Venerdì prossimo, il 10 ottobre, è la Giornata mondiale della salute mentale, quest’anno dedicata alle persone che vivono con la schizofrenia, siano esse pazienti, familiari, psichiatri, psicologi, educatori, politici, la società tutta. Già lo scorso anno ho scritto un post su questa giornata voluta dall’Organizzazione mondiale della sanità e, se ne scrivo un altro, è perché, dopo quindici anni trascorsi a occuparmi di riabilitazione psico-sociale, sono anch’io una persona che ha vissuto e vive con la schizofrenia, o meglio con le schizofrenie.
“La società dovrebbe dare la possibilità a tutti di vivere con dignità”,
Franco Basaglia nella fiction C’era una volta la città dei matti
Che cos’è la schizofrenia
Dico schizofrenie, al plurale, perché la schizofrenia è davvero un disturbo che può presentarsi in tanti modi quante sono le persone che ne soffrono. I sintomi sono vari e non necessariamente compresenti:
- il pensiero può essere alterato, disordinato, confuso, idem il linguaggio, l’attenzione, la concentrazione, la memoria;
- le emozioni a volte sembrano assenti, mentre altre volte c’è una ipersensibilità che fa vivere in modo drammatico eventi che ad altri appaiono irrilevanti o spinge a reazioni che lasciano di stucco chi guarda da fuori;
- può esserci una enorme difficoltà a entrare in relazione con gli altri, così che anche cose che tanti valuterebbero come semplici e banali, ad esempio chiedere un bicchiere d’acqua al bar, si caricano di pensieri angosciosi che le rendono imprese titaniche;
- alcune persone che soffrono di schizofrenia hanno allucinazioni o deliri, cioè vedono, sentono o pensano cose che nella realtà non esistono.
Anche le cause della schizofrenia sono varie, e sono vari i modi per riuscire a convivere con questo disturbo che, inutile girarci intorno, è spesso devastante.
Vivere con la schizofrenia
Un disturbo devastante ma trattabile. Secondo gli studi, le persone che soffrono di schizofrenia e che superano questo disturbo in modo completo o quanto basta per vivere quasi autonomamente sono in una percentuale compresa tra il 25% e il 60%.
Certo, riuscire a vivere bene nonostante la schizofrenia, non è semplice. Nella pubblicazione dell’Organizzazione mondiale della sanità sono riportate diverse testimonianze di persone che hanno raggiunto un buon compromesso con la schizofrenia. A piacermi di più è il contributo di Janet Meagher che scrive:
Vivo con la schizofrenia da quando avevo venti-venticinque anni e ho raggiunto uno stadio in cui ho fiducia nella mia capacità di vivere una vita soddisfacente e di integrare nella mia vita i sintomi che ancora permangono, senza che questi abbiano un impatto troppo negativo. Ho accettato la schizofrenia e non la considero più un problema che deve essere “trattato” o eliminato ma un aspetto “normale” di me che semplicemente devo gestire e tenere sotto controllo. Questa impostazione mentale è difficile da mettere in pratica e da imparare ma mi permette una vita di qualità e la possibilità di raggiungere una parte del mio potenziale rimanente.
Mi viene in mente Temple Grandin quando dice che l’autismo è soltanto una parte della sua personalità. Oltre all’autismo c’è molto altro.
La recovery
Janet Meagher ben descrive quello che da diversi anni è l’obiettivo degli interventi attorno alla schizofrenia, si tratti di farmaci, psicoterapia, riabilitazione, inserimento lavorativo, psico-educazione delle famiglie, gruppi multi-familiari, gruppi di auto-mutuo-aiuto ecc.: la recovery.
Avere come obiettivo la recovery significa lavorare affinché la persona viva, a dispetto del disturbo di cui soffre, in modo autonomo, al meglio delle sue potenzialità, secondo gli scopi che ha scelto. Significa lavorare non solo per la scomparsa dei sintomi, ma per la qualità della vita.
Ringrazio l’Organizzazione mondiale della sanità per avermelo ricordato.
Per approfondire
10 ottobre 2013, Giornata mondiale della salute mentale
6 film sulla schizofrenia, dal Solista a Birdy
Il lato positivo dell’ autismo e Temple Grandin
Storie di città: riabilitazione psichiatrica e soggettività
Disturbi mentali e violenza: c’è un nesso?
Rosalia Giammetta, psicologa e psicoterapeuta, si occupa di adulti e adolescenti, a Roma. In particolare, è specialista in disturbi d’ansia e depressione e nella prevenzione dei comportamenti a rischio. Ha condotto numerose attività di formazione e ha pubblicato il volume L’adolescenza come risorsa. Per saperne di più, visita la sua pagina personale e leggi gli altri articoli.
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