Se questo è un uomo
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.
Primo Levi
Vorrei leggeste questo splendido racconto di Spartaco Mencaroni di cui riporto l’incipit invitandovi a entrare nel gelo dell’odio, che l’autore ha saputo rendere in modo splendido. Vorrei anche fosse ben chiaro che quei crimini furono compiuti da esseri umani, perfettamente in grado d’intendere e di volere. Vorrei inoltre ricordare, che non furono solo i politici a volere quegli orrori, ma interi popoli, silenziosi, indifferenti e accondiscendenti.
“Il vento, nel camino, sputa fiocchi sporchi, che muoiono sulle braci con sibili rabbiosi. E’ una sera fredda.
Guardo quelle scintille di ghiaccio e mi chiedo se vengano dal piccolo campo. Dicono che è vicino, oltre i mulinelli di neve, nascosto dal sospiro lugubre del vento. E’ coperto da un sudario di bruma e protetto con un muro di spine. Contorte, di freddo metallo; goccia a goccia, vi stilla una livida rugiada.
Là banchi di ceneri morte galleggiano nel cielo nero, poi ricadono in una pioggia di sangue e di lacrime, che insozza i campi e avvelena la terra.” continua