggio l’operazione è partita alle 8:00 di mattina con l’affitto di un camion per il trasloco. Alle 8:30 si sono presentati tutti i colleghi dotati di valigette varie con gli attrezzi. 4 si sono occupati dello smontaggio della cucina, mente gli altri erano addetti alla movimentazione vera e propria. Alla 10 circa il primo viaggio era pronto, in concomitanza del quale facevamo tutti insieme una pausa. La pausa a metà mattina in Germania è praticamente sacra e si tratta di 15-20 minuti in cui ci si siede e si pasteggia un po’. Già , nell’organizzazione di tutto questo evento , la moglie di una collega aveva preparato vettovaglie varie per i lavoranti. I nostri bimbi giocavano con i miei colleghi facendosi correre dietro o altro. Quello che era un semplice trasloco si è trasformato in una festa. Sia Matilde che Sofia, nostre figlie, ci hanno detto che per loro era un giorno bellissimo!

Il tutto è finito quindi alle 5 di sera circa con il terminare della cucina. Ovviamente per l’evento del trasloco erano presenti anche le nostre mamme e ovviamente, sarà forse per il periodo elettorale, nei giorni precedenti c’è stato in casa un continuo confronto Germania – Italia. L’Italia ha cibo migliore, il clima è migliore, sono ladri anche negli altri stati…. I commenti delle due mamme erano sempre a far notare risvolti negativi della nazione in cui ora viviamo. Io per la maggior parte del tempo ho incassato a parte su qualche stortura , del tipo che solo la Germania ha ricevuto aiuti post bellici.

Dopo il trasloco però le mamme stesse e i parenti in Italia mi hanno fatto notare : “se eri in Italia mica sarebbe stato così facile fare il trasloco!” Ho pensato e ripensato su questa affermazione. Effettivamente “da noi” c’è la voglia di farcela da soli, di arrangiarsi, di non chiedere nulla a nessuno. Un po’ per non disturbare ma anche per non sentirsi poi in debito, in dovere quindi di dover ricambiare. La cosa che ho trovato incredibile è che praticamente tutto il mio ufficio sia venuto in mio soccorso. Chi più , chi meno ha fatto qualcosa. Magari qualcuno è venuto per due ore ma è venuto. Questo gioco di squadra che spesso in Germania ho avuto dimostrazione mi sorprende sempre. Questo, per quanto mi riguarda è quello un po manca in Italia.


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