Piove e il fiume che attraversa Treviso sembra rispecchiare un cielo azzurro che non esiste. Al rumore della pioggia che si amplifica sotto i portici si aggiunge quello dei mulini antichi stretti tra una casa e l’altra. I fiori rossi rampicanti di un balcone sembrano ancor più rossi, come i palloncini del Giro che sono ovunque.
Treviso è un piccolo incanto di negozi luccicanti e ponti e piazze. C’è una giostra coi cavalli che sembra un carillon. C’è un signore che pedala in pantaloncini corti su un’improbabile bicicletta sonora. Un passante passa e sussurra: “Xe matto queo lì!”
E’ solo il Giro. Festa che neanche la pioggia può spegnere. La gente si raduna attorno ai pullman imbacuccata nelle mantelline e nei k-way. I bambini corrono di qua e dì là, schizzano nelle pozzanghere, a loro non serve l’ombrello, basta vincere la gara delle borracce con gli amici. I rulli vuoti che già gocciolano di pioggia. Le selle, i telai. Poi piano piano gli asciugamani, i caschi. E i ciclisti.
Una cronometro attraverso le colline e le sue viti, paesi che si fermano per aspettare tutti quanti, dal primo all’ultimo. E’ la prima volta che guardo un corridore pedalare una crono dall’ammiraglia ma per spiegare questo non basta una pagina di questo diario di viaggio frettoloso e tutto sensazioni, con tanti punti e poche virgole.
Questa, di pagina, è umida di quell’umido che senti nelle ossa quando passi le ore ad aspettare il ciclismo. Ha il profumo dello strano autunno di maggio che c’era a Valdobbiadene. Odore di fumo che sembrava quello delle caldarroste.
Il freddo l’ho sentito solo dopo, dopo che Contador è arrivato con gli occhi fissi allo schermo per sincerarsi del tempo portato via ad Aru in un giorno che doveva per forza essere il suo. Nonostante le cadute, nonostante la spalla, nonostante tutto. Dopo che Aru è arrivato in una rosa che non era più sua, smorfia di fatica sotto la pioggia battente.
Perchè il ciclismo è qualcosa che riscalda. Anzi no. E’ qualcosa che ti fa passare tutto sopra, anche la pioggia. Pensi ad essere lì. Nonostante.