Giovani&Politica;: Intervista a Giorgio Marchegiano

Creato il 12 giugno 2010 da Daniele7

Giorgio Marchegiano

Studente al secondo anno di Giurisprudenza presso la LUISS Guido Carli di Roma, Giorgio Marchegiano è membro della Direzione Nazionale e dell’Assemblea Costituente Nazionale dei Giovani Democratici nonché membro dell’Assemblea Regionale e della Commissione Statuto del Partito Democratico d’Abruzzo. Dal Febbraio 2008 al Novembre 2009 è stato Vice Segretario del Partito Democratico di Ortona (CH).

Come ti chiami?

Giorgio Marchegiano

Quanti anni hai?

Ho compiuto 21 anni ad aprile.

Da quanto tempo segui la politica attivamente?


In prima persona da quando è nato il Partito Democratico. In precedenza avevo sempre seguito con interesse le vicende politiche del nostro Paese senza però riuscire a trovare un partito od un movimento in grado di spingermi a gettarmi nella mischia. Ricordo benissimo il giorno in cui nel Gennaio 2008, senza dir nulla neppure ai miei amici o ai miei genitori, decisi di recarmi al circolo del Pd della mia città per dare la disponibilità ad entrare nel Direttivo Cittadino che si sarebbe costituito da lì a poche settimane. Questo gesto fu così apprezzato che a meno di 19 anni fui eletto Vice Segretario di quello stesso circolo col compito ben preciso di coinvolgere ragazzi e ragazze e di far nascere il movimento dei Giovani Democratici anche ad Ortona.

Cosa fai di preciso?


Il cuore della mia attività sono Ortona e la mia Regione, l’Abruzzo. E’ l’affetto che nutro nei confronti di questi territori che mi ha spinto ad impegnarmi in politica. Ciò si traduce nell’avere un occhio di riguardo per le tematiche locali e nel cercare di alzare il livello dell’attenzione pubblica, soprattutto delle nuove generazioni, sulle questioni che incidono sul futuro del nostro territorio. Con gli altri ragazzi impegnati nei Gd di Ortona organizziamo assemblee pubbliche e incontri tematici provando poi a trasformare le nostre discussioni e i nostri studi in proposte concrete da portare ai vari livelli istituzionali attraverso gli eletti del Partito Democratico.

Cosa pensi della tua generazione, la cd. “generazione pigra”, sei d’accordo con questa definizione?

Sinceramente no. La nostra generazione è molto più vivace di quel che si possa pensare. Stiamo ereditando un mondo in cui si è costretti ogni giorno a rimboccarsi le maniche e questo ci sta portando a percepire noi stessi, individualmente e all’interno della collettività, come la vera risorsa sulla quale investire per il nostro futuro. Questa generazione sa che se rimarrà passivamente in attesa che arrivi il suo momento, quel momento non arriverà mai. Di qui la voglia di attivarsi, di correre dei rischi, di fare sacrifici, pur di costruire un po’ ciascuno, da subito, una società più vivibile ed in grado di garantire al maggior numero possibile di persone una vita serena. Ecco perchè moltissimi miei coetanei con impegno e tanto entusiasmo fondano associazioni culturali o di volontariato, aprono una loro finestra sul mondo attraverso un blog, scrivono sui giornali o si avvicinano alla politica.

Perchè un ragazzo di vent’anni dovrebbe credere e avvicinarsi alla politica?

Un vecchio proverbio cinese afferma che è meglio accendere una candela che imprecare contro il buio. Se ognuno di noi desse il proprio piccolo contributo sono convinto che il nostro Paese, grazie ad una classe dirigente più qualificata e determinata, potrebbe vivere giorni migliori. Il mio sogno non è vedere i giovani avvicinarsi alla politica ma vederli invadere la politica, se necessario anche intervenendo a gamba tesa.

Tu cosa pensi della classe politica attuale italiana?

Fino a quando noi italiani continueremo a preferire la superficialità all’analisi, l’approssimazione alla precisione, lo slogan al ragionamento, le lacune della nostra classe dirigente avranno terreni fertili sui quali germogliare. La politica italiana è solamente il riflesso della mediocrità dell’opinione pubblica del nostro Paese. Iniziamo a cambiare noi.

Nel nostro amato Paese cosa incentiveresti e cosa elimineresti?

Quello di cui ha bisogno l’Italia è la capacità di disegnare il proprio presente avendo come punto di riferimento il futuro. A mio parere il nodo cruciale è un forte investimento, prima di tutto culturale, sulla green economy. La più grande risorsa di cui dispone il nostro Paese è la qualità del territorio. Se a questo aggiungiamo che in Italia il costo del lavoro, le deficienze infrastrutturali e le lentezze della giustizia impediscono all’industria tradizionale di essere competitiva nel mercato globale e di attrarre capitali esteri, appare evidente come gli investimenti nella ricerca per un’industria di qualità compatibile con lo sviluppo del turismo e del settore terziario possano essere una delle soluzioni più efficaci per garantire un futuro al nostro Paese ed in particolare al Mezzogiorno. Fondamentale in tal senso è una riforma dell’accesso al credito che metta al centro la qualità dei progetti da finanziare e non le garanzie a disposizione di chi richiede un prestito. Invece, tra le cose che proverei ad estirpare con determinazione c’è sicuramente l’intreccio tra la criminalità organizzata e la politica che azzoppa il meridione e rischia di dilagare silenziosamente anche nelle altre Regioni d’Italia.

Secondo te c’è meritocrazia in italia?

