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In questa giornata particolare ho letto i commenti degli utenti su alcuni siti di quotidiani online. Non mi stupisce, ma mi innervosisce, chi ancora colpevolizza e stigmatizza coloro che contraggono il virus dell'HIV, affermando che le colpe sono solo loro. Chi dice forte e chiaro (come Agnoletto sul "Fatto quotidiano") che lo Stato e altre istituzioni sono responsabili in quanto nulla si è fatto sul fronte dell'informazione e della prevenzione, dice una verità importante. In questi giorni un mio paziente mi raccontava di quei terribili anni Ottanta in cui lui fu tra i primi a recarsi a fare il test, appena reso disponibile (e solo in pochi centri), per un senso suo di responsabilità. Certamente il suo comportamento gli ha salvato la vita. Ricordava anche i tanti amici morti (la comunità omosessuale fu la prima a essere fortemente colpita) e il forte impatto che ciò provocò nelle coscienze individuali. Ascolandolo, immediatamente ho ricordato il passo di un libro: "L'imperatore del male. Una biografia del cancro" di Siddhartha Mukherjee. In alcune pagine si racconta di come la solidarietà nella comunità gay (il riferimento specifico è a quella statunitense) abbia creato una rete di solidarietà per assistere chi ne aveva bisogno, attraverso associazioni, ma anche grazie ai singoli individui. Inoltre fu forte la campagna d'informazione che, appena il virus si diffuse anche tra gli eterosessuali, si estese a tutti. Io stesso ricordo un'adolescenza dove il messaggio era chiaro e inequivocabile, fino ad arrivare a capire che l'AIDS riguardava tutti. Oggi i nostri giovani (etero e gay) non hanno una coscienza nata dall'esperienza del dolore (per fortuna, dico io). Manca un'informazione capillare, non si parla in modo naturale del fatto che il preservativo va usato sempre e che in caso di dubbio va fatto il test per poi riprendere i rapporti in modo protetto. Non è vero che non ci sono responsabilità. Noi genitori, per primi, spesso non siamo in grado di parlare ai ragazzi di sessualità e impediamo che lo facciano a scuola, come se parlando di sesso si invitasse i giovani a diventare sfrenati e disinibiti. Un accenno anche a "Philomena" di Martin Sixsmith. Vi si racconta di come comportamenti sessualmente sconsiderati possano venire anche dalla disistima, dal voler autopunirsi, dal non essere accettati. Anche l'amore ha il suo ruolo. Sfumature che sono difficili da descrivere in poche righe. Ma che un libro sa ben spiegare.
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