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Giornata della Marina Militare, omaggio a LUIGI RIZZO.

Creato il 10 giugno 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
In_velocitàUna caratteristica tipica di noi italiani è che veneriamo tanti miti fasulli, spesso decorandoli con medaglie che non hanno mai meritato, sovente accredidandoli di una saggezza che non hanno mai avuto (parlo per esempio dei “miti” politici), quasi sempre glorificandoli con una santità (quanti santi tra le nostre sponde!) decisamente di comodo; last but not least, quando il tempo “televisivo” pare propizio affoghiamo tanta ruffianeria in un mare di retorica tramite la proposizione di una “ficsssion” agiografica molto nazional-popolare, eccezionalmente interpretata dai soliti autori noti (più che altro perché sono sempre lì, non si riesce a scacciarli manco a cannonate!).

Un’altra caratteristica tipica di noi italiani è il fatto che sappiamo obliare come “niuno” i veri eroi che – in barba a tutti gli sforzi istituzionali fatti perché ciò non fosse – hanno davvero saputo fare grande il nostro popolo. Uno di questi eroi è stato senz’altro il capitano di corvetta LUIGI RIZZO. In questo giorno di festa della nostra Marina Militare mi piace riproporne un ritratto riprendendolo dal sito del Ministero della Difesa. Speriamo che, dovunque egli sia, gradisca l’intenzione.

I also hope you enjoy it as much as I did! RB

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Luigi RIZZO
Capitano di corvetta

2 Medaglie d’oro al Valor Militare

Giornata della Marina Militare, omaggio a LUIGI RIZZO.Luigi Rizzo è l’Ufficiale che meglio di tutti ha rappresentato lo spirito ardimentoso della Marina Militare nella Prima Guerra Mondiale dimostrando doti di coraggio, forza spirituale e coerenza morale davvero uniche.
Egli nasce a Milazzo (Me) l’8 ottobre 1887. Cresce in una famiglia dove il mare e l’amor di Patria sono elementi imprescindibili dell’educazione dei figli. Nipote, figlio e fratello di marinai, si avvia fin da subito alla vita di mare imbarcandosi a otto anni sulla nave comandata dal padre, dimostrando di possedere piede marino e ottima predisposizione.
Nei 1905, non ancora diciottenne, ottiene la licenza d’onore all’Istituto Nautico di Messina ovvero il diploma di aspirante al comando di navi mercantili.

Imbarcatosi come mozzo apprendista sul veliero Speme sulla rotta Genova Buenos Aires, rischia il naufragio nelle vicinanze di Capo Horn. Dopo ulteriori esperienze a bordo della Siciliano e della Livietta, nei primi mesi del 1912 raggiunge i traguardi da lui tanto desiderati: diventare Capitano di Lungo Corso e il 17 marzo assumere il grado di Sottotenente di Vascello di complemento della Riserva Navale nella Marina Militare.
Nel 1912 lavora per la Commissione Europea del Danubio nel Mar Nero e merita una medaglia per il suo eroismo per aver salvato, al comando di una pilotina, un piroscafo da sicuro affondamento.
Nell’estate del 1914 rientra in Italia perchè richiamato alle armi prima alla Maddalena e poi, come istruttore, a Venezia. Il precipitare degli eventi lo porta a richiedere di entrare in azione ed è allora che inizia la sua storia di affondatore, il soprannome con il quale è maggiormente conosciuto.

Sin dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale si distingue, infatti, prima nella difesa marittima di Grado, ottenendo una medaglia d’argento al valor militare, poi, trasferito nella nuova arma dei MAS, per la partecipazione ad audaci missioni di guerra per le quali merita 2 medaglie d’oro al valor militare, 3 d’argento e  la promozione a Tenente di Vascello per meriti di guerra.
Tra le imprese da ricordare l’azione del dicembre 1917, per la quale gli è conferita la prima medaglia d’oro al valor militare ovvero l’affondamento, a mezzo siluri lanciati dal MAS da lui comandato, della corazzata Wien nelle acque del porto di Trieste.
Nel  febbraio 1918 è protagonista della Beffa di Buccari, un’azione all’interno del sistema difensivo austriaco che, pur non ottenendo risultati concreti, risolleva lo spirito delle forze armate italiane dopo la sconfitta di Caporetto. In tale circostanza viene coniato da Gabriele D’Annunzio il motto del MAS: Memento Audere Semper.

Con l’azione, detta di Premuda perchè si svolge nelle acque prospicenti quest’isola della Dalmazia, viene insignito della seconda medaglia d’oro al valor militare. La notte del 10 giugno Rizzo riesce a colpire e ad affondare la corazzata Santo Stefano mentre dirige con la flotta austriaca verso lo stretto di Otranto per forzarne il blocco degli alleati. La perdita della Santo Stefano rappresenta un colpo troppo duro per la Marina Austro-Ungarica, che da quel momento sospende ogni azione sul mare. In onore di questa vittoria la Marina celebra la sua festa proprio il 10 giugno.

Finita la guerra, nel 1919 partecipa all’impresa di Fiume, dove ricopre anche la carica di Comandante della flotta del Quarnaro, e l’anno dopo lascia il servizio attivo con il grado di Capitano di Fregata. Nel 1929 ricopre la carica di Presidente della Società di Navigazione Eola di Messina.

Nel 1935, per meriti di guerra, è insignito del titolo di Conte di Grado e, nel 1941, di Premuda.
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale rientra in Marina per occuparsi della difesa del Canale di Sicilia, ma è presto dispensato dal servizio per assumere, da Ammiraglio di Squadra della Riserva Navale, la Presidenza, del Lloyd triestino prima, dei Cantieri Riuniti dell’Adriatico poi. In tale incarico, dopo l’otto settembre, ordina il sabotaggio dei transatlantici e dei piroscafi affinché non cadano in mano tedesca. Per questa sua direttiva è deportato in Germania. Rimpatriato al termine del conflitto, muore a Roma il 27 giugno 1951.

Featured image, Incrociatore leggero classe Duca degli Abruzzi


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