Il Codice Deontologico, al quale ogni giornalista italiano deve (dovrebbe) attenersi, non vale oltre i confini nazionali. Scrupolosi in patria (pena pesanti sanzioni da parte dell’Ordine dei giornalisti e del Garante per la Privacy), i cronisti italiani mollano la briglia all’estero. L’ultimo esempio è il caso Dominique Strauss-Khan.
L’articolo 8 del Codice Deontologico è chiaro:
Art. 8
Tutela della dignità della persona
1. Salva l’essenzialità dell’informazione, il giornalista non fornisce notizie o pubblica immagini o fotografie di soggetti coinvolti in fatti di cronaca lesive della dignità della persona, né si sofferma su dettagli di violenza, a meno che ravvisi la rilevanza sociale della notizia o dell’immagine.
2. Salvo rilevanti motivi di interesse pubblico o comprovati fini di giustizia e di polizia, il giornalista non riprende né produce immagini e foto di persone in stato di detenzione senza il consenso dell’interessato.
3. Le persone non possono essere presentate con ferri o manette ai polsi, salvo che ciò sia necessario per segnalare abusi.
Insomma, fosse successo in Italia, nessun giornale, telegiornale o sito web, avrebbe mostrato l’ex direttore del FMI con le manette ai polsi.
Né i cronisti si stanno dimostrando teneri nei confronti della vittima della (finora presunta) violenza sessuale, esposta al pubblico ludibrio. Forse ha l’AIDS, scrivono i giornali italiani.
Eppure il Codice Deontologico stabilisce che:
Art. 10
Tutela della dignità delle persone malate
1. Il giornalista, nel far riferimento allo stato di salute di una determinata persona, identificata o identificabile, ne rispetta la dignità, il diritto alla riservatezza e al decoro personale, specie nei casi di malattie gravi o terminali, e si astiene dal pubblicare dati analitici di interesse strettamente clinico.
2. La pubblicazione è ammessa nell’ambito del perseguimento dell’essenzialità dell’informazione e sempre nel rispetto della dignità della persona se questa riveste una posizione di particolare rilevanza sociale o pubblica.
Inoltre, la vittima di reati sessuali va sempre tutelata, né il giornalista può rivelarne il nome oppure fare in modo che la si possa identificare o rivelare il suo domicilio (articoli 3 e 5 del Codice Deontologico).
Quando la notizia è all’estero, il Codice non vale. Ad esempio, in Italia si oscurano i volti dei bambini ammalati, se poi sono negri (si, in questo caso negri e non neri), stanno in Africa e hanno l’AIDS, possiamo pure mostrarveli in primo piano.
In questi giorni non è un bel leggere o vedere, cari colleghi. Che vergogna, che tristezza!