C’è dove non può non esserci ossia nel settore privato. E’ lì, all’interno del libero mercato, che vengono premiati il talento e le capacità. In politica invece, i bacini dai quali emergono più facilmente i dirigenti meritevoli sono le amministrazioni locali: lì i cittadini percepiscono in maniera più immediata la qualità delle scelte politiche e il sistema di elezione diretta di Sindaci e Presidenti di Provincia e Regione ha svolto un ruolo chiave nell’avvicinare gli eletti agli elettori dando a questi ultimi un effettivo potere di controllo. L’esatto opposto di quello che accade con la legge elettorale nazionale in cui il sistema delle liste bloccate premia più la fedeltà al proprio partito che non al proprio elettorato.

Tu sei abruzzese, come avete vissuto umanamente e politicamente il post-terremoto dell’Aquila? come si sono comportate le istituzioni? qual è il bilancio, cosa avete ricevuto e di cosa avete ancora bisogno? come state messi oggi ad un anno di distanza?
vuoi ringraziare qualcuno? Bertolaso?

Solo chi conosce la tempra degli abruzzesi può capire cosa voglia dire per noi vedere la nostra Regione ferita da un dramma di questa gravità. Ognuno di noi, anche se non colpito direttamente dal sisma, ha sentito sulla propria pelle il peso delle macerie. Sul comportamento delle istituzione si devono fare alcune importanti distinzioni. Probabilmente si poteva spendere meglio il denaro pubblico ma la gestione dell’emergenza abitativa nell’immediato ha funzionato. Le ombre sulla gestione del post-sisma invece, sono legate alla c.d. ricostruzione pesante, ossia quella delle abitazioni distrutte dal terremoto. In questo settore i deficit sono tanti prime fra tutti le procedure complicatissime per la concessione del contributo di intervento e riparazione che non rendono agevole l’inizio dei lavori. Mettendo da parte il problema legato alle abitazioni, altrettanto cruciale è quello occupazionale e dello sviluppo del territorio. Manca completamente una strategia per far ripartire l’economia locale e in tal senso il fattore tempo è decisivo. Ricostuire un territorio senza prevederne il futuro economico e sociale vuol dire innalzare una cattedrale di cemento. Il bilancio, quindi, è di una situazione che non riesce ad andare oltre l’emergenza quotidiana. Ringraziare qualcuno? Sicuramente gli aquilani che hanno dimostrato una dignità straordinaria. Il 6 aprile 2009 dissi che l’Abruzzo poteva anche essere in ginocchio ma che gli abruzzesi sarebbero rimasti sempre in piedi. Non mi sbagliavo. Un ulteriore ringraziamento va rivolto a tutti gli italiani che ci hanno aiutato, con un pensiero particolare ai volontari ed ai vigili del fuoco. Bertolaso è uno degli argomenti che divide. Credo si debba giudicare il suo lavoro a L’Aquila prescindendo da valutazioni di carattere giudiziario. Se ci sono state interferenze indebite dovrà chiarirlo la magistratura.

Perchè secondo te nonostante gli scandali ( raccomandazioni, escort, l’Aquila, voli di Stato, conflitti d’interessi, gaffes internazionali, affittopoli) l’opposizione non riesce a “spodestare” il premier Berlusconi dalla sua preziosa poltrona? Qual è la forza di Berlusconi?

Utilizzo una metafora. Immaginiamo le competizioni elettorali come una gara dei 100 metri: da un lato il Centro-Destra e dall’altro il Centro-Sinistra. Partendo dal presupposto che la grandissima parte degli italiani si fa un’opinione attingendo informazioni solo dalla televisione, avere nelle proprie mani l’intero (quando è al Governo) o metà (quando è all’opposizione) sistema televisivo italiano, quanti metri di vantaggio garantisce a Silvio Berlusconi? A mio parere almeno 30. Ciò perché, come dicevo, l’opinione pubblica italiana utilizza in minima parte i giornali o internet per andare al cuore delle questioni e farsi un’idea solida e approfondita: in un Paese del genere ciò che conta non è governare bene ma dare l’impressione di governare bene. Detto questo, è anche vero che molte delle responsabilità del successo di Berlusconi gravano sulle spalle dello stesso Centro-Sinistra che, ad oggi, non è riuscito a costruire una propria identità in grado di raccogliere il consenso di chi si astiene o vota Berlusconi ma sarebbe disposto ad abbandonarlo qualora vi fosse un’alternativa moderna ed innovatrice che andasse oltre il populismo conservatore dell’attuale Centro-Destra italiano.

Quale sarà il tuo futuro? cosa ti piacerebbe fare? resterai in Italia o, come suggerito dal “tuo” direttore generale Pierluigi Celli, emigrerai all’estero come molte giovani e talentuose menti italiane?

Studiando Giurisprudenza ritengo più probabile che il mio futuro sia legato a questo Paese. Ad oggi mi piacerebbe intraprendere la carriera di avvocato ma non escludo di poter percorrere altre strade. Quella del direttore Celli è stata una provocazione e il fatto che a mesi di distanza se ne parli ancora vuol dire che ha gettato del sale su una ferita aperta. La mia idea è che, senza mai precludersi gli sbocchi che la globalizzazione ci fornisce, il legame col nostro Paese non debba mai svanire.

So che come me, sei un’appassionato di basket. per quale squadra italiana e americana tifi?

Finalmente una domanda seria! Scherzi a parte, simpatizzo per la Virtus Bologna e per i New Jersey Nets. Sono due squadre che non stanno attraversando il loro periodo migliore ma che mi hanno conquistato quando ero bambino grazie agli anni d’oro rispettivamente di Sasha Danilovic e Jason Kidd. Fermo restando però, che Michael Jordan è il basket in persona.


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