Tocchiamo ferro, colleghi. C’è un altro guru che profetizza la morte dei giornali di carta e, come il mago Otelma, prefigura il ruolino della marcia funebre. I primi a dire addio al quotidiano da sfogliare saranno gli Stati Uniti nel 2017, seguiti da Gran Bretagna e Islanda nel 2019. Deadline mondiale nel 2040. Il novello Nostradamus si chiama Ross Dawson, esperto di comunicazione australiano e leading futurist (così si presenta sul suo sito).
Newspaper Timeline di Ross Dawson
Il suo rapporto – Newspaper Extinction Timeline – si basa su una serie di parametri considerati oggettivi:
FACTORS DRIVING THE PACE OF NEWSPAPER EXTINCTION
GLOBAL
Increased cost performance of mobile phones- Increased cost performance of tablets/ e-readers
- Development of high performance digital paper
- Changes in newsprint and print production costs
- Uptake of digital news monetization mechanisms
- Trends in advertising spend and allocation
- Development of open platforms
NATIONAL
Technology uptake
Fixed bandwidth availability and costs- Mobile bandwidth availability and costs
- Smartphone and e-reader penetration
Economic development
Economic growth rate- Wealth inequality
- Urban/ regional wealth disparity
Industry structure
Financial position of leading newspapers- Balance of advertising and print sales revenue
- Newspaper distribution structures
Demographics
Age structure, birth rates, and immigration- Degree of urbanization
- Increase in literacy
Government
Degree of regulation- Government financial support for media
- Censorship and obstruction
Consumer behaviors
Media channel preferences- Willingness to pay for news
- Relative interest in local and global news
I giornali di carta, dice Dawson, dovrebbero essere sostituiti da smartphone, tablet, eReader e altri dispositivi mobili. Perirà la carta, il modello della distribuzione, non il giornalismo, aggiunge il guru australiano. La transizione verso la distribuzione in rete, dipenderà infatti da fattori locali come sviluppo economico, regolamentazioni, sostegno pubblico all’editoria.
L’industria dell’informazione sta virando verso una realtà dominata dal contenuto e dalle connessioni sociali. Una rivoluzione potenzialmente positiva a patto che – scrive Dawson – “i media tradizionali sappiano reinventarsi e partecipare a questa fase di crescita”. I successori dell’iPad – “riconosciuto come il precursore” – saranno allora i mezzi principali di accesso alle informazioni. I modelli base (nel 2020) costeranno appena 10 dollari e spesso e volentieri verranno offerti gratuitamente – magari con l’abbonamento a un periodico. Quelli più sofisticati saranno invece “piegabili o arrotolabili” e “interattivi”.
Cambierà soltanto la distribuzione? No, dice Dawson. Il giornalismo subirà una mutazione: inchieste, servizi e notizie saranno dragati da orde di dilettanti supervisionati dai professionisti”. In opposizione al citizen journalism vi saranno però una serie di esperti di settore e firme importanti che, “grazie alla loro reputazione”, faranno da guida al pubblico. Reputazione che, una volta perduta, sarà però molto difficile da recuperare.
Prima dell’Italia, nella tabella dell’estinzione dei quotidiani, figurano il Canada e la Norvegia (2020), la Nuova Zelanda, la Spagna, la repubblica Ceca, Taiwan (2024), la Sud Corea, la Russia urbana, il Belgio (2026). Dopo l’Italia verranno invece paesi come la Francia (2029), la Germania (2030), il Giappone (2031), la Mongolia (2038) e l’Argentina (2039). Dal 2040 in poi sarà la volta del resto del mondo, conclude Dawson.
La copertina del saggio di Gwenyth L. Jackaway
Con tutto il rispetto dovuto a Ross Dawson, questo dibattito è vecchio come il cucco. C’è un bel saggio di Gwenyth L. Jackaway (Media at war: Radio’s Challenge to the Newspapers, 1924-1939) che ricorda cosa accadde negli anni Venti del Novecento, quando tutti pensavano che la radio avrebbe ucciso i giornali di carta.
La stessa disputa si accese negli anni Cinquanta del Novecento, quando gli editori dei giornali definivano parassiti i giornalisti televisivi. Nel 1955 i giornali contestarono vivacemente la decisione del Presidente Eisenhower di aprire i press briefing della Casa Bianca ai giornalisti televisivi. James Reston, famoso commentatore del New York Times, scrisse che la conferenza-stampa è uno strumento vitale per i processi democratici, “oggi sopraffatto dalla paraphernalia dei mezzi televisivi”.
Giornali di carta o sul tablet? La convivenza è possibile
Le tesi di Ross Dawson, d’altronde, sono state ampiamente precedute dal rapporto redatto da Google nel luglio scorso (Comments on Federal Trade Commission’s News Media Workshop and Staff Discussion Draft on “Potential Policy Recommendations to Support the Reinvention of Journalism” July 20, 2010), che ogni giornalista dovrebbe leggere.
Tranquilli, dunque. Per quanti utenti al mondo si abitueranno a leggere i giornali su iPad, saranno molti di più quelli che continueranno a sfogliare la carta.
Il problema non è (soltanto) tecnologico. Come scrisse – molti anni fa, nel 1998 – l’anonimo graffitaro su un muro della Facoltà di giornalismo del Québec: “L’Internet ne rendra pas intelligents les journalistes stupides. Mais il rendra encore plus intelligents les journalistes intelligents”.
fonti: Google, Ansa, Guardian