foto dal blog Geograficamente
Affermare che l'acqua è un diritto è un dovere per tutti noi (nonostante alcune buone intenzioni le Nazioni Unite non sono riuscite ad affermare ancora questo principio, ostaggio di chi l'acqua la vende e ci guadagna).Quest'anno le Nazioni Unite dedicano un approfondimento all'acqua come fonte di lavoro per raccoglierla, trasportarla, venderla e distribuirla.Un lavoro che per alcuni rappresenta una necessità per la sopravvivenza poichè il solo atto di procurarsi l'acqua necessaria per la vita costituisce un impegno massacrante e quotidiano.
Nel primo anno di vita Sancara dedicò la Giornata Mondiale dell'Acqua raccontando la storia del Lago Ciad, un lago endoreico che è stato quasi completamente prosciugato dall'intervento dell'uomo. Quest'anno andiamo a vedere unaltro scenario africano che rischia di trasformarsi in una catastrofe umanitaria.La storia di Gibe III, una colossale diga in cemento armato costruita dalla ditta italiana Salini-Impregilo sul fiume Omo è una storia relativamente recente. L'appalto dell'Ethiopian Electric and Power Corporation è stato "vinto" nel luglio 2006 dalla ditta italiana che si aggiudicata a trattativa diretta la somma di 1470 milioni di euro (di cui una parte frutto della Cooperazione internazionale italiana e una parte da parte di banche commerciali cinesi) per un opera in cui molte sono le perplessità sull'impatto ambientale (assolutamente poco studiato nella fase di progettazione) sul sistema delle piene del fiume Omo e sul grande bacino del lago Turkana (dove si riversa il fiume). Il grande progetto delle dighe sul fiume è iniziato nel 1988 con la costruzione di Gibe 1 e prevede ancora un altro step chiamato Gibe 4.
La diga, che con i suoi 246 metri d'altezza, rappresenta la più grande d'Africa pur terminata ufficialmente nel giugno 2015 si stima abbia bisogno di tre anni per entrare nel pieno delle sue funzioni: ovvero il riempimento dell'enorme bacino artificiale e la produzione a regime, attraverso 10 turbine da 1870 MW complessivi, di 6500 Gwh/annui
Gli esperti, e qui vengono le note dolenti, stimano che il flusso del fiume Omo sarà ridotto del 70% e che il livello medio del lago Turkana si abbasserà di circa 6 metri (che per un lago che ha una profondità massima di 31 metri, rappresenta un'enormità).
Quello che a tutti non è ben chiaro è che lungo il fiume, nella valle dell'Omo e del Lago Turkana vivono oltre 500 mila persone, appartenenti a gruppi etnici che ancora hanno un forte legame e dipendono dalla natura e dal suo corso. Popolazioni che rappresentano la storia non solo dell'Etiopia e dell'Africa ma, quella più in generale del nostro mondo. Luoghi in cui, con ogni evidenza, è iniziata la nostra cività. Sono anche luoghi con una grande biodiversità ed un equilibrio già fragile.
Queste popolazioni (tra cui Mursi, Daasanach, Bodi, Karo e Kwego) , isolate e non in grado di tutelarsi da sole, rischiano la vita nel silenzio del mondo.
Tra le organizzazioni non governative che maggiormente si sono battute, e continuano a farlo, per il diritto dei popoli della Valle dell'Omo vi segnalo International Rivers e Survival International quest'ultima recentemente ha anche denunciato la ditta costruttrice colpevole di non aver tenuto contodei rischi ambientali, di averli sottovalutati e di aver fornito, in tutti questi anni false rassicurazioni alle popolazioni. Ma assieme a loro altri hanno alzato la voce.
Insomma nel mondo, per fortuna, c'è ancora chi è disposto a lottare perchè il futuro sia diverso. Perchè diritti e l'ambiente non sia sacrificati al Dio denaro, perchè i patrimoni anche umani, che hanno fatto la nostra civiltà, non siano abbandonati e ignorati.
Ben vengano dunque le giornate volute per riflettere, ma che esse siano solo il punto di partenza di una nuova idee per il nostro futuro.
Ecco il link all'UN Water Day
Lo scorso anno, in occasione del Water Day, Sancara pubblicò una raccolta di post sul tema dell'acqua apparsi su questo blog. Vi ripropongo il link, per chi vuole approfondire.