Il 31 maggio si celebra ogni anno, a partire dal 1987, la “giornata mondiale senza tabacco“.
L’ evento indetto dall’OMS e organizzato dalla Lilt (Lega italiana per la lotta contro i tumori) ha come obiettivo quello di informare e sensibilizzare le persone sui rischi derivanti dalla dipendenza dal fumo e sulle malattie che questa comporta, ma anche contribuire alla salvaguardia dell’ambiente.
Quindi stop alle sigarette per almeno 24 ore e stop ai mozziconi che invadono spazi pubblici e giardini.
LA NORMATIVA. Nel gennaio 2005 la legge Sirchia introdusse il divieto di fumo in tutti i locali chiusi pubblici e privati, al fine di tutelare la salute dei non fumatori. Oggi si punta all’estensione del divieto a parchi, stadi, giardini pubblici, cortili degli ospedali e delle scuole: sono molti i Paesi europei che hanno già adottato questi provvedimenti.
L’ECONOMIA DEL TABACCO. L’utilizzo del tabacco presenta però delle forti implicazioni economiche. Sono infatti ingenti i finanziamenti derivanti dalla produzione di tabacco e dalla collaborazione tra coltivatori e aziende produttrici di sigarette; senza parlare degli effetti che la filiera del tabacco ha sull’occupazione.
La Campania è la prima regione produttrice di tabacco in Italia con la metà dell’intera produzione nazionale.
Il 24 aprile 2013 il presidente Coldiretti Sergio Marini, intervenuto a Napoli nel corso di un incontro organizzato con Philip Morris, ha lanciato un appello: “C’è una cultura da salvare e la battaglia va fatta sulla qualità, sulla distintività e l’italianità “. Importante secondo Marini è la capacità degli imprenditori di siglare degli accordi solidi.
Proprio su queste basi poggia un accordo tra Coldiretti e Philip Morris Italia per gli acquisti di tabacco italiano che di fatto ha accorciato la filiera a difesa della redditività e per salvaguardare l’occupazione.
Due implicazioni contrastanti quindi quelle che vedono da un lato la lotta contro il fumo, le malattie e l’inquinamento che questo comporta, e dall’altro la filiera del tabacco che contribuisce anche all’occupazione.
Quale soluzione dunque?
Il tabacco viene oggi utilizzato in particolare nella produzione di sigarette e simili. Ma ciò non vuol dire che non si possano individuare degli usi alternativi dello stesso.
USI ALTERNATIVI DEL TABACCO.
I nativi americani usavano il tabacco per provocare stati di trance a scopo curativo o religioso (questa pratica era riservata a sciamani e guaritori), dato che, se assunto in dosi molto elevate, provoca effetti allucinogeni. I colonizzatori europei impararono successivamente a fumarlo ed esportarono la pratica in Europa (FONTE: Wikipedia). Ancora oggi il tabacco viene consumato principalmente fumandolo.
Vi sono però degli usi alternativi, molti dei quali in fase di studio, che potrebbero costituire una sorta di compromesso tra la salvaguardia della salute da un lato, e il sostenimento della filiera produttiva dall’altro.
Ecco alcuni esempi:
#1 Ricerca bio-medica:
- prevenzione e cura del morbo di Parkinson;
- prevenzione Alzheimer;
- produzione di vaccini.
#2 Cosmesi:
le piante del tabacco hanno delle proprietà antiossidanti che favoriscono la sintesi e la stabilità del collagene.
#3 Produzione di olii e zuccheri per bio-carburanti.
#4 Produzione di cellulosa per la carta.
#5 Utilizzo nell’industria tessile.
#6 Utilizzo come antiparassitario.
Se volete approfondire l’argomento cliccate qui (FONTE: Città del tabacco).
Purtroppo la ricerca di usi alternativi del tabacco non risolve il problema del fumo e della dipendenza da esso.
Per questo non si può fare altro che confidare nella buona volontà dei fumatori. Mettendo da parte le varie sigarette elettroniche, cerotti e prodotti vari, io credo che solo la forza di volontà può aiutare seriamente a smettere di fumare.
Come si suol dire “volere è potere“.