Bene.
Il Cocoricò, discoteca riminese dove recentemente ha trovato la morte un sedicenne per aver ingerito una pastiglia di ecstasy (per altro comperata a Perugia), dovrà rimanere chiuso per 120 giorni a partire da domani dietro disposizione del questore di Rimini.
Che le discoteche siano luoghi di smercio di sostanze stupefacenti è convinzione condivisa da tanti. Ma allora perché chiudere solo questa discoteca, in questo caso assolutamente estranea al fatto dato che il ragazzo le pasticche se le era procurate nella sua città, e non chiudere anche le altre, visto che il provvedimento indica come causale “fornire adeguata protezione e tutela ai minorenni, particolarmente vulnerabili rispetto ai ragazzi di maggiore età” (opinione discutibile, perché anche molti maggiorenni fanno comunque uso di sostanze nocive con conseguenze deleterie per il loro organismo).
Ma quello che più mi sconcerta, è che certi genitori lascino mano fin troppo libera ai propri figli. Non è ammissibile che tanti ragazzi facciano le ore piccole e ricerchino lo sballo: ci si può anche fidare dei propri figli, ovvio, ma alcuni limiti vanno comunque rispettati. Spesso i ragazzi, anche i più tranquilli, eludono la sorveglianza dei genitori e specie se sono in compagnia compiono atti che normalmente non commetterebbero mai. Molti genitori, o per poca preparazione o per poca disposizione, non affrontano il discorso dei pericoli della droga con i loro figli e demandano il tutto alla scuola, ma come spesso ho scritto, un conto è l’educazione (compito della famiglia) ed un altro è l’istruzione (che spetta invece alla scuola). Chi ci va di mezzo allora sono gli adolescenti, lasciati a volte a se stessi, alle prese con i loro problemi, che trovano complicità e sostegno solo nel “gruppo”, nel quale a volte ci sono soggetti più smaliziati che non possono certo consigliarli per il meglio.
E spesso, come in questo caso, molti giovanissimi trovano una brutta fine.
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