Magazine Diario personale

Giornalisti penosi

Creato il 23 dicembre 2014 da Ritacoltellese
Come in ogni professione e mestiere c'è chi è penoso e chi è bravo: le sfumature nel mezzo non fanno storia.
Piccola rassegna stampa sull'argomento da questo blog:
9 ottobre 2014 "Scoop fasulli"
Commento ad una notizia riportata da una giornalista del quotidiano "Il Messaggero"
Già da tempo ho constatato che sia la stampa sia le TV danno notizie che in realtà NON LO SONO. Spesso in TV appaiono medici che pubblicizzano "scoperte" di tecniche nuove quando gli addetti ai lavori le praticano da decenni! Dipende dalla scarsa professionalità di certi giornalisti o si vuole favorire qualcuno in cerca di pubblicità per alzare le proprie quotazioni?   

Ho già scritto sull'assurda abitudine, imposta soprattutto dal giornalismo televisivo e cartaceo, di usare termini inglesi per tutto, anche quando la stessa cosa si può dire con parole italiane comprensibili a tutti. Dicono che però è necessario che gli italiani conoscano le lingue. Va bene, ma non è infarcendo le informazioni giornalistiche di termini inglesi sia per l'economia, sia per la scienza, sia per qualsiasi sciocchezza, che la gente imparerà l'inglese. I giovani, freschi di studio, lo sanno più degli adulti e degli anziani, ma non necessariamente debbono sapere e capire termini specifici e specialistici. Dunque questo modo di esprimersi di chi fa informazione è sciocco ed anche snobbistico. Fare informazione vuol dire arrivare a tutti, far capire a tutti, altrimenti che informazione è? Personalmente sono fra gli anziani che l'inglese lo hanno studiato per cinque anni, che lo hanno rinfrescato con corsi nel luogo di lavoro e viaggiando: sono dunque una privilegiata rispetto alla media della gente della mia età, ma a volte anche della gente più giovane di me. Eppure questo giornalistico italico sistema mi irrita, perché lo ritengo una mancanza di considerazione per tutti coloro che non conoscono l'inglese, ma hanno diritto di capire lo stesso quello che la televisione e la radio di Stato dicono. Altrimenti dichiarassero che parlano per pochi eletti e arrivederci e grazie! Prendo l'esempio che ho messo nel titolo del post. Sapete cosa vuol dire? STRETTA DEL CREDITO, da parte delle banche ovviamente! Ebbene, visto che si può dire in due parole italiane comprensibili a tutti, perché dirlo con due parole inglesi che non capisce nessuno, nemmeno chi l'inglese lo sa?  E' stupido, anche perché un professore di Economia Aziendale della Luiss, ospite oggi nella trasmissione RAI Uno Mattina condotta da un giornalista bravo e gradevole come Duilio Giammaria, ha ammesso sorridendo che in effetti Credit Crunch si potrebbe dire benissimo Stretta del Credito. Inoltre è cosa spiegabile con parole semplici: le banche non danno soldi alle imprese ed alle famiglie perché non possono più permettersi i mancati rientri e le inevitabili sofferenze.

sabato 18 gennaio 2014

Quando sentiamo una notizia o leggiamo un libro ci aspettiamo che chi ha scritto abbia prima acquisito una certezza, altrimenti la sua credibilità non può costituire un riferimento. Passi per il giornalismo che, data la velocità in cui si svolge, può essere a volte inesatto o peggio... Comunque è sempre passibile di correzione successiva, ma in letteratura, se l'affermazione inserita in un dato contesto si rivela inesatta, lo scrittore perde ogni credibilità.

domenica 18 agosto 2013

I telegiornali debbono dare le notizie in un tempo ristretto, breve, ma questa non è né può costituire una scusante a come vengono date. Si può, anche in un minuto, dire le cose in modo corretto e non necessariamente elusivo, superficiale, oppure fuorviante.  Mi ha colpito, fra mille brutte notizie, quella del suicidio di un ragazzino di quattordici anni dovuto, così hanno ripetuto i telegiornalisti, alla sua omosessualità e, subito, hanno legato tale triste evento all’urgenza della legge contro l’omofobia. La superficialità nel dare le motivazioni di una omosessualità certa, usandola poi come precipitoso pretesto per spingere su una legge che sottolineerebbe ancora di più la condizione della persona omosessuale come “particolare”, fa parte di quel giornalismo diseducativo volto a formare un pensiero di massa rozzo e dunque scorretto. Come si fa a dire con assoluta certezza che il quattordicenne che si è gettato dalla terrazza di un condominio “era omosessuale”. Non basta certo il fatto che egli l’abbia scritto, che egli lo temesse, anzi, ne fosse certo. A quella età non si può essere certi di nulla, dunque il modo corretto di dare la notizia è: “Si è ucciso lasciando un biglietto in cui ha scritto di essere omosessuale”. Per poi commentare brevemente: “Timore che poteva essere legato alle incertezze tipiche della pubertà che si affaccia all’adolescenza.” Ma come si fa a bollare questo sventurato giovanissimo suicida dando per certa la sua temuta e presunta condizione sessuale? Come si fa ad utilizzarla con rozzo realismo per una legge inutile di cui tanto si parla per le solite ragioni demagogiche? Lui era convinto di esserlo omosessuale, ma chi può dire che lo fosse veramente? Chi può dire che non fosse influenzato dal gran parlare che di questa condizione si fa? Chi può dire che semplicemente si sia smarrito in una crisi adolescenziale che nessuno ha capito? Chi può non riflettere che egli poteva essere soltanto un ragazzino insicuro di sé, che doveva ancora trovarsi, e che gli stimoli sciocchi e superficiali di coetanei, che si affacciano anche loro sul mondo della sessualità senza capirci molto,  possono aver spinto ancora di più in un vicolo cieco di insicurezza? Sta a chi pretende di svolgere un mestiere come quello dell’informazione, della comunicazione, la capacità di dire le cose in modo corretto, non fuorviante; soprattutto, ma l’asservimento a questa o a quella corrente politica rende questo aspetto più difficile, non utilizzando le notizie per spingere su cose che certa politica vuole imporre al pensiero collettivo. In questo caso una legge fatta apposta per l’omofobia, quando esistono già leggi che puniscono ogni tipo di discriminazione e basta, volendo, solo aggiungere a quel reato una specifica in più!  Tante leggi e, nell’eccesso, nessuna giustizia.  
Non c'è dunque certo da meravigliarsi se spesso leggiamo errori che danno conto della superficialità di chi dovrebbe informarci; ciascuno di noi, leggendo qualcosa di persone o ambienti che conosce da vicino, ride leggendo errori marchiani del giornalista penoso di turno: capita, ad esempio, che attribuiscano a persone, che sappiamo bene chi sono, titoli e ruoli che non sono i loro, scrivendo di fatto il falso. Ma che razza di informazione è dare un dato che è falso? E' una non notizia. 

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