In questi mesi mi sono impegnata con il riciclo artigianale in compagnia della mia amica Silesia. Abbiamo recuperato materiali (che generalmente verrebbero buttati) per farne gioielli, accessori, oggetti utili da vendere ai mercatini.
Le nostre idee sono divertenti, belle da realizzare, piacciono alle persone, ma in pochi le hanno acquistate.
Così mi sono messa a riflettere su come emergere dalla massa di bravi artigiani che popolano fiere e mercati, e mi sono chiesta se la nostra scarsità di appeal, nonostante gli alti ideali, non fosse la mancanza di cura dei dettagli.
Non fraintendetemi, Silesia è una delle persone da cui ho più imparato il perfezionismo, ché lei, fino a che non è soddisfatta del suo lavoro, è capace di smontare e rifare tutto più e più volte. Lei stessa ha sicuramente ereditato questa precisione dai suoi genitori, specialmente dal papà che realizza splendide lampade in carta di riso, perfette in ogni particolare.
E però io mi sono sempre un po’ accontentata dei miei risultati, un po’ come quella descrizione uscita un po’ di tempo fa in rete che parlava dei perfezionisti, che alla fine son quelli che combinano meno di tutti poiché terrorizzati dalla differenza che potrebbe emergere fra l’ideale nella loro testa e ciò che poi risulta a lavoro finito.
Io, per non soffrire dello sconforto di non aver fatto le cose perfette, o forse per pura pigrizia, fingo di non vedere i difetti e finisco col fare lavoretti mediocri.
Alcuni mi dicono che sono troppo severa con me stessa, e un po’ è vero, ma più si mette cura e pazienza in ciò che si fa, che sia un lavoro manuale o intellettuale, più il lavoro sarà duraturo, stabile e bello.
Così una delle mie parole chiave del 2015 sarà #pazienza.
Avere la pazienza di creare qualsiasi cosa partendo da un’idea, buttando giù un progetto, costruendo prototipi, facendo prove, per me è uno sforzo ma anche una necessità, perché “è il dettaglio a fare la differenza”. E io voglio fare la differenza.
Ho cominciato col dedicare più tempo al riciclo dei tappi di sughero, e questi sono i risultati. Siamo ancora molto lontani dal “modello ideale nella mia testa”, ma non mi scoraggio e continuo a esercitare le mani e la meticolosità, così che un giorno potrò dirmi davvero soddisfatta e capire se l’artigianato è davvero la mia via o no.