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Giornalisti e conformismo

Creato il 17 novembre 2014 da Redazione Firstmaster Magazine @FirstMasterFad
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«Il conformismo, la sciatteria, la sudditanza culturale, il servilismo e il carrierismo sono i primi motori di omologazione dei media tradizionali. Una speranza viene da Internet».

Così scrive Carotenuto (il noto docente di giornalismo), nel suo studio sulle prospettive del giornalismo: “Giornalismo partecipativo. Storia critica dell’informazione al tempo di Internet”.  E continua: “nella nebulosa informativa, i media personali di comunicazione di massa, dove milioni di liberi cittadini possono dire la propria, libertà di stampa vuol dire biodiversità informativa e giornalismo come bene comune.
La Rete offre sinapsi e tecnologia libera, rompendo la gabbia della concentrazione editoriale. Abbassando l’asticella permette a milioni di soggetti di far circolare notizie non filtrate dal mainstream.
Con luci e ombre, da molto prima della nascita dei blog, del Web 2.0, dei social network, la Rete ha reso possibile un giornalismo diffuso e partecipativo, dal basso, ma non per questo meno verificabile. Se i media tradizionali si basano sulla cooptazione, il “giornalismo partecipativo” fonda la propria autorevolezza sulla revisione tra pari caratteristica della comunità scientifica e sulla comunicazione aperta. Siamo di fronte a un’erosione del latifondo mediatico e a una Riforma agraria dell’informazione?”

È proprio grazie ad Internet che, secondo Carotenuto, si sta verificando la riforma sociale più significativa dall’epoca della rivoluzione protestante di Lutero: la Riforma agraria dell’informazione, la redistribuzione spontanea del latifondo informativo.
“Indipendentemente dalla loro natura, i latifondi informativi dei media mainstream al tempo di Internet, vengono ogni giorno erosi e redistribuiti tra i cittadini mediattivi. La caduta di credibilità, che fa spostare il pubblico verso il giornalismo partecipativo, è nei numeri”.
Spiega l’autore che “il giornalismo partecipativo sottrae spazio all’oligarchia dei media per  dividerlo tra i cittadini esattamente come una riforma agraria redistribuisce la terra a chi la lavora togliendola ai latifondisti dell’informazione. (…) Usando gli strumenti offerti dalla rete i braccianti dell’informazione possono impegnarsi, con passione e ingegno nella cura di piccolissime, piccole o perfino medie parcelle di terreno personali, oppure riunirsi in cooperative di piccoli produttori.
Raramente sono orientati da un’aspettativa di guadagno personale. Piuttosto essi “scrivono per passione civile vedendo nella Rete uno strumento per combattere l’atomizzazione sociale, per far conoscere il lavoro delle associazioni di cui fanno parte saltando le mediazioni tradizionali”.

Quello che è in gioco non è quindi semplicemente la perdita di appeal e di pubblico da parte della carta stampata o della televisione. In gioco è il cambiamento antropologico del modo in cui le persone pensano, producono cultura, guardano al mondo, informano sè stessi e gli altri.
Recensione di Rita Calabrese

Gennaro Carotenuto “Giornalismo partecipativo. Storia critica dell’informazione al tempo di Internet” Nuovi Mondi Ed., pp. 351.


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