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Giovane gay italiano

Creato il 21 settembre 2012 da Marvigar4

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o scorso 11 settembre ho incontrato un ragazzo gay di 18 anni, un giovane studente con la passione per la letteratura, e con lui ho trascorso più di due ore a conversare amabilmente. Fin qui niente di strano o morboso, anzi, un bellissimo confronto tra due generazioni senza la barriera del ruolo genitoriale o didattico. Eravamo due persone, entrambe gay, con l’amore comune per l’arte letteraria che si erano sedute per parlare e raccontare un po’ se stesse. L’incontro si è chiuso con una stretta di mano e il ragazzo, visibilmente contento, ha aggiunto “ci risentiamo?”, chiedendomi poi mentre mi stavo allontanando se avevo il suo numero di cellulare… Il giorno seguente però qualcosa è cambiato. Gli ho inviato un messaggio, un saluto, a cui non è giunta una replica. Ho cercato di conoscere il perché di questo strano silenzio con un altro messaggio. Alla fine mi è giunta la risposta. Pur non entrando in merito a quello che era avvenuto nel frattempo, anzi, determinato a non espormi le sue motivazioni, il ragazzo, dopo aver premesso che il giorno prima era stato bene con me, mi ha informato in modo molto perentorio di voler troncare ogni rapporto. “Scordati di me”, sono state le sue testuali parole, e ha proseguito invitandomi, si fa per dire, a non mandargli messaggi, email, sms, a non telefonargli, a non salutarlo se lo dovessi vedere per strada… Il suo scritto si concludeva, più o meno, con un accenno al fatto che lui attualmente non poteva né lottare per la sua condizione, né esporsi, non essendo ancora autonomo… Ho cercato di capire meglio scrivendogli ancora, ma il ragazzo, stizzito, ha ribadito la sua decisione senza dare spiegazioni affermando che doveva preservare se stesso… Adesso i rapporti tra lui e me si sono chiusi nel peggiore dei modi, io non gli ho nascosto il mio sdegno nei suoi riguardi per avermi trattato in modo così freddo e spietato: avrei potuto comprendere e dare una mano se solo avessi conosciuto l’entità del disagio, l’origine di questo suo timore. Da anni ormai mi sono reso disponibile per offrire spontaneamente un supporto, un aiuto alle persone omosessuali in difficoltà, e a questo ragazzo non avevo certo nascosto la mia attività culturale, umana, politica in tal senso. Ma la cosa che più mi ha intristito e ferito è aver sperimentato l’assoluta diffidenza di un mio simile, non importa se più piccolo di età, corredata dalla decisione, oserei dire cinica e opportunista, di non voler più avere a che fare con me. In un istante sono stato liquidato e considerato non come un sostegno, una risorsa umana, ma come un nemico. Mi sono detto che in fondo si trattava soltanto di un giovane spaventato, incapace di venire allo scoperto, però ho dovuto anche constatare con molta amarezza che tantissimi altri ragazzi, magari in ambiti e contesti diversi, si trovano nella medesima condizione, preferiscono la clandestinità e considerano una minaccia alla privacy le persone gay dichiarate che incontrano e hanno appreso il loro segreto. E in questo quei ragazzi si comportano esattamente come i gay adulti che vivono una doppia vita e chiedono di continuare a recitare il giorno per essere quello che sono la notte…

   Ecco cosa succede nel 2012 in un paese come il nostro: un ragazzo gay che decide già di nascondersi, che intima a persone che sono venute a conoscenza del suo orientamento sessuale di sparire, di non avere più contatti con lui per non correre il rischio di essere “compromesso” e veder divulgata la propria omosessualità. In un altro intervento parlai di giovani maschi gay italiani omologati [1], ho accennato al fatto che questi ragazzi non si dichiarano, che frequentano i locali gay, i siti d’incontri gay e credono di sentirsi al sicuro in luoghi reali o virtuali dove la famiglia, gli amici, i conoscenti non possono e non devono entrare. L’episodio che ho vissuto dell’incontro con un giovane gay conferma disgraziatamente quanto sostenuto: in un’epoca dove i diritti civili, le richieste del riconoscimento di un’affettività sembrano all’ordine del giorno assistiamo ancora al silenzio gravido di terrore, al buongiorno orribile di un mattino che rischia di prolungarsi per tutta la vita, all’esordio in società di un ragazzo omosessuale che si costringe a vivere un’esistenza di doppiezza, di menzogna, di sospetto. Chiedo ancora, invano, a tutti coloro che propagandano l’omofobia e si oppongono a una legislazione contro la discriminazione per orientamento sessuale, quanto possa convenire, non solo in termini umani, alla nostra povera Italia la persistenza di questo clima che “uccide” le persone facendole crescere non come cittadini, ma come scarti, errori, ingombri. E chiedo a questi ragazzi, se non hanno ancora il coraggio pieno di dichiararsi gay, di riflettere, di capire almeno il rischio terribile che stanno correndo: la vostra solitudine, già ingiusta, può diventare ancora più fitta, insanabile e tragica se trattate con ostilità chi come voi ha sperimentato in passato certe angosce, certi problemi e si presenta tendendo una mano, cercando di farvi sentire delle persone e non dei rifiuti, dei malati o, peggio ancora, degli oggetti da usare e poi buttare via.

© Marco Vignolo Gargini

[1] http://marteau7927.wordpress.com/2012/08/09/il-giovane-maschio-gay-italiano-omologato

 



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