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Giovanna Carone – Mirko Signorile: "MIRAZH", di Andrea Zappaterra
Creato il 31 marzo 2015 da Athos56Per apprezzare questa raccolta di canzoni del duo Carone/Signorile bisogna innanzitutto predisporsi ad uno stato d’animo scevro della realtà e calarsi in un’altra dimensione, sospesi tra cielo e terra, dimenticando per lo spazio dei brani le nostre vicissitudini, e forse proprio questa “astrazione” costituisce il fascino di questa lavoro.Non è esattamente musica “facile”, cioè “orecchiabile”, ma sicuramente è riservata ad uditi raffinati, capaci di cogliere sfumature musicali dei vari generi, e dopo alcuni ascolti ci si addentra in questo mondo fantastico fatto di una coreografia poverissima, essenziale, ma in grado di dilatare il tempo e lo spazio, consolo il pianoforte e la voce di Giovanna Carone .La matrice è un jazz melodico che attinge ad ogni genere musicale, dal classico al pop, con spunti e intuizioni sorprendenti.Si apre con un’ouverture strumentale, “Where is here”, elegante e profonda, piacevolmente disarmonica. Segue “Oltre”, una canzone che sembra il manifesto musicale del Duo, un invito a spingersi nel loro mondo fantastico; “Quando Vedrai Despina” è un brano intervallato da meravigliosi assoli di pianoforte, mentre “Aponim Fedora” ha la grazia di una fiaba narrata in musica.“Eufemia Bazar” è una vivace esecuzione, forse la più jazzistica delle altre, cantata come uno scioglilingua dalla brava Giovanna in lingua italo/Yiddisch; seguono a ruota “Inseguendo Zobeide”, una dolcissima canzone d’amore, “Shmaragden” una marcetta in lingua Yiddish,quasi lirica, “Bauci Sospesa”, un brano elegantissimo che crea un’atmosfera sognante e sospesa, “Armilla”, “VIA Shpil: Ipazia”,“Despina Me-Eyver-Le-Yam” ballate che attingono alla tradizione popolare, e infine “Mirazh”, il brano che da il titolo all’album, una melodia in crescendo che accompagna all’uscita da questo mondo onirico.La timbrica non è mai sopra le righe, la vocesempre pacata e soave, quasi narrante.Il dialetto Yiddish aggiunge un pizzico di esoticità e un po’ come nei brani di Paolo Conte si avverte un fascino misterioso trapelare dalle note e dalle parole, si intravede un racconto, una citazione, che offrono lo spunto per far galoppare la fantasia.I testi di Marisa Romano e Luca Basso ispirati a “Le Città Invisibili” di ItaloCalvino ed a “Il Libro dei Viaggi” di BeniaminodiTudela, rafforzano lo sforzo culturale del Fairlibe duoL’anima Jazz di Mirko fa capolino di tanto in tanto,ma lo spazio è quasi classico, sonate che ricordano ballate popolari, melodie mediterranee e nordiche, fino ad arrivare a veri e propri brani sinfonici (sarebbe interessante sentirli eseguiti da un’orchestra), in un tempo indefinito tra il passato e l’ultramoderno, teatrali e leggeri al tempo stesso.
Vivamente consigliato.
BioComposto da Giovanna Carone e Mirko Signorile, il farlibe Duo nasce in modo quasi casuale, allorquando lui jazzista e lei cantante barocca si incontrano su un terreno altro, quello della canzone d’autore in lingua yiddish, ed in questo territorio straniero trovano una poetica ed un suono comune. Diplomatasi in conservatorio con Hector Pell in canto e musica vocale da camera sotto la guida di Amelia Felle, Giovanna Carone dopo l’esperienza come solista in formazioni specializzate nel repertorio storico, da alle stampe “Primo Libro de’ madrigali à quattro voci” di Pomponio Nenna (Tactus, 2002), e per la prima esecuzione moderna della messa “Adieu mes amour” di Rocco Rodio (Dad Records). Nel 2008 è la volta di “Donnamor” per Digressione Music su musiche del primo Seicento italiano con il tiorbista Sario Conte e le percussioni di Pippo D’Ambrosio. Nel suo percorso non sono mancate le esplorazioni intorno alla musica contemporanea e collaborazioni con la docente Marisa Romano e l’Università di Bari, per il recupero e la diffusione della canzone d’autore in lingua yiddish. Il suo ultimo lavoro discografico è “Il Bacio alla Barese”, L'Ottavo libro di madrigali di Pomponio Nenna, inciso con Orkestra Petronius diretta da Jacopo Raffaele (Digressione Music, 2014). Mirko Signorile, che del duo rappresenta l’anima compositiva, è da anni attivo sulla scena jazz nazionale sia come leader di progetti a suo nome che come sideman. Nel corso degli anni si è esibito con Dave Liebman, Greg Osby, Coung Vu, Enrico Rava, Paolo Fresu, David Binney, Gianluca Petrella, Fabrizio Bosso, Gaetano Partipilo, Roberto Ottaviano, Davide Viterbo. La sua attività abbraccia anche altre arti come il cinema, il teatro e la danza contemporanea. Ha al suo attivo sei album. “In full life” (Soul Note, 2003), “The Magic Circle” (Soul Note, 2005) e “Clessidra” (Emarcy/Universal, 2009) che ha riscosso un grande consenso di pubblico e di critica (miglior album per “Argo Jazz”) portando il conferimento del prestigioso Italian Jazz Awards 2010 nella sezione “Best Jazz Act”). Il 30 Novembre 2012 è uscito ”Magnolia”, edito per l’etichetta Auand “piano series”, mentre recentissimo è il suo ultimo album “Soundtrack Cinema”. Pur essendo due musicisti profondamente diversi per formazione e carattere, Giovanna Carone e Mirko Signorile con la loro collaborazione hanno dato vita ad un percorso di riscoperta musicale rivelando una incredibile affinità artistica e poetica, attraverso uno stile che va oltre il pop, il classico, il jazz e l’etnico. Luogo d’elezione per la loro musica è il palco, la musica yiddish è rivisitata in modo originale, non filologico. Dopo aver debuttato nel 2010 con “Betàm Soul”, a due anni di distanza li ritroviamo con “Far Libe (Per Amore)” con il quale raccolgono grande consenso di pubblico e critica, con passaggi radiofonici in diverse trasmissioni di Radio3 come Battiti, e Primo Movimento. Invitati più volte al Goethe Institut di Roma, hanno calcato insieme i palchi di tutta Italia, suonando in festival prestigiosi come Times Zones, Adriatico Mediterraneo, Sulle Ali della Bellezza, Nel gioco del Jazz e MiTo, nonché esibendosi dal vivo per la trasmissione 6 gradi e nel gennaio 2012 per i Concerti del Quirinale. Il loro ultimo album “Mirazh” è presentato in anteprima a Bari al Teatro Forma il 30 novembre 2014, segnalandosi sin da subito come l’opera più rappresentativa della cifra stilistica del duo.
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