Fabrizio Merisi -”Teca con tre pesci feriti e fasciati e insegna augurale” – 2011 – Gesso,frammenti di tela e fili, cera, fil di ferro, penne di pavone. Teca in multistrato e tempera bianca – 19x33x9 cm
GIORGIO SEVESO: Le reliquie domestiche di FABRIZIO MERISI – Recensione per Milano Arte Expo alla mostra presso Galleria Spazio Temporaneo di Patrizia Serra a Milano (MAPPA) Pesci fasciati. Relitti reliquie. Fascinazioni. L’esposizione prosegue fino al 2 giugno 2013 - Fabrizio Merisi affronta ormai da molti anni il tema del rapporto tra gli oggetti e il loro significato poetico ed emozionale. Un occhio attento alle torbide fascinazioni della pittura religiosa del Seicento e alle sue Vanitas, questa indagine definisce per lui i termini di una poesia d’immagine da meditazione, d’ordine soprattutto contemplativo, percorsa da brividi sottili e da silenzi inquietanti, che l’autore sa sempre caricare di intriganti parallelismi con la realtà esistenziale degli uomini d’oggi. Sull’eco di un “teatro crudele” alla Antonin Artaud, il sentimento della coscienza dell’uomo, centro di ogni contraddizione e di ogni fervore, si presenta per lui nel traslato dell’assenza o, meglio, di un’ombra antropomorfa dei sentimenti e del pensiero, condensata oggi nell’immagine del pesce, ovvero di povere e ruvide sardine abbandonate, ferite, torturate, in procinto di corrompersi come premessa alla trasformazione in nuova vita. O prendeva – ieri – le sembianze nitide e scabrose del teschio, emblema melanconico e pensoso che rimanda alla drammatica ineluttabilità della vita e della morte, in una silenziosità quasi metafisica di pittura splendida e tesissima. O, ancora, veniva ad animare i colori laccati d’affabile ironia di burattini o di altri giocattoli immobili e spauriti, che, composti in bell’ordine su incantati palcoscenici quotidiani d’ombre e di luci piatte, restituivano al dipingere una grazia tattile ma anche poetica d’altri tempi. >
Eppure, malgrado questi umori (e talvolta questi afrori) di un passato severo e rigoroso, le parche immagini di Merisi ci sono sempre apparse sorprendentemente attuali, inaspettatamente sollecite e reattive ai climi psicologici di questa nostra disincantata postmodernità, grazie alla loro voce rara e pulita, alla loro indenne, e affascinante, densità e qualità.
Teche, boccali, teatrini gremiti d’oggetti disparati, fitti di corpuscoli d’ogni genere tra pettini e conchiglie, frutti marciti, bucrani e cartigli misteriosi, decollazioni mistiche… Sono questi gli scenari sui quali si dipana l’ambiguo rebus della sua suggestione lirica, sospesa tra il calore urticante di una finissima autoironia e il fascino raggelato della più impietosa tra le contemplazioni.
Una volta ha scritto: “Sono pittore di ‘nature morte’, e lavoro solitamente nel chiuso del mio studio, mal sopportando non solo gli spazi aperti ma anche la contaminazione col ‘pubblico’ e con la estemporaneità. La sostanza della mia pittura si stratifica per lenta sedimentazione; gli spazi temporali sono rallentati e sfasati in rapporto alle scansioni dell’economico e del tecnologico: seguono un tracciato circolare, più attratto dallo zero assoluto interno che da una fuga progressiva verso l’esterno”. E ancora, in un’altra occasione: “Non guardo all’orizzonte con la speranza che appaia la terra promessa. Il mio piacere consiste nel camminare sul bordo estremo, guardando attentamente fra le pieghe del terreno nella speranza di trovare qualche piccolo seme di poesia, dimenticato e incalpestato…”
Fabrizio Merisi – “Cuscino, relitto, reliquia” – 2009/2012 – tela imbottita e cucita, corde, gesso, cartapesta, stelo di penna di pavone – 41x39x14 cm
-
Ecco dunque – come si vede – un artista parecchio distante dal “modello” oggi prevalente, concentrato da tutta una vita a manipolare materiali figurali di preziosa densità umana e di raro lirismo, conducendo un suo lavoro appartato e rigoroso, sempre di affilata tensione e di grande suggestione, con poche ma sceltissime mostre, con una attenta distillazione culturale dei fatti del contemporaneo, senza pregiudizi e senza miti.
Ieri realizzando le sue opere con una pittura rigorosa, liscia e scabra, misuratissima. Oggi invece – del tutto a sorpresa, senza mutare in nulla l’assorta natura della sua poetica – travasando e trasfigurando i suoi “teatrini”, che passano dal supporto della tela o dei fogli dipinti alla “messa in scena” oggettuale delle tre dimensioni, con un sapiente assemblaggio ed elaborazione di manufatti: tracce e lacerti ricavati e ricostruiti dal repertorio del suo immaginario e dalla sua cultura d’origine della “bassa” lombarda.
Sono frammenti di tela e tralci di potatura, lini e rami, pesci di gesso e garze, penne di pavone, bende e cartapesta, corde e fil di ferro. Come teatrini di meraviglie domestiche, come dimesse vanitas popolari o “messe in scena” di teche da naturalista contadino, reliquie pietosissime immaginate su risonanze surreali e indignazioni umanistiche, queste sue nuove opere stanno sospese tra pittura e scultura e installazione, tra ritrovamenti e ricombinazioni di memorie e simboli, tra scabrosità di relitti e sacralità di reliquie, aprendo tutta una nuova, ariosa profondità di prospettive alla magia delle sue immagini e alla portanza delle sue metafore.A dimostrare che, quando il talento è reale e la tensione poetica autentica, i mezzi dell’espressione possono anche mutare senza che nulla si perda della loro narrazione, senza che si appanni nelle preoccupazioni formali la lucentezza e il brivido del loro messaggio.
Giorgio Seveso
-
Giorgio Seveso, critico d’arte e giornalista
Siti Web: http://www.giorgioseveso.it e la rivista http://www.ricontemporaneo.org
Dalla presentazione di riContemporaneo.org: Queste pagine online esistono per sviluppare una critica al concetto attuale di arte contemporanea.Perchè nella nostra cultura, il senso comune ormai prevalente non considera arte contemporanea tutto ciò che viene realizzato oggi, bensì solo un particolare gruppo di linguaggi, di modalità e di tendenze, quelle, e non altre. E in questa visione (ormai quasi universalmente accettata) l’arte è definita contemporanea solo in base alla forma, a un gergo condiviso, alla esplicita appartenenza a scelte di gusto, di scuola o di linea, da cui pregiudizialmente si esclude ogni tendenza non omologata o rassegnata alla moda culturale prevalente.E allora: riprendiamoci il contemporaeo…
-
MOSTRE EVENTI EXPO A MILANO:
Fabrizio Merisi
PESCI FASCIATI Relitti reliquie fascinazioni
Galleria SpazioTemporaneo
a cura di Claudio Cerritelli
http://www.galleriaspaziotemporaneo.it/ - via Solferino 56 Milano - tel. e fax 02 6598056
dal 23 aprile al 2 giugno 2013
-
MAE Milano Arte Expo [email protected] ringrazia Giorgio Seveso per la collaborazione e per il testo Le reliquie domestiche di FABRIZIO MERISI.
-