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Giorgio de Chirico Catalogo ragionato dell’opera sacra – Silvana editoriale, a cura di Giovanni Gazzaneo e Elena Pontiggia, con opere inedite o di rara pubblicazione di De Chirico

Creato il 23 maggio 2012 da Milanoartexpo @MilanoArteExpo

Giorgio de Chirico Catalogo ragionato dell’opera sacraGiorgio de Chirico. Catalogo ragionato dell’opera sacra di Silvana editoriale (www.silvanaeditoriale.it) riunisce per la prima volta i lavori nell’ambito dell’arte sacra realizzati da de Chirico (Volos, 1888 – Roma, 1978), indagando così – a cura di Giovanni Gazzaneo e Elena Pontiggia, e promosso da Crocevia Fondazione Alfredo e Teresita Paglione in collaborazione con la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico - uno degli aspetti meno conosciuti della sua produzione e presentando oltre 150 opere, inedite o di rara pubblicazione, tra dipinti, sculture e disegni. Elena Pontiggia: “Analizzare i temi religiosi, e specificamente cristiani, nell’arte di de Chirico significa prima di tutto porsi un problema di metodo: quali sue opere, al di là di quanto suggerisce il titolo, vogliono realmente rappresentare un soggetto biblico o evangelico? (…) Nel 1919 de Chirico dipinge Il figliol prodigo, un tema a cui aveva già dedicato un disegno nel 1917 e che in seguito riprenderà molte volte. Non ha in mente, però, di raffigurare la parabola narrata da Luca. O, meglio, attraverso una vaga allusione alla pagina evangelica vuole teorizzare soprattutto il ritorno al mestiere degli antichi, alle leggi dell’arte, all’esempio del passato. >>

Il padre che riaccoglie il figlio nel suo abbraccio non è un’immagine di Dio come nella parabola, ma dei grandi maestri di ogni tempo e, più in generale, di quella che de Chirico chiama “la divina arte del disegno”, alle cui regole è indispensabile ritornare dopo le sperimentazioni e l’iconoclastia delle avanguardie. Non a caso nelle versioni del quadro dei primi anni Venti il padre ha una fisionomia classica, sia pure pietrificata, mentre il figlio assume le sembianze di un manichino. …”

Giovanni Gazzaneo - Estratto dal saggio del volume “Giorgio de Chirico. Catalogo ragionato dell’opera sacra” (Silvana editoriale) –  “L’apertura al sacro si accompagna alla critica alla modernità, a partire dalla libertà intesa come indeterminatezza, senza riferimenti cardinali e senza confini, nel segno della contraddizione e del puro arbitrio. Critica rivolta a quella fame e sete di novità e originalità che spesso nascondono, dietro la povertà dell’opera, l’incapacità di fare e di dare forma e colore a un’idea e a un’emozione, di proporre una bellezza che sappia parlare ai nostri giorni e a quelli a venire, degna di essere contemplata e di durare. “L’arte moderna – scrive de Chirico – è la più grande responsabile della decadenza delle qualità morali e spirituali degli uomini nella nostra epoca. Possiamo dire che nessun’altra epoca è riuscita, non dico a far penetrare, poiché è impossibile, ma a portare il male, l’assurdo e la stupidità così vicino a quelle cose sublimi dello spirito che sono le differenti forme dell’arte, come lo ha fatto la nostra epoca per mezzo dell’arte moderna”. […] “

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Le riflessioni offerte mostrano come sia subentrata, in concomitanza con la seconda guerra mondiale, un’apertura verso il mistero divino che ha modificato la concezione esistenziale professata dal Maestro negli anni della Metafisica – quando riteneva che il mondo intero fosse il regno del “non senso” – e che si è tradotta sia in scritti teorici, sia in opere d’arte che sanno sorprendere, a partire dall’Apocalisse, le cui tavole sono realizzate nella seconda metà del 1940. “Nessuno– sottolinea Elena Pontiggia -, da almeno mezzo millennio, aveva disegnato un’Apocalisse così poco apocalittica come de Chirico. E nessuno, forse, ne aveva raffigurato gli eventi con tanta tranquilla serenità, venata in alcune parti da un candore addirittura fanciullesco. Il libro sacro più misterioso e terribile, tradizionalmente interpretato come profezia della fine del mondo (anche se in realtà è più una meditazione sulla dolorosa storia dell’uomo che sul suo destino escatologico e culmina con la luce sfolgorante della Nuova Gerusalemme e del trionfo dell’Agnello); le visionarie pagine giovannee, abitate da mostri e draghi, oscurate dalle tenebre dell’Anticristo e percorse dai flagelli orrendi dei Quattro Cavalieri, diventano in de Chirico un racconto fiabesco, insieme spontaneo e colto, soffuso in certi punti di un evangelico spirito d’infanzia, in altri di solenni accenti classici”.

Scrive il cardinale Gianfranco Ravasi: “Ancor oggi sul cavalletto del suo studio è collocata la copia incompiuta del celebre Tondo Doni di Michelangelo custodito agli Uffizi. Già nel 1921 Giorgio de Chirico, con grande rispetto, si era confrontato con questa Sacra Famiglia, “il quadro più difficile a interpretarsi e copiarsi”, come egli confessava. Giunto al crepuscolo della sua esistenza, il Pictor Optimus aveva compiuto questo estremo tentativo di venerazione per un soggetto religioso e per un artista così eccelso, e idealmente la sua mano si era fermata dopo aver colmato di colore solo il volto della Vergine Madre. Era questo il suggello simbolico a un lungo itinerario artistico che non aveva certo ignorato il sacro, inoltrandosi “oltre la metafisica”, lungo i sentieri d’altura dello spirito, tra i panorami delle grandi narrazioni bibliche”.

Il catalogo, grazie ai saggi e all’antologia di scritti del Maestro sull’arte sacra riportata in appendice – essenziale per la comprensione di un tema tanto trascurato dalla critica quanto rilevante invece per l’artista –, porta un contributo nuovo e fondamentale agli studi sull’opera del Pictor Optimus. Per Giovanni Gazzaneo: “Giorgio de Chirico è stato tra i pochi artisti del Novecento ad aver colto il paradosso del Cristo che è insieme il “più bello fra i figli dell’uomo” (Salmo 45,3) e l’Ecce homo senza “bellezza né apparenza” (Isaia 53,2). Sono questi i due volti sempre presenti nell’arte cristiana, come ha in più occasioni sottolineato Benedetto XVI: il volto del dolore (che il secolo scorso ci ha proposto nel segno della croce) e il volto della gloria (che il Novecento ha saputo esprimere molto raramente), entrambi belli perché espressione dell’amore più grande, quello che dà la vita. La Salita al Calvario e l’Apocalisse sono espressioni di questo paradosso antico di duemila anni eppure sempre nuovo, a cui de Chirico ha saputo offrire forma e colore”.

Milano, maggio 2012

IL SACRO NELL’OPERA DI GIORGIO DE CHIRICO. Oltre la Metafisica. Catalogo ragionato

A cura di Giovanni Gazzaneo ed Elena Pontiggia

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Catalogo promosso dalla Fondazione Crocevia in collaborazione con la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico

Silvana editoriale, pp. 288 – 180 illustrazioni a colori; Euro 45 – (www.silvanaeditoriale.it; tel. 02.61836287)

Per informazioni:

Crocevia – Fondazione Alfredo e Teresita Paglione

Via Appiani, 1; 20121 Milano

[email protected]

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tel. 02 36 755 700 – fax 02 36 755 701

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