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Giovanna Raiti: “l’assenza nella scuola intestata a mio fratello mi ha provocato dispiacere e dolore”

Creato il 08 marzo 2014 da Giornalesiracusa

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News Siracusa: pubblichiamo qui di seguito la lettera inviataci da Giovanna Raiti in merito alla “polemica e all’equivoco” scaturiti dall’esclusione dall’istituto comprensivo “S.Raiti” della sorella del Carabiniere ucciso dalla mafia il 16 giugno del 1982 a soli 19 anni.

La mancata partecipazione all’incontro con il Presidente del Consiglio Matteo Renzi tenutosi mercoledì 5 marzo a Siracusa presso l’Istituto Comprensivo “S. Raiti” mi ha provocato molto dispiacere e, per certi versi, anche dolore. Ho voluto inviare una nota pubblica, a seguito della quale si sono scatenate polemiche, non con l’intento di attaccare la Presidenza del Consiglio, dalla quale per altro ho avuto personali scuse e attestati di stima nei confronti miei e dell’attività che Libera, l’associazione di cui faccio parte, a livello locale e nazionale svolge sui temi dell’educazione alla legalità anche attraverso noi, familiari di vittime, che con la nostra testimonianza siamo lo strumento tristemente più vero per mostrare quanto schifo faccia la mafia e ancor di più la cultura mafiosa che, purtroppo, è radicata nell’indole di molti siciliani ed italiani che, anche senza accorgersene, perpetrano comportamenti di omertà, corruzione e collusione, silenzio su fatti incresciosi che una degna cultura civica dovrebbe condannare.

Mi preme però sottolineare il ruolo che la scuola ha avuto ed ha nella formazione di coscienze libere da questa cultura mafiosa, attività a cui con continuità io personalmente prendo parte all’interno di scuole della provincia di ogni ordine e grado, prima fa tutti il Comprensivo Raiti di Siracusa, che porta il nome di mio fratello. Sono certa che le assemblee di istituto, i cortei, i progetti sulla legalità, le giornate della memoria e dell’impegno che ogni anno celebra il ricordo delle vittime di tutte le mafie a cui aderiscono migliaia di studenti abbiano lasciato un segno nei ragazzi e nelle loro famiglie.

Tuttavia, non stento a pensare come, nel vortice delle attività e dei progetti in cui sono impegnate le scuole, certe volte si facciano le cose per dovere, per non essere da meno, per routine. Ma sul tema della legalità questo non è accettabile. Pensavo sinceramente che fosse ormai riconosciuto, quantomeno dalla dirigente e dal corpo insegnante del comprensivo Raiti, che la storia di mio fratello e della mia famiglia fosse posta a fondamento della proposta educativa dell’istituto, con il quale non ultimo nel 2012 abbiamo organizzato una manifestazione per il trentennale della sua scomparsa. Ma evidentemente anche qui è subentrata la routine che spesso ci fa costruire belle scatole ma dal contenuto carente.

Allora a Matteo Renzi, Presidente del Consiglio che si è posto come obiettivo primario del suo programma l’adeguamento delle strutture scolastiche del nostro paese, non posso che ricordare che in Italia, le scuole sono sempre state fatiscenti (vedesse, Presidente gli istituti superiori di proprietà degli enti provinciali!) e nonostante ciò a generazioni di alunni sono stati proposti contenuti di valore alto. Gli è stata insegnata la storia dell’arte anche dentro obbrobri di architettura moderna; il valore dell’ambiente anche circondati da montagne di spazzatura; il senso della legalità anche quando la quotidianità ti propone la raccomandazione come unica soluzione per costruire il futuro. Allora caro Presidente, quando metterà finalmente in atto il suo piano per le scuole, per le aule, per le palestre, per i laboratori, non si dimentichi che la scuola è fatta prima di contenuti e poi di contenitori. La legalità, e il rispetto degli altri prima di tutto.

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