Il 23,4% della popolazione dei giovani tra i 15 e i 29 anni non studiano né lavorano.
Questo è quanto è emerso dal rapporto Economie regionali di Bankitalia.
Nel periodo 2005-2008 i giovani di quella fascia d’età non occupati erano poco più di 2 milioni, cresciuti nel 2010, soprattutto al Nord e al Centro. Meno pronunciato nel Mezzogiorno dove tuttavia l’incidenza di giovani “bamboccioni” era vicina al 30% già prima di questa crisi.
Il tasso complessivo di disoccupazione a settembre è salito all’8,3%, dall’8,0% di agosto ed è in veloce aumento. Molto alta è la percentuale di giovani donne costrette a questa condizione,circa il 26%.
C’è un’aspra discussione riguardo questo argomento. Da una parte c’è chi sostiene che i giovani non trovino lavoro perché sono svogliati e senza spirito di iniziativa, dall’altra chi afferma che questa crisi economica mondiale abbia reso difficile la possibilità per i giovani di trovare occupazione.
Questo calo di occupazione sembra essersi accanito maggiormente contro il Bel Paese che conta una percentuale superiore all’8% rispetto alla media Europea.
L’Ocse ha indicato la via da seguire: è “essenziale”, anzi tutto, che i paesi del G20 varino le “riforme strutturali per aumentare la crescita potenziale” e che gli Stati dell’area euro “implementino pienamente e con decisione le misure annunciate lo scorso 26 ottobre” in modo tale da “assicurare alle banche un’appropriata capitalizzazione e finanziamenti”
La speranza è che chi ci governa smetta di pensare ai propri interessi e si impegni per uscire da questa crisi che sta diventando sempre più preoccupante